Non vogliono essere considerate delle vittime silenziose, ma sopravvissute che prendono parola. Sono tante le ragazze attive in rete su blog e siti e che prendono parola contro l'industria del sesso, per denunciare ciò che hanno subìto e come tutto ciò non sia affatto "normale". In Italia i loro libri non sono stati tradotti e questi blog non sono affatto conosciuti. Sarà perché siamo il paese dei clienti per eccellenza, dove la voce di questi regna incontrastata?
Nell'ambito della sezione "testimonianze" cercherò di tradurre alcuni dei loro post o brani di post. Oggi metterò un brano da un post di Rebecca Mott che spiega perché non vuole festeggiare la giornata internazionale della donna e quindi la traduzione di un intero post di Free Irish Woman che muove una forte critica a tutte quelle donne che, non essendosi mai prostituite, lo trovano invece assolutamente accettabile e non problematico per altre donne. Questo post mi ha dato tanto da pensare perché ci chiama in causa in prima persona.
Non posso celebrare quando la prostituzione e la violenza nella pornografia diventano solo un'appendice alla rivoluzione femminista - o le nostre vite e verità sono viste solo come un esempio terribile, ma ignorate perché qualcosa di troppo grande per averci a che fare.
Non posso celebrare quando le voci delle eccezionali donne fuoriuscite sono sempre in posizione secondaria nelle campagne abolizioniste - le nostre voci sono ridotte a statistiche, rese parte di qualche libro accedemico, usate come cifre - ci parlano sopra, attraverso di noi, intorno a noi.
Non posso celebrare finché il movimento abolizionista non metterà le voci e gli scritti delle donne fuoriuscite in un ruolo di primo piano - noi non siamo la vostra prostituta simbolo, non ci faremo trattare come animaletti domestici.
Non posso celebrare quando ogni giorno sento nelle mie viscere cosa sta accadendo in hotel, appartamenti, strade - tanti passano avanti e dicono che è normale.
Non posso celebrare quando tutto intorno l'immagine delle prostitute è solo o della "happy hooker" (puttana felice) o della vittima morta - non c'è realtà in queste immagini ed esse smorzano ogni verità detta.
Io celebrerò la giornata internazionale della donna quando tutte le donne e ragazze prostitute avranno completa libertà, sarà data loro voce, e saranno rese interamente umane.
Non posso celebrare prima di allora.
Non posso celebrare quando le voci delle eccezionali donne fuoriuscite sono sempre in posizione secondaria nelle campagne abolizioniste - le nostre voci sono ridotte a statistiche, rese parte di qualche libro accedemico, usate come cifre - ci parlano sopra, attraverso di noi, intorno a noi.
Non posso celebrare finché il movimento abolizionista non metterà le voci e gli scritti delle donne fuoriuscite in un ruolo di primo piano - noi non siamo la vostra prostituta simbolo, non ci faremo trattare come animaletti domestici.
Non posso celebrare quando ogni giorno sento nelle mie viscere cosa sta accadendo in hotel, appartamenti, strade - tanti passano avanti e dicono che è normale.
Non posso celebrare quando tutto intorno l'immagine delle prostitute è solo o della "happy hooker" (puttana felice) o della vittima morta - non c'è realtà in queste immagini ed esse smorzano ogni verità detta.
Io celebrerò la giornata internazionale della donna quando tutte le donne e ragazze prostitute avranno completa libertà, sarà data loro voce, e saranno rese interamente umane.
Non posso celebrare prima di allora.
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La crudeltà idiota dell’ignoranza tossica
Una delle mie compagne fuoriuscite ha sollevato un’importante questione nel suo blog
(secretdiaryofadublincallgirl) quando ha menzionato la crudeltà e insensibilità
di donne che non sono state prostitute, che promuovono la prostituzione come un
appropriato e accettabile “lavoro” per altre donne.
Questa visione viene espressa da alcune donne che non sono
prostitute, non sono mai state prostitute né mai lo saranno. Sentire la
commercializzazione dell’abuso sessuale venir sancito come accettabile è un
doloroso, insultante schiaffo in faccia alle sopravvissute alla prostituzione,
ma ascoltarlo da donne che non conoscono NULLA della prostituzione
dall’esperienza personale è peggio che doloroso e insultante – è la più
profonda pugnalata alle spalle che una donna che non è stata prostituta può
dare a una donna con una storia come la mia. Non c’è dubbio che la posizione di
queste donne ha radici nella loro ignoranza.
L’ignoranza è semplicemente una conseguenza del non aver mai
sperimentato una situazione, ma qui non è la sola ignoranza a causare
sofferenze emotive e concrete. Si tratta in questo caso di ignoranza
accompagnata da convinzioni infondate. Questo è ciò che io chiamo “ignoranza
tossica”.
Ma perché le persone si convincono di comprendere la forma
di un’esperienza meglio della grande maggioranza di chi l’ha vissuta? Da dove
viene questa grande arroganza?
Io penso che questa è alimentata in parte dall’insensata
tendenza umana alla presunzione di sapere. Ci sono donne non prostitute a
favore della prostituzione che ho incontrato online che dichiarano prontamente
che non hanno alcuna esperienza di prostituzione – tuttavia si aspettano che
noi sopravvissute alla prostituzione le stiamo ad ascoltare mentre ci
raccontano che un mondo senza prostituzione è una cosa impossibile,
irraggiungibile, persino non desiderabile! La cosa più gentile che io posso
dire su queste donne è che, per la loro ignoranza, l’arroganza della loro
posizione va oltre la loro stessa capacità di comprensione.
Perché qualche donna presume che, poiché lei ha seguito la
sua comoda e privilegiata trafila borghese nel college (come fosse il suo
fortunato diritto di nascita a non prostituirsi) che la sua educazione in
qualche modo le dà l’attrezzatura per decodificare e analizzare l’esperienza
della prostituzione meglio delle donne
che hanno guadagnato la loro comprensione con le loro proprie gambe aperte su
un letto di un bordello?
Loro sentono di
essere meglio attrezzate per spiegare a noi la natura di ciò che ci è accaduto
a causa di una profonda arroganza così sbalorditiva quanto insensata. A queste
donne io ho da dire questo:
“TU NON HAI DIRITTO di parlare per noi, o di delineare la
forma della nostra esperienza, o di tentare di educare il mondo su qualcosa di
cui non sai nulla. Quando tu deformi e
distorci la realtà delle nostre esperienza vissute tu ci abusi altrettanto
profondamente di quanto hanno fatto i clienti. La tua è la più perfetta
espressione dell’idiota crudeltà dell’ignoranza – belligerante, arrogante e
potente nella sua tossicità. Io mi vergogno del tuo “femminismo” e mi vergogno
di quella parte del mio cuore che vorrebbe vedere che ti rimangiassi le tue
parole in un letto di un bordello, perché non augurerei l’inferno a nessuna
donna – nemmeno a te”.
Free Irish Woman: The mindless cruelty of toxic ignorance