giovedì 24 maggio 2012

Affogate in un mare di rosa


…in questo momento l’influenza di sistemi e stereotipi, che sono più potenti degli individui, danno origine a delle situazioni di disparità per cui uomini e donne ancora non possono prendere le loro decisioni nella stessa realtà. Se ci concentriamo su ciò che ci sembra “naturale” in queste scelte veniamo sviati dal guardare al ruolo delle pressioni sociali e dal cercare di cambiarle.

 (da “Bambole viventi” di Natasha Walter, Roma, Ghena, 2012, p. 327).

Bambole viventi di Natasha Walter, giornalista e femminista britannica, è un libro imperdibile, che a mio parere dovrebbero  leggere tutti coloro che oggi si occupano  dei temi relativi al sessismo e alle pari opportunità.  Offre infatti un’analisi completa  e ben documentata del nuovo sessismo o, meglio, del ritorno - sotto forme ammantate di false apparenze di novità, emancipazione, libertà di scelta, empowerment - di stereotipi  vecchissimi e di un restringimento del ruolo delle donne nella società. In un momento in cui le disparità nella retribuzione, nei livelli occupazionali e nell'accesso a posizioni influenti tendono ad approfondirsi invece che a diminuire. Un ritorno, insomma, di molte cose che si credevano debellate, dopo la grande stagione del movimento femminista.

Natasha Walter analizza la situazione britannica che però non è certo diversa nella sostanza  da quella nostra, pur nelle specifiche peculiarità. Anzi, dirò, una delle cose che più mi ha colpito è proprio l’uniformità, così forte da causare sensazioni claustrofobiche, del contesto in cui siamo immersi. Come riguardo al ruolo mainstreaming dell’industria del sesso, della sua estetica, dei suoi valori, della sua rozza idea di “femminilità”, in gran parte dell’industria dell’intrattenimento e nei media a grande diffusione . Dai locali - in Inghilterra fioccano club di lap dance, night club con strip-tease e show soft-porno, dove ad esempio  si selezionano ragazze per diventare fotomodelle di riviste per soli uomini come Nuts – a programmi tv – il corrispondente inglese del Grande fratello ha la sua Cristina Del Basso che lì si chiama Jordan -  fino a pubblicità, video musicali,  e persino i videogiochi. 

I giochi per bambine, sempre più distinti da quelli per  bambini con l’abbondante ricorso al rosa per marcare una sorta di differenza (o gabbia?) mettono sempre più al centro in modo palese – si vedano ad esempio bambole come le Bratz, o le stesse W.I.T.C.H, ma gli esempi nel libro sono molto più numerosi  – la presunta necessità per le bambine di coltivare sopra ogni cosa il proprio aspetto esteriore allo scopo di essere vincenti e diventare padrone della propria vita. Insomma, il millenario stereotipo che accompagna femminilità con bellezza, fino a farne unico metro di successo per una donna, è abbondantemente ritornato, nella forma apparentemente più moderna della esasperata sessualizzazione .  Persino nei cartoni destinati alle più piccole.  

Non posso soffermarmi sui diversi temi trattati da questo importantissimo libro: dall’imprevisto revival del glamour modeling (posare nude per riviste maschili) alla prostituzione  sempre più “banalizzata” come scelta di potere e influenza per le donne anche attraverso una fiorente pubblicistica per teenagers(l’autrice sceglie di parlare non della tratta ma della prostituzione apparentemente “scelta consapevolmente” e considerata ormai generalmente del tutto priva di problematicità);  dal consumismo come modello dominante e pressoché unica visione della sessualità, che confonde la libertà di fare le proprie esperienze anche numerose e fuori dal matrimonio con l’obbligo a una performance sempre più precoce e priva di qualunque emozione e intimità, fino  al ruolo centrale assunto dall’industria pornografica nella vita sessuale delle persone; dal bullismo sessuale sempre più diffuso fin dalle scuole a danno delle ragazze ma spesso taciuto e misconosciuto fino alla sessualizzazione precoce imposta alle bimbe, a un’età in cui parlare di libertà di scelta suona particolarmente ipocrita e infondato. 

Tutti questi scenari trattati nella prima parte del libro hanno qualcosa in comune: una è di sicuro la grande confusione, pericolosa per la libertà delle donne, tra emancipazione sessuale e riduzione a oggetto attraente di consumo, bambola per i desideri dell’altro.  Con effetti nefasti che vanno  dalla diffusa frustrazione e vera e propria ossessione sull’aspetto fisico, sempre lontano dagli inarrivabili e artificiali modelli di attrattività sessuale proposti,  fino al dilagare del bullismo sessuale ai danni delle ragazze. La seconda cosa importante da sottolineare – e che è anche forse il filo conduttore del libro – è il contrasto tra la forte retorica della  scelta e del presunto empowerment  delle donne (e persino delle bimbe) che viene fortemente pompata, guarda caso, dagli stessi esponenti del potere mediatico e dell’industria dell’intrattenimento intervistati dalla Walter, e, di contro, la sensazione di  essere usate come oggetti di molte ragazze che sono passate per alcune di queste celebrate esperienze  e l’insoddisfazione di molte altre che accusano una sensazione di impotenza di fronte a ciò che avvertono come una gabbia. Su tutto domina incontrastato il potere del mercato: vendere risulta una priorità indiscutibile per tutti e leggendo questo libro sembra davvero che il sessismo renda parecchio: dalla cosmetica, alla chirurgia estetica, dalla moda all'industria delle diete, dall’industria del sesso fino all’industria dei giocattoli. Niente di male in un sano narcisismo, dice la Walter, ma è evidente che il senso di frustrazione diffuso rivela una cappa opprimente che sembra molto più punitiva che gratificante per le donne.

La seconda parte del libro rivela magnificamente il “piano” che c’è dietro alle apparenti casualità trattate nella prima parte, attraverso un’attenta e documentatissima trattazione del ritorno del determinismo biologico nella pubblicistica di maggiore diffusione e nei mass-media. Non posso soffermarmi neanche  un po’ su questa parte, che pure trovo forse motivo principale dell’eccellenza di questo libro. Dico solo che la Walter smonta  attraverso numerose interviste a scienziati e ricercatori, luoghi comuni ormai di nuovo imperanti: come la differenza dei cervelli tra maschi e femmine, delle attitudini come la propensione alla leadership o alla matematica, e la stessa distinzione manichea che viene fatta in un individuo  tra biologia e ambiente quando è il secondo spesso a produrre anche modifiche organiche . E infine giunge anche alla inquietante conclusione, suggeritale da altri esperimenti scientifici effettuati sul comportamento umano, che la riproposizione di questi stessi stereotipi sulla “natura” femminile o maschile di alcuni comportamenti può finire per condizionare realmente le scelte degli individui, che sono fortemente condizionati, infatti, dalle aspettative che vengono riposte su di loro. Come potrebbe piacere a qualcuno trovarsi da solo su una vetta? – si chiede la Walter ad esempio riguardo al forte pregiudizio che viene veicolato nei confronti delle donne che rivestono cariche di responsabilità. 

Concludo dicendo che Natasha Walter si distingue anche per il forte equilibrio, il non indulgere a fanatismi di alcun genere, per  l’attenzione a non generalizzare e a considerare anche che molte donne sono diventate loro stesse produttrici di questa cultura sessista  e che non bisogna cadere in facili scorciatoie come vedere le donne come delle vittime sempre e comunque.  Secondo lei, bisogna semplicemente essere più obiettivi  e smetterla di liquidare il nuovo sessismo come un effetto collaterale della maggiore libertà acquisita dalle donne che – guarda caso- sceglierebbero in piena libertà  ruoli da sempre imposti loro dalla tradizione. Bisogna invece prendere atto che ha preso piede una nuova cultura sessista fortemente diffusa per interessi di mercato, che sta facendo aumentare condizionamenti e aspettative sulle donne in quanto donne (e specularmente sugli uomini in quanto uomini) e che sta riducendo le possibilità di scelta, spesso drammaticamente per chi non proviene dagli strati più agiati della società. Specie in un momento in cui si riducono i margini di mobilità sociale e l'attuale assetto economico-politico spinge ai margini fette sempre più ampie di popolazione.

Al termine del libro, un elenco di utili link a progetti inglesi contro il nuovo sessismo che Natasha Walter illustra nel capitolo finale dal significativo titolo "Cambiamenti". Non ci si può limitare all'analisi, ma occorre agire per continuare a coltivare "il sogno che un giorno donne e uomini siano in grado di lavorare e amare fianco a fianco, liberamente, senza i vincoli di tradizioni limitate". Segnalo in particolare il progetto Object: www.object.org.uk.


19 commenti:

  1. Grazie Valentina!
    Posso re-bloggarlo su UAGDC con link al tuo blog?

    Alessia

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  2. Ok, Alessia, certo! Lo passo anche a Giorgia. Lei proprio mi aveva ispirato questa recensione per "Vita da streghe". Ho appena corretto degli errori. Baci!

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  3. Grazie! Io metto solo l'incipit e poi rimando la lettura a Consumabili!
    Spero di poter leggere presto il libro!
    ps: ricordavo che fu lei a ispirarti questa recensione!
    Baci e grazie ancora!!

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  4. "ma della prostituzione apparentemente “scelta consapevolmente” e considerata ormai generalmente del tutto priva di problematicità",cioè le donne decidono liberamente di speculare sugli ormoni maschili,facendosi pagare(il cliente DEVE) ciò che dovrebbe essere gratis.Uomini trattati come bancomat,come macchine da reddito,che se potessero farebbero volentieri a meno di pagare,ciò che non trovano gratis.Ed è un problema?Si,per gli uomini.

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  5. Caro Pasquale, su una cosa ti do ragione: c'è chi tratta gli uomini come macchine da reddito e questi sono di sicuro i grandi affaristi (quasi sempre uomini peraltro) delle varie forme di sfruttamento della prostituzione: dai bordelli, ai night club, centri massaggi, agenzie, ecc.. Sono gli stessi che hanno grande interesse a che masse di uomini continuino ad avere una sessualità di tipo autotistico, che vede la necessità di un oggetto di sfogo e non di entrare in relazione (NON intendo avere una relazione) con una persona da cui essere desiderati e non solo desiderare. La tua visione della prostituzione è molto fuorviante e io non la condivido affatto. Non si tratta per lo più di un rapporto libero tra adulti, ma fa parte di un settore economico ormai di proporzioni globali. Ti informo che la prostituzione è nata nella società patriarcale, come sistema di controllo del corpo delle donne: il sistema duale che vedeva le donne "oneste" spose fedeli e caste che dovevano assicurare la certezza della prole e le addette a servire il piacere maschile, spesso schiave almeno nei livelli più bassi di prostituzione. Vedere nella prostituzione una sorta di potere femminile è davvero rivoltare la frittata visto che è un'istituzione che parla storicamente di controllo e inferiorità, di soffocamento della sessualità femminile e dell'esclusione delle donne dalla piena cittadinanza.
    Ho pubblicato il tuo commento, anche se lo trovo provocatorio e per nulla costruttivo, anche perché è evidente che non condividi nulla di ciò che ho scritto su questo blog. E io non possso riscrivere il blog per risponderti perché bloccherei il mio lavoro.Di fronte poi al gravissimo problema della tratta, del racket e dell'abuso mostruoso compiuto su tante ragazze giovanissime, non riesco a compatire proprio - credimi - uno che se ne frega altamente di alimentare un certo tipo di mercato e che pensa soltanto al suo "diritto" autistico di fare sesso, sia pure violentando di fatto qualcuna. Sul fatto che "non lo trovano gratis" potrei parlare per ore visto che la maggior parte dei clienti sono sposati o con fidanzata fissa, che spesso trascurano. La compagna non fa tutto ciò che loro vogliono? E qui torniamo alla sessualità autistica. Che per fortuna non caratterizza tutti gli uomini. Ricordo comunque che i clienti di prostitute sono dopo tutto in molti paesi tra cui il nostro una minoranza seppur significativa degli uomini e ci sono tantissimi uomini anche assolutamente soli (e qualcuno l'ho conosciuto personalmente) che non pagherebbero mai nessuno per fare una cosa che vogliono reciproca. Preferiscono non farlo, come del resto fanno da secoli le donne che non trovano partner neanche solo sessuali. Tutto quello che tu qui dici è smentito dalle folle di uomini che si sentono offesi al solo pensiero di pagare. Io penso che bisognerebbe invece investire in sostegno psicologico per le relazioni con gli altri fin dalle scuole, perché siano sempre meno le persone davvero sole, che stanno male con loro stesse e che hanno più difficoltà a trovare un partner. Finché interessi econonomici così forti promuoveranno invece il sesso commerciale, si preferirà addirittura che la gente resti nella sua solitudine, che conviene, eccome se conviene.

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    1. il punto non è che "non fanno tutto ciò che loro vogliono"..il punto è perchè alcuni uomini hanno timore di dire alle loro compagne cosa vogliono a letto? Temono di essere giudicati? O forse sono loro i primi a giudicarsi? E se la loro compagna on li soddisfa sessualmente perchè non la lasciano? Insomma ciò che voglio dire è che se nella coppia (cioè intendo una coppia che si ama e in cui c'è attrazione) ci fossero meno inibizioni nel comunicarsi ciò che si desidera a letto senza magari il timore di essere giudicati, i clienti delle prostitute tra gli uomini sposati, forse sarebbero di meno.
      Sul tema della prostituzione sai già come la penso,ne abbiamo già parlato su femminileplurale. E anche sulla libertà di scelta: non mi sfuggono le pressioni sociali, ma noi umani siamo un tale intreccio tra natura e cultura che trovo molto difficile districarsi (si può dire che è nella nostra natura produrre cultura)..per me la regola aurea è che quantomeno gli adulti sono in ultima istanza responsabili, nel bene e nel male, delle loro decisioni su cosa e come vogliono essere.

      Ciao

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    2. Caro Paolo, sui clienti non posso risponderti qui. E' un discorso troppo lungo che cercherò di fare in un post a parte in cui tratterò dei risultati di un'inchiesta delle johns school americane che ho appreso a un seminario. E comunque la complessità è tale che rinvio a chi meglio se n'è occupato all'interno di Maschile plurale e delle reti di ascolto di gruppi di clienti ed ex clienti gravitanti intorno a Claudio Magnabosco. Ci sono altri testi come il libro di Viktor Malarek sui clienti che però non è stato tradotto in italiano. Mi limito a dire qui - tanto per far capire la complessità - che molti uomini che diventano clienti vivono una scissione tanto profonda tra componente sessuale e affettiva tale che finiscono per scindere le due cose in due figure distinte: prostituta e moglie. Alcuni di loro non trovano per niente soddisfacente il sesso fatto come dici tu "in una coppia che si ama",per il fatto stesso che "ci si ama", proprio per il modo in cui vivono il sesso, spesso avvertito nelle loro stesse parole con connotazioni alquanto dispregiative, come cosa sporca anche se desiderata allo stesso tempo. E' molto complicato e qui completamente o.t.
      Sulla libertà di scelta, mi limito a consigliarti la lettura della Walter. Io mi trovo d'accordo con lei sul fatto che i sistemi contano più degli individui. Non è un discorso di natura o cultura, ma di potere e dell'influenza dei mass-media sulla società, attraverso cui viene veicolata la cultura dominante. So che tu non sei d'accordo, ma allora mi chiedo perché tu segua con tanto interesse il nostro lavoro che è tutto incentrato sul presupposto di combattere il sessismo nella cultura e nell'educazione. Adulti responsabili sai che lo trovo ipocrita, perché non tiene conto delle enormi disparità economiche e socioculturali che rendono alcuni gruppi e persone molto più vulnerabili ed altri molto più potenti. Chi è più potente (e quindi ad esempio chi, uomo o donna occidentale, va a fare turismo sessuale in un paese povero o un professionista facoltoso che cerca sesso a pagamento da una studentessa squattrinata) non può essere deresponsabilizzato (parlo a livello di etica laica) allo scoccare dei 18 anni della vita di una giovanissima ( o giovanissimo) di cui alla fine non sa nulla.Sa solo sfruttare la situazione senza farsi domande.

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  6. "Dai locali - in Inghilterra fioccano club di lap dance, night club con strip-tease e show soft-porno, dove ad esempio si selezionano ragazze per diventare fotomodelle di riviste per soli uomini come Nuts – "

    c'è una cosa che continuo a non capire: il problema è che questi locali esistono o che alcuni di questi locali sono gestiti dalla malavita che costringe le ragazze con ricatti, minacce e botte? Perchè, secondo me, è solo il secondo caso ad essere un gravissimo problema.

    "non bisogna cadere in facili scorciatoie come vedere le donne come delle vittime sempre e comunque". Su questo sono totalmente d'accordo, il mero fatto che facciano un mestiere che noi non faremmo o che agiscano in una maniera che ci disturba non le rende tali

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    1. Paolo, fermo restando che è evidente che il problema della tratta è quello più grave, la Walter non parla in questo libro di questo aspetto, volutamente, perché doveva necessariamnete limitare la sua ricerca. Forse la mia recensione non ha reso abbastanza ciò che dice la Walter, ma il suo saggio è proprio incentrato sul nuovo sessismo veicolato dalla cultura dominante e sull'intreccio di interessi economici alla base di questa cultura. I locali che dici tu non sono neutri, ma il loro successo ed enorme diffusione è uno dei segnali del ritorno del sessismo, che sta tra le altre cose riducendo l'idea di successo per una ragazza alla sua attrattività sessuale secondo canoni ben stabiliti: l'attuale loro proliferazione non sarebbe mai accaduta negli anni in cui si parlava di emancipazione e rivoluzione sessuale. Non mi riesce di esprimerlo io in quattro parole cosa accade in quei locali, bisognerebbe leggere la scena che la Walter ha visto durante uno dei concorsi per Nuts. Se posso ne pubblico interamente un brano in un prossimo post, perché non è una cosa che si possa rendere con le parole, senza ascoltare le voci di tutti gli intervistati dalla Walter. Il problema non si esaurisce ovviamente nel moltiplicarsi di club di lap dance e concorsi tipo quelli che non sono che uno dei numerosissimi aspetti di un contesto più grande: assistiamo a un nuovo tentativo di relegare le donne nelle solite gabbie dei ruoli tradizionali anche attraverso il ritorno al determinismo biologico tipico di tutti i razzismi (il sessismo è una forma di razzismo). Io necessariamente esprimo queste cose in modo schematico e poco felice, il libro della Walter è invece molto documentato e difficilmente contestabile la sua analisi, fatta di tante voci di persone intervistate e di tanta bibliografia citata e che parte dalla forte divisione "per sesso" dei giocattoli. Cosa che negli anni '70 si credeva in via di superamento perché era a tutti chiaro che non bisognava imporre a i bambini qualcosa di "confacente al loro sesso" ma lasciarli liberi di essere ciò che volevano secondo il temperamento di ciascuno.

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  7. e per quanto riguarda le classi meno agiate, ovviamente è giusto lottare per un welfare migliore, istruzione migliore, sostegno all'occupazione giovanile, qualunque cosa per sollevare le condizioni di chi è schiacciato dalla povertà

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  8. Per Pasquale: non ho pubblicato il tuo ultimo commento perché sono qui per discutere con persone che la pensano anche molto diversamente da me, ma non per permettere propaganda machista e sessista anche su questo blog. Benvenuti tutti coloro che hanno almeno l'onestà intellettuale di ammettere che la storia umana si è costruita quasi ovunque attraverso il patriarcato (lo dice la storiografia non un manipolo di femministe). C'è una regione dell'India, il Megalaya, in cui vige il matriarcato e gli uomini - a cui va tutta la mia solidarietà - hanno i nostri stessi problemi. Questa società che ci ritroviamo oggi è frutto di un'asimmetria di potere tra i sessi, una società in cui in forme più o meno accentuate vige il dominio del maschio bianco eterosessuale (Bourdieau). Come ciò non significhi che poi gli uomini stanno bene ho cercato di spiegarlo, ma è palese la tua malafede.
    Sono secoli che esiste letteratura misogina, non state inventando niente di nuovo. Gli stessi argomenti dai tempi di Giovenale e Tertulliano!!! Diamine, il pensiero è andato avanti, ma voi fermi lì! Vi brucia che noi con gli uomini andiamo d'accordo, cooperiamo insieme per la costruzione di una società in cui non esistano più divisioni sessiste nella cultura e nell'educazione, ma sia rispettato il temperamento individuale di ogni persona, in cui il sesso sia un atto libero di amore (in senso lato, universale, umano) e non più connotato culturalmente da potere e dominio. Misogini parlate da secoli e anche oggi avete tanti spazi per farlo! Continuate pure, certo, ma non sul mio blog!!!

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  9. Come si fa a censurare gli altri,con la coscienza pulita?.
    Semplice,basta espungere l'interlocutore dal consorzio umano(sessista e misogino,nazista etc.chi darebbe diritto alla libertà di espressione a costoro?Nessuno!),in modo tale da non poter godere di alcuna dignità umana,di alcun diritto alla libertà di espressione(non c'è valore,non c'è diritto,ovvio no?).Insomma un vecchio trucco!.
    "Due piccioni con una fava",censurare gli altri,ma con la coscienza pulita!( a costo zero).

    E'addirittura IMPENSABILE che possa esistere,una spiegazione diversa da quella femminista.Sono tutti femministi o quasi:Vox populi,vox Dei.

    Da par mio,trovo molto naturale la tua reazione.
    Saluti.

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  10. "Io mi trovo d'accordo con lei sul fatto che i sistemi contano più degli individui."

    e allora mi sa che partiamo da presupposti molto diversi. i sistemi contano (perciò ho parlato di migliorare le scuole e le condizioni di vita dei ceti meno agiati) ma all'interno di questi gli individui agiscono, non sono zombie teleguidati e incapaci di decidere per sè, fanno delle scelte (felici, meno felici, di cui si pentiranno o no ecc..) compiute in determinate circostanze certamente, e non sta a me giudicare il grado di libertà di una persona a seconda di ciò che fa della sua vita o perchè fa cose che io non farei o che considero degradanti o diseducative.

    "Chi è più potente (e quindi ad esempio chi, uomo o donna occidentale, va a fare turismo sessuale in un paese povero o un professionista facoltoso che cerca sesso a pagamento da una studentessa squattrinata) non può essere deresponsabilizzato (parlo a livello di etica laica)"

    sono d'accordo che chi occupa posizioni di potere ha maggiori responsabilità, infatti il mio discorso verte proprio sulla responsabilità delle persone (responsabilità che può anche essere di grado diverso).

    quanto poi al fatto dei clienti che disprezzano il sesso pur desiderandolo (perciò non lo fanno con la moglie, proprio perchè la "amano") conferma quanto dicevo: è un problema di inibizione sessuale, si vergognano del loro desiderio, si sentono loro per primi "sporchi" quindi lo sfogano in un mondo anch'esso percepito come "sporco", quello della prostituzione, appunto.
    Infine: perchè seguo il vostro lavoro anche se non condivido del tutto i presupposti? Mi interessa parlare con chi la vede diversamente da me..non per cambiare idea (non la cambio facilmente) ma semplicemente per discutere

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    1. Grazie Paolo del tuo contributo. I nostri presupposti non sono tanto diversi perché anch'io (né la Walter, ovviamente che è davvero molto duttile e ci tiene a non generalizzare)non penso che le persone siano zombie teleguidati, ci mancherebbe! Però non mi va neanche di sottovalutare la responsabilità di chi gestisce il potere mediatico ed economico e far finta che non ci sia un'influenza sugli individui del tipo di cultura proposta, specie se i messaggi sono piuttosto uniformi e martellanti, come mi pare accada oggi. Questo non c'entra nulla col giudicare le persone, se non magari quelle che gestiscono questo potere di cui parlo. Ciao!

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  11. Allora forse non ci siamo capiti, Pasquale. Questo blog è poco più che un diario di una ragazza comune che sta approfondendo dei temi, non certo una testata giornalistica, né io sono un personaggio noto a nessuno. E' un mio spazio in cui scrivo mie riflessioni e pubblico commenti non aggressivi, ma di perosne che cercano con me un dialogo. Data anche la delicatezza dei temi trattati. Ho tutto il diritto su uno spazio privato, ancorché in rete, di non pubblicare ciò che mi sembra fortemente provocatorio in modo gratuito, detto in mala fede e solo per demolire il lavoro altrui, e in cui si propagano visioni che mi sembrano lesive per la dignità della persona (sessimo, razzismo, ecc.). Questa è stata la mia scelta dettata dalla necessità di non far colassare il mio lavoro rispondendo a persone che vengono solo con l'intento di provocare. Se uno è intenzionato al dialogo, si pone con un minimo di buona disposizione verso l'altro e di apertura ed è ovvio che un dialogo è tale se non si configura come un duello a colpi di spada in cui vuoi lasciare a terra l'avversario, ma se c'è una base su cui costruire insieme. Questo è un luogo per costruire qualcosa, non un libero sfogatoio a cui io sono tenuta a dare risposta. Ed è soprattutto un mio spazio personale (e molto poco seguito peraltro) e che ho diritto di aprire a chi mi tratta con un minimo di rispetto per le mie idee e i dati che porto e dimostra volontà di dialogo.Non ho fatto la prova di andare su Uomini 3000 e Uomini beta e vedere se pubblicano i miei commenti. Sinceramente ho comunque quel minimo di etica del web che non mi fa trollare negli spazi altrui. Quando non condividi neanche una virgola delle idee dell'altro, che senso ha andare a dire la tua se non voler in qualche modo provocare e far perdere tempo a chi non la pensa come te? Oppure per spirito missionario e didascalico? Per quanto mi riguarda comunque mi sento meglio a venir censurata ( è capitato anche a me e pure su blog noti e su testate giornalistiche che dovrebbero dare spazio a tutte le voci) che trollata a ripetizione.

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  12. Grazie Valentina S., mi hai ricordato che devo accattarmi (!!!) il libro di Natasha Walter. Se posso permettermi non perderei tempo con persone che hanno il solo scopo di sviare la discussione, rimandiamoli tutti a Maschile Plurale dove non troveranno cattive femministe :)

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  13. Grazie a te Paola! Purtroppo infatti il tempo non c'è, il mio scopo è scoprire di più sull'industria del sesso e le mafie e il lavoro da fare è tanto. A presto!

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  14. Grazie della recensione, è molto interessante!
    Volevo poi dirti che ammiro molto il tuo equilibrio nella gestione della discussione e dei commenti: brava!
    Valentina

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  15. lo sto leggendo adesso il libro! è stupendo e scioccante allo stesso tempo...mentre lo leggevo mi sono ritrovata a piangere pensando alla miseria in cui si trova la nostra società...

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