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martedì 26 marzo 2013

Tratta, prostituzione, femminismo: intervista a Lydia Cacho

Pubblico un video molto prezioso: un'intervista a Lydia Cacho alla televisione olandese dell'autunno 2011. I sottotitoli in italiano sono a cura di Ilaria Maccaroni e Valentina Iamotti.
Dal luglio 2012, Lydia Cacho ha dovuto poi lasciare il Messico, dopo aver ricevuto nuove gravi minacce  ("Ti abbiamo già avvertito, puttana, non si scherza con noi. E' chiaro che non hai imparato dal piccolo avvertimento che hai ricevuto. Quello che succederà è che ti faremo a pezzi, è così che ti manderemo a casa, idiota" ). E' sotto il tiro delle mafie transnazionali per il suo lavoro di investigazione e la sua attività concreta affianco delle vittime di tratta, fin da quando nel 2005 pubblicò l'inchiesta I Demoni dell'Eden in cui denunciava la rete di pedopornografia e tratta in cui erano coinvolte alte figure del potere economico e politico messicano. Denuncia che le è costata anche il carcere e la tortura, a causa della corruzione del sistema giudiziario messicano. Solo il sostegno dell'opinione pubblica internazionale ha permesso che le venissero accordate delle misure di protezione. L'intervista è sul suo libro-inchiesta del 2010, Schiave del potere, frutto di un lavoro di investigazione di cinque anni in giro per il mondo. 
Dura 25 minuti ed è superfluo che io dica altro, salvo invitarvi all'ascolto: 




giovedì 2 febbraio 2012

Tratta di persone e industria globale del sesso

Noto in giro una generale confusione relativamente alla tratta di persone, a cosa essa sia realmente. Spesso poi la tratta a scopi di sfruttamento sessuale viene confusa con la prostituzione. Oppure, al contrario, non si riescono a percepirne i legami con l'industria globale del sesso, come se si potesse veramente cancellare con un colpo di spugna l'esistenza della riduzione in schiavitù di tante donne e bambini senza mettere in discussione l'intera industria e le sue basi socio-culturali, anzi, promuovendo giornalmente questa stessa cultura sessista.
Lydia Cacho, la coraggiosa giornalista messicana, femminista, attivista dei diritti umani e presidente del CIAM di Cancun (qui un interessante resoconto della sua recente visita all'Istituto Cervantes con la presentazione della versione italiana di Memorie di un' infamia) in Schiave del potere prova a tirare le somme di una sua indagine di cinque anni in giro per il mondo per capire come realmente funzioni la tratta e chi ne muova le fila. Lo fa con grande duttilità e con un argomentare che non cade mai nel dogmatismo, ma che prende in considerazione tutte le voci che ha ascoltato negli anni dell'indagine e nella sua esperienza concreta al fianco delle donne e bambine coinvolte.
In questo post mi limiterò a una prima disamina di un argomento comunque molto complesso, con l'aiuto di definizioni e brani tratti dal libro della Cacho. In successivi post mi propongo di affrontarne i legami con la tematica dell'immigrazione e i problemi posti dalle norme restrittive e repressive in particolare nell'Unione europea, col tema del razzismo, con il sistema del riciclaggio di denaro - colonna portante del nostro capitalismo e dell'intreccio inestricabile tra legalità e illegalità - e, soprattutto, su cosa fare per combatterla.

Innanzitutto, ecco una definizione di tratta di persone, tratta dal breve glossario in appendice al libro basato sulle definizioni legali contenute nei trattati e convenzioni internazionali: è il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza di persone, mediante la minccia, l'uso della forza o altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, l'inganno, l'abuso di potere o di una situazione di vulnerabilità, dando oppure ricevendo somme di denaro o benefici al fine di ottenere il consenso, di un soggetto che ha il controllo su un'altra persona, per fini di sfruttamento.Lydia Cacho spiega poi che, poiché la maggior parte degli studi e convenzioni sono in inglese, spesso tratta viene tradotto erroeneamente traffico. In realtà il traffico di persone è solo una componente della tratta, consistendo nel trasporto e nella facilitazione dell'ingresso illegale di una persona all'interno di uno Stato. Mentre la tratta consiste non solo nello spostamento, ma soprattutto nell'abuso di potere e nello sfruttamento. Inoltre, è bene chiarire che si può essere vittime di tratta e non essere stati trafficati illegalmente, come nel caso delle tante ragazze anche minorenni rumene nel nostro Paese che entrano in modo assolutamente regolare, essendo cittadine europee, se minori accompagnate da finti amici o fidanzati. O ci può essere tratta anche con un semplice spostamento all'interno di uno Stato.

Vediamo ora come si definisce la tratta a fini di sfruttamento sessuale: attività che comporta il trasferimento di persone all'interno o all'esterno del loro paese allo scopo di sfruttarle sessualmente. Può essere il risultato dell'uso e dell'abuso della forza, della coercizione, della manipolazione, dell'inganno, dell'abuso di autorità, di pressioni familiari, di violenza familiare e comunitaria, di privazione economica e altre condizioni di disuguaglianza cui sono soggette donne, bamibini e bambine. Alcuni autori la definiscono "prostituzione forzata".

C'è anche da dire che lo sfruttamento sessuale a fini di lucro non si esaurisce nella tratta. Vediamo la sua definizione: fenomeno sociale che implica l'abuso sessuale ai danni di donne, adolescenti e bambini, dal quale una o più parti coinvolte traggono profitto economico. Include il trasferimento di denaro, o lo scambio di beni in natura o servizi, da un individuo a un altro, in cambio di sesso con una donna, una bambina o un bambino. Le forme di sfruttamento sessuale più comuni, nelle quali è coinvolta la tratta di persone, sono la prostituzione, il turismo sessuale e la pornografia. E' evidente ad esempio, che ci può non essere tratta nel turismo sessuale, se manca lo spostamento, o in un caso come questo, ma non per questo non si può trattare di una grave forma di sfruttamento sessuale.

Vediamo un po' di cifre: secondo le fonti di Lydia Cacho "ogni anno nel mondo 1.390.000 persone, nella maggioranza donne e bambine, sono ridotte allo stato di schiave sessuali e comprate, vendute e rivendute come materia prima di un'industria, come scarti della società, come omaggi o trofei". Sulla tratta in generale, sembra che il 79% sia per fini di sfruttamento sessuale e "che sia l'architrave su cui si regge l'industria internazionale del sesso", il 18% sia il lavoro forzato in tutte le sue forme (ad esempio nell'agricoltura, edilizia, industria dell'abbigliamento, ecc..), il 3% sia la servitù domestica, "una delle attività che più sfugge alle rilevazioni". Poi ci sono ancora matrimonio forzato, estrazione di organi, sfruttamento come mendicanti, bambini soldato. Questi ultimi due secondo la Cacho sono molto poco adeguatamente documentati. Sulle cifre c'è da dire che, trattandosi di un mondo sommerso per eccellenza - perché la tratta è proibita esplicitamente ormai in moltissimi paesi al mondo che hanno firmato convenzioni internazionali e il reato di riduzione in schiavitù c'è un po' ovunque - non è facile ricavare cifre che non siano solo delle stime. Tra l'altro le denunce e le condanne sono pochissime in questo settore del crimine.

La tratta in definitiva è la nuova schiavitù dei tempi moderni, da cui trae giovamento il capitalismo globalizzato, poiché produce lauti guadagni a costi quasi nulli a danno delle popolazioni più povere del pianeta, sfruttando la loro povertà e con enormi interessi a mantenere queste sperequazioni. Senza giri di parole è una vera e propria compravendita di persone, spesso vendute e comprate più volte, cosa che l'umanità - specie nei paesi cosiddetti "sviluppati" credeva di aver superato. Sono sfruttati nel lavoro forzato o nella prostituzione, generalmente sotto il ricatto di un debito enorme da pagare per il viaggio effettuato. Se è sicuramente gestita da organizzazioni criminali moderne e al passo con le tecnologie e che agiscono sul piano transnazionale, solo alcune mafie propriamente dette la gestiscono direttamente in tutti i suoi aspetti (come la Yakuza giapponese per la tratta a fini di sfruttamento sessuale), anche se le mafie di tutto il mondo ne ricavano denaro o benefici, offrendo al contempo protezione. Inoltre non sono affatto coinvolti solo criminali veri e propri, ma attori importanti sono familiari delle vittime, funzionari di polizia e politici corrotti, imprenditori di ogni sorta (come gestori di motel, hotel, night club, centri massaggi, bar, agenzie di viaggio, ecc.. per quanto riguarda la tratta a scopo prostituzionale), proprietari di appartamenti, ecc..

Vi lascio ora alla lettura di alcuni passi dal libro di Lydia Cacho, con la consapevolezza che estrarre citazioni non rende giustizia alla complessità del libro. Lo faccio perché servano a chiarire alcuni aspetti dell'intreccio tra tratta a scopi di sfruttamento sessuale e industria del sesso, che troppo spesso sono considerate due cose assolutamente distinte e separabili. La seconda invece si basa sulla prima perché solo col controllo, l'induzione, la riduzione in schiavitù è possibile assicurarsi masse di donne e ragazzine sempre nuove che possano soddisfare una domanda attualmente in continua crescita. Solo così è possibile abbattere i costi e fare elevati profitti. Del resto è così che funziona anche la produzione di tutto ciò che consumiamo senza pensare: dalle Nike all'I-phone, alla passata di pomodori..

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Il segreto sta nel capire che la criminalità organizzata che compra e vende schiave sessuali non è costitutita da gruppi isolati, dispersi e nascosti sottoterra; no, lo ripeto, sono membri attivi di un'industria e come tali vanno studiati. Non bisogna cercarli sotto le pietre, bensì tra avvocati, proprietari di locali, centri per massaggi, bar e ristoranti, così come bisogna indagare tra impresari di case produttrici di pornografia per adulti, proprietari di casinò, maquiladoras e alberghi. Tutte queste persone pagano le tasse: complessivamente quella del sesso è una delle industrie che - tra permessi, licenze e attrazione del turismo, nonché gettito di imposte - genera più introiti. Tuttavia è anche il settore in cui si ricicla la maggior quantità di denaro sporco, proveniente dal traffico di armi e stupefacenti. (p. 183)

Come altri tipi di industria, la schiavitù si è potenziata grazie alle liberalizzazioni e alla globalizzazione. Lo sfruttamento sessuale è la massima espressione dell'industria della schiavitù; i principi del suo funzionamento sono identici a quelli della produzione capitalistica, che assicura l'ottenimento di un utile aumentando le entrate e diminuendo le uscite. Se le donne o le bambine lavorano gratuitamente per due anni [ad esempio sotto il ricatto di un debito che avrebbero contratto col proprio sfruttatore] i guadagni si accrescono e i costi si ammortizzano con rapidità, perché il tenore di vita delle schiave è basso. (p. 184)

Fino a quando chi detta legge nel mondo si rifiuterà di discutere apertamente il reale funzionamento dell'industria del sesso, in tutte le sue varianti, il mercato delle schiave continuerà a prosperare. Quel che per alcuni è un reato e per altri una tragedia dell'umanità, per un pugno di uomini che investe nelle borse di New York e Tokyo, costruisce e dirige alberghi a cinque stelle, acquista aerei e intrattiene uomini poltici, poliziotti, militari, imprenditori e capi religiosi, è un lucroso affare. Il gestore di un bar messicano che è stato chiuso tre volte perché vi si prostituivano bambine di dodici e tredici anni ma che, grazie ai propri agganci politici, ha sempre riaperto i battenti, lo spiega così:" Si tratta di un'attività commerciale, una semplice attività commerciale...e piantatela di rompere le palle." (p. 300)

Sradicare la tratta di donne, bambine e bambini ai fini di schiavitù sessuale è una missione terribilmente complessa. E' fondamentale intraprendere questo compito ponendosi obiettivi concreti che consentano a ciascun gruppo sociale e ai responsabili politici di chiarire una per una le sfide e le possibili soluzioni. Condizione sine qua non è accettare il fatto che la tratta di persone è parte costitutiva dell'industria globale del sesso; in quanto tale, gli individui e le reti che mandano avanti questa attività strategicamente posizionata in ogni parte del mondo non sono disposti a rinunciare agli enormi profitti che essa genera. Altrettanto importante è sapere che questa industria gode di protezione a vari livelli: dai funzionari statali fino ai membri dei gruppi della criminalità organizzata, ai quali le discussioni filosofiche su questo tema risultano indifferenti.
(p. 325)

La tratta di persone è in continuo aumento per via della dinamica della globalizzazione capitalista [...] ma soprattutto a causa della crescente domanda di esseri umani prodotta dal deterioramento delle relazioni interpersonali. In questo senso sarebbe fondamentale domandarsi, per esempio, perché non si critichi mai la cosiddetta "prostituzione congregazionale", cui si riferisce il libro Business Miscellany (pubblicato dalla casa editrice della prestigiosa rivista The Economist) nel raccomandare ai dirigenti d'azienda di seguire, nei loro viaggi d'affari, l'etichetta imprenditoriale, che consiste nell'andare a firmare contratti nei postribili e nei locali di spogliarelliste. In questa maniera la banalizzazione di stereotipi quali "paese che vai usanza che trovi" incrementa la domanda di prostitute. (p. 297)

Gli scettici si domanderanno come mai, a fronte di un numero così elevato di schiave del commercio sessuale, ci siano così poche denunce. Innanzitutto è un'industria che trae forza dalla stessa cultura liberale. Si dice che è un reato, ma il concetto non è stato assimiliato a causa del sessismo e del classismo ricontrabili in gran parte delle autorità. Il capo della polizia specializzata di Bangkok mi ha assicurato che è molto difficle fare qualcosa al riguardo, "soprattutto quando le ragazze riscattate dalla schiavitù vogliono tornare dai loro sfrutattori: suppongo che provino piacere... poverette". (p. 262-263)

Le mafie degli schiavisti oggi hanno più potere che mai: il numero di trafficanti arrestati e condannati è il più basso rispetto a qualsiasi altro reato. (p. 259)

Nel frattempo l'industria del sesso si modernizza, si globalizza e mette a punto strategie di mercato nuove e politicamente corrette. Le mafie cercheranno sempre di convincerci che siamo liberi, quando schiavizziamo altre persone per soddisfare i nostri bisogni, e che le donne sono libere perché possono scegliere di essere schiave dei loro clienti. Ad accettare quasto discorso non sono solamente le femministe postmoderne: anche la destra, che sotto il crocifisso o la tonaca gode della prostituzione più raffinata, ne rimane sedotta. (p. 255)

.. la gente in realtà non può - o non vuole - vedere il legame tra la tratta e la prostituzione. I mercanti dell'industria del commercio sessuale sono i grandi vincitori di questa confusione e dell'inerzia della società: finché la gente seguiterà a difendere la prostituzione ricorrendo ai princìpi della filosofia liberale, senza sviscerare il fenomeno della tratta, loro, i padroni delle schiave, continueranno a guadagnare milioni di dollari ogni anno.. (p. 246)

La maggioranza dei paesi che hanno approvato leggi contro il traffico e lo sfruttamento sessuale a fini di lucro impartiscono addestramento tecnico sulla tratta di donne e bambine ai corpi di polizia e alle forze di pubblica sicurezza(in diversi casi composti da militari o ex militari): ciò che manca è un'iniziativa tesa a far acquisire consapevolezza della violenza sessuale e della maschilità agli stessi poliziotti, militari e agenti dell'immigrazione che sono consumatori della prostituzione e hanno assunto la violenza contro le donne come qualcosa di normale. (p. 202)

Molti grandi autori della letteratura classica e contemporanea hanno contribuito all'idealizzazione della prostituzione come se fosse una mera questione di libertà sessuali. (p. 195)

.. il sessismo - tornato in voga, rafforzato e con nuove strategie di marketing - in realtà in alcuni paesi non è mai scomparso, si è semplicemente nascosto dietro la maschera del politicamente corretto. (p. 181)

La tratta di donne si inserisce in quel particolare giro d'affari della prostituzione denominato escort service; in questo stesso momento, mentre state leggendo queste pagine, potete andare su Zonadivas.com e contattare una donna di quei paesi. Ma come fa un cliente a sapere se quella donna è là di propria volontà o se invece è schiava di una rete di trafficanti che la controlla con debiti non restituibili, minacce e isolamento? Non c'è modo. Perché chi gestisce il giro in questione, dopo l'arresto dei propri capi, si è reso conto che se voleva continuare a far circolare le donne nei circuiti del sesso a pagamento doveva cavalcare l'onda della prostituzione "consentita". (p. 165)

Nelle case in cui vengono alloggiate le vittime si fa largo uso di pornografia e film erotici per creare una cultura di accettazione e normalizzazione dello sfruttamento. Gli schiavisti convincono le donne che il sogno di diventare pornostar sia per loro naturale e realizzabile. Così le portano a credere che lo sfruttamento sarà solo temporaneo e che presto potranno diventare donne famose e libere nell'industria del sesso, che per loro è l'unica scelta possibile. I trafficanti giurano e spergiurano di addestrarle a diventare le migliori e che, una volta raggiunta una posizione di potere, saranno in grado di scegliere [qui la la Cacho si riferisce a un giro di tratta all'interno di un circuito di lusso da lei scoperto perché una vittima di cui racconta tutta la storia si era rifugiata al CIAM] (p. 153)

Martins, come molti altri trafficanti, sa quanto è importante mescolare donne che si considerano professioniste della prostituzione a vittime schiavizzate. Mentre le prime hanno già ripagato i propri debiti e rimangono nel ramo con libertà di movimento, le altre sono sottomesse con minacce, non hanno i documenti e sono passibili di estradizione in qualsiasi istante. [si riferisce a Raul Martins, ex agente dei servizi segreti della dittatura argentina e re dei locali- bordello di lusso prima in Argentina, attualmente a Cancun e Playa del Carmen] (p. 146)

Un agente mi fissa con gentilezza e mi offre un visto giornaliero per attraversare il ponte. Scuoto la testa e gli domando se è al corrente delle atrocità di cui si macchiano i militari birmani contro donne e bambine, della prostituzione coatta e dei massacri. "Sì, terribile, terribile, qui è un reato", risponde. Sorrido appena e butto fuori l'aria per liberare i polmoni dalla paura, ma l'uomo prosegue:"Però sa, Madame, a molte di loro piace, quelle ragazze sono molto prostitute, ci provano gusto." La sua voce ha un tono involontariamente cinico, come quella dei milioni di uomini che, in ogni angolo del mondo, ripetono fino alla nausea la solita solfa: che sono le schiave a mettersi in condizione di schiavitù e che loro, clienti potenziali o effettivi, non possono far altro che cedere al desiderio delle schiave. (p. 135)

Se siete in cerca di spiegazioni semplici in queste pagine non ne troverete. La cosa più difficile è intuire le forme assunte dai confini tra ciò che è lecito e ciò che è illecito all'interno di un'economia globale. In ambito criminale, come in ambito politico, i confini sono invisibili, flessibile e permeabili. (p. 65)

In tutto il pianeta stiamo assistendo allo sviluppo di una cultura che tende a rendere normali il rapimento, la sparizione, la compravendita e la corruzione di bambine e adolescenti, allo scopo di trasformarle in oggetti sessuali da affittare o vendere; una cultura che per di più promuove la mercificazione dell'essere umano come fosse un atto di libertà o progresso. Soggiogate da un'economia di mercato disumanizzante, che ci è stata imposta come destino inelittabile, milioni di persone considerano la prostituzione un male minore e scelgono di ignorare lo sfruttamento e i maltrattamenti che comporta, insieme a un sempre maggior potere del crimine organizzato, dove più dove meno nel mondo intero. (p. 10)

Negli ultimi quindici anni il tema del riscatto delle vittime dalla tratta, soprattutto di chi è stata sottomessa alle reti dello sfruttamento sessuale e dell'abuso infantile, ha ricevuto una forte attenzione mediatica. Tuttavia in molte parti del mondo la tratta continua a essere utilizzata per mettere in scena una spettacolarizzazione poliziesca morbosa, piena zeppa di epiteti e aggettivi moralistici che non fanno altro se non inorridire la società e distaccarla da un tema che le appare del tutto lontano e isolato. In diverse occasioni le forze dell'ordine hanno manipolato i mezzi di informazione, e la società in generale, facendo passare per salvataggi le retate nei bordelli in cui si commettono abusi sulle donne. In realtà non sono altro che semplici arresti, spacciati per operazioni in difesa dei diritti umani. Alcuni membri delle forze di polizia di nazioni quali Stati Uniti, Messico, Spagna, Turchia, Francia, Sudafrica, Colombia e Giappone trattano le vittime come illegali e violano pressocché tutti i loro diritti. Sebbene ciò poco a poco stia cambiando, rimane indispensabile un'analisi seria che individui le circostanze nelle quali la polizia agisce in base a una doppia morale e a pregiudizi sessisti pur di trasmettere un'immagine di efficienza, e quelle in cui invece si comporta correttamente, avendo ricevuto un addestramento adeguato. "( p. 300-301)

E' chiaro che il mondo del commercio sessuale è contrario all'apertura di un mercato libero nel quale le donne adulte che scelgano di vendere le proprie prestazioni sessuali un tanto all'ora o al minuto, come argomenta Lamas, possano farlo tutelando la propria salute e pagando le tasse. Questa attività economica è strutturata in modo da facilitare il controllo e lo sfruttamento. Da un lato, fornisce agli uomini di tutto il mondo quello che donne e adolescenti si negano a dare liberamente - sesso senza regole, con obbedienza e sottomissione - e, dall'altro, arricchisce pochi alle spalle di molti. Pecca di ingenuità chi crede che legalizzando la prostituzione le mafie abbandonerebbero gli affari legati allo sfruttamento sessuale di donne, adolescenti e minori a livello transnazionale. (p. 290-291)

Un filosofo che da un'università elitaria della Gran Bretagna pontifica sulla libertà di prostituirsi è quasi sempre incapace di capire le conseguenze delle sue asseverazioni sulle persone reali che nelle reti della prostituzione patiscono grandi violenze, non solo sessuali, ma anche razziali e di genere. Si tratta di una violenza strutturale, le cui radici sono profondamente misogine e i cui risultati hanno effetti individuali e collettivi. All'estremo opposto, lo stesso discorso è applicabile a una religiosa cattolica o cristiana che riscatta giovani donne che si prostituiscono. Generalmente, lei e le sue sorelle hanno seri problemi ad accettare la sessualità come qualcosa di sano. La loro rabbiosa prospettiva abolizionista si fonda su pregiudizi, paure e valori ortodossi che non lasciano alcuno spazio al dialogo, neppure con le stesse vittime, alle quali quasi sempre impongono riflessioni religiose dogmatiche, finendo per occultare le complessità dell'ipersessualizzazione vissuta dalle vittime in un contesto di profonda sindrome da stress posttraumatico. (p. 285)

Nel centro congressi Sands, del Nevada, l'industria del sesso organizza ogni anno una fiera che richiama 22.000 presone: la Adult Entertainment Expo (Fiera dell'intrattenimento per adulti). Durante l'edizione del 2009 proprietari di postriboli, amministratori e produttori di pornografia hanno partecipato a un corso di tecniche di vendita e strategie di mercato. Al termine, due imprenditori messicani, tre di Singapore, una colombiana operante a Tokyo e uno dei più potenti proprietari di centri per massaggi di New York e Chicago si sono riuniti in una suite per scambiarsi biglietti da visita e concludere accordi mirati a rinnovare le proprie reti operative e "di reclutamento di nuove ragazze". La fonte presente all'incontro mi ha confidato che la colombiana propose ai partecipanti di allearsi per aprire un'agenzia di viaggi a Chicago con filiali nei rispettivi paesi, con lo scopo di facilitare l'internazionalizzazione degli spettacoli con le loro ragazze. Alcuni dei corsi organizzati in questa manifestazione sono: "Potere e influenza: la crescente presenza delle donne nell'industria dell'intrattenimento per adulti"; "Attività commerciali basate su modelli tecnologici: i modelli che occorre conoscere"; e "Come creare le migliori squadre di vendita: educazione sessuale per il tuo staff". Uno dei più celebri è il seminario legale di Arthur Schwarts, al quale partecipano rispettabili membri della polizia e avvocati per spiegare le nuove normative e come rispettarle. Nel frattempo, nei corridoi, i veri mafiosi si accordano su come evaderle. Nella manifestazione convivono fianco a fianco i semplici appassionati, che vedono l'industria del sesso come una fonte di educazione alla liberazione del proprio erotismo, e i trafficanti nazionali e internazionali che approfittano della libertà creativa per vivere della schiavitù distruttiva. Chiunque si azzardi a mettere in discussione queste mafie e i loro legami con l'industria sessuale mainstream, incorre in un'ondata di attacchi da parte di chi crede che cose del genere - come la pornografia snuff realizzata sfruttando vittime di Ciudad Juarez, Tijuana e Thailandia - siano solo fantasticherie". (p. 261-262)









venerdì 16 dicembre 2011

I veri protagonisti dell'industria del sesso - 2


Come accennavo nel precedente post della serie, trovo fondamentale scoprire i veri protagonisti dell'industria del sesso commerciale, coloro che fanno soldi, ma davvero tanti soldi su questo business. Stranamente di questi personaggi non si parla mai e si parla solo delle prostitute, come se il fenomeno della prostituzione nel mondo attuale si esaurisse in una transazione privata tra una donna (o un uomo, o un transessuale) adulta, libera e indipendente e un cliente che paga per una prestazione sessuale. Quel che importa a una non piccola parte dell'opinione pubblica è soltanto che questo tipo di transazioni si svolgano lontano dagli occhi per salvaguardare il "decoro urbano" e la "moralità della famiglia" e al più si vuol essere rassicurati che non vi siano coinvolti minori o bambini. Indagare e capire invece chi guadagna e chi muove le fila del sistema prostituzionale, chi lo copre anche nei suoi aspetti illegali, chi se ne serve e a quali fini, interessa a ben pochi. Certo non fa glamour come una rivista patinata che reclamizza un bordello del Nevada o non suscita fantasie macabre, come un romanzo che ricama storie fantastiche sui mercanti di donne. E' semplicemente brutale e asettico, come un conto cifrato a nove zeri.
La protagonista di oggi è Matilde Manukyan, nata nel 1914 e morta nel 2001 e che è stata probabilmente la donna più ricca della Turchia e tra le persone più ricche del mondo. Prima di riportare integralmente quel che dice su di lei Lydia Cacho in "Schiave del potere", accennerò qualcosa sull'industria prostituzionale e la tratta in Turchia. In questo paese lo sfruttamento della prostituzione è legale al punto da esserci un bordello governativo diviso in tre edifici dove lavorano 131 donne adulte, oltre agli altri bordelli autorizzati dallo stato per un totale di circa mille lavoratrici registrate in tutto. Contemporaneamente ci sono tantissime case private che funzionano da bordelli illegali, per cui le organizzazioni stimano la presenza di circa 100.000 prostitute illegali, soprattutto moldave, russe, georgiane, ma anche rumene, cinesi, filippine, cingalesi, la cui venuta in Turchia e sfruttamento sono gestiti soprattutto dalla mafia albanese e russa in collaborazione con la mafia turca. Secondo i dati della OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) dal 1999 al 2010 250.000 persone sono state assoggettate a tratta di vario tipo, passando per la Turchia, data la sua posizione strategica tra Asia ed Europa e la sua contiguità con i Balcani. Il governo turco, che tiene all'entrata a pieno titolo nell'Unione europea (o almeno ci teneva fino a questa recente crisi) ha firmato gli accordi internazionali sulla tratta facendo vedere che se occupava, ma secondo l'informatore di Lydia Cacho - un poliziotto specializzato in questo settore - in realtà in Turchia la prostituzione è considerata una cosa normale e nessuno se ne vuole occupare davvero neanche quando consiste nella vera e propria schiavitù del racket o quando coinvolge minorenni.Il turco medio è abituato a questa doppia morale, tipica di ogni paese molto religioso: le prostitute turche sono poche perché una legge degli anni '30 ancora in vigore proibisce alle prostitute di sposarsi e avere figli e contemporaneamente usufruire della prostituzione con straniere è accettato correntemente (c'è anche un aspetto razzista che è la preferenza dei turchi per le donne dell'est, dalla pelle bianca e le gambe lunghe). Così come è proibito mostrare in pubblico la propria omosessualità, e contemporaneamente nelle case illegali specializzate in turismo sessuale ci sono 2000 transessuali, con un servizio perfettamente organizzato in cui si accettano anche carte di credito. La corruzione di funzionari pubblici, ambasciatori, poliziotti e l'accondiscendenza con la tratta sono all'ordine del giorno. Del resto il governo turco guadagna direttamente o indirettamente da questo affare, con i suoi bordelli legali di cui i migliori clienti (ma anche di quelli illegali) sono i numerosissimi militari presenti nel paese (che ha la seconda forza armata NATO dopo quella statunitense). Contemporaneamente l'industria del turismo fattura 21 miliardi di dollari all'anno e il turismo del sesso è in sensibile aumento, compreso quello dei pederasti.

Ma veniamo ora a Matilde Manukyan, la regina dei bordelli turchi prima dell'avvento delle mafie straniere negli anni '90:

Matilde Manukyan, di origini armene, nacque in Turchia nel 1914 da famiglia aristocratica. Educata dalle suore francesi in una delle migliori scuole private, si sposò e rimase vedova, ereditando un bel palazzo nel quartiere rosso di Karakoy. Nel corso degli anni diventò la regina dei bordelli: ne controllava 32, oltre a possedere 14 edifici in cui operavano reti di prostituzione legale. Fu segnalata più di una volta per sfruttamento sessuale di bambine; tuttavia i suoi stretti rapporti con le autorità le assicurarono protezione vita natural durante. Il governo turco arrivò addirittura a premiarla - con tanto di diploma - per essere stata la cittadina che aveva pgato più imposte in un quinquennio (dal 1990 al 1995). Tutti i suoi profitti derivavano dal commercio sessuale. Nel 1975 un attentato dinamitardo colpì la sua autovettura, ma grazie a dodici interventi di chirurgia ricostruttiva riuscì a sopravvivere. Matilde si era procurata molti nemici nelle nuove mafie dei trafficanti. A partire dal 1990 le organizzazioni criminali transnazionali sconvolsero il mondo della prostituzione turca e lei, abituata a esserne la regina, rifiutò di pagare la protezione delle mafie, colluse con la polizia.
Nel 1996 si riuscì a dimostrare pubblicamente lo sfruttamento di minorenni nei suoi bordelli e l'alta società, che le aveva sempre fatto scudo, le girò le spalle. Smascherata come trafficante Matilde annunciò di essersi convertita all'Islam e, secondo il profeta Maometto, chi si converte all'Islam risponde solo dei peccati commessi dopo la conversione. Più tardi, appoggiata dal governo, con un'operazione che molti giudicarono indegna, utilizzò il denaro guadagnato dalla tratta e dallo sfruttamento di bambine per far erigere una magnifica moschea. Sebbene, a quanto si dice , Allah l'avesse perdonata, una buona parte della società turca continua a riferirsi a lei come a una "trafficante di donne e bambine". E' risaputo che i rapporti fra Matilde e la polizia turca furono molto stretti fino al 2001, quando morì e fu assolta grazie alla sua conversione religiosa. [seguono ,ma devo ometterle per brevità, intervista a Ulla, siriana che fu rapita e venduta a Istanbul a un uomo che la portò a Matilde e resa dipendente dall'oppio e a Sonya originaria del Montenegro che sapeva di essere destinata alla prostituzione e pagò il debito per tre anni]
La storia di Matilde Manukyan, la grande maitresse turca, è un esempio perfetto di come alcune ruffiane si trasformino in trafficanti di schiave sessuali. Non solo lavorano con il sistema alleandosi con polizia e governo, ma si spingono a mettere in piedi attività lecite in modo riconosciuto e addirittura stimato all'interno di determinati gruppi sociali, incluse le élite aristocratiche e politiche. Una volta inserita nel sistema della prostituzione legale, Manukyan si fece strada nell'ambito del traffico di minori. In seguito trasformò il denaro ricavato dal traffico di donne e bambine in solidi investimenti, arrivando a possedere, prima di morire, tre alberghi a cinque stelle, 120 appartamenti in varie località turistiche della Turchia, una ditta di esportazioni e un'impresa di autonoleggio con autista con un parco di macchine di oltre 300 modelli di marca. Nella sua collezione figuravano Rolls Royce, Mercedes-Benz e BMW. Costruì anche un albergo in Germania e possedeva un megayacht di lusso nel quale ospitava i suoi potentissimi amici.

Il caso di Matilde aiuta a cogliere la complessità necessaria ad analizzare, al di là del panico morale, la differenza tra prostituzione e sfruttamento sessuale ai fini commerciali. In quale momento una donna coinvolta nella prostituzione legale decide di rendere schiave adolescenti e bambine? Quante ruffiane come Matilde esistono nel mondo che in questo preciso momento stanno compiendo scelte decisive per la vita e il futuro di una bambina o di un'adolescente in nome del principio: " Se va bene per me, va bene per chiunque?" Che cosa succede quando prostituzione e tratta si incrociano? Quando la persona che gestisce le prostitute ha potere economico e politico, allora nulla si può fare per disarticolare la rete di schiavitù interna al sistema legale. (da Schiave del potere, di Lydia Cacho, Roma, Fandango, 2010, pp. 35-38)

venerdì 18 novembre 2011

I veri protagonisti dell'industria del sesso - 1


Con questo post inauguro una nuova rubrica del blog, in cui mostrerò via via alcuni volti dei veri protagonisti dell'industria del sesso. I media parlano quasi esclusivamente delle prostitute, i cui volti e corpi in abiti succinti campeggiano immancabilmente in ogni articolo di quotidiano o rivista. Quasi mai si mostrano invece coloro che guadagnano e muovono le fila di un business di proporzioni mondiali, trascurato generalmente anche nelle analisi sul capitalismo globalizzato di matrice no-global.
Siccome io invece vorrei scoprire proprio questo aspetto degli interessi economici e del business, indagarlo, saperne di più, non posso che apprezzare enormemente il lavoro rarissimo di persone come Lydia Cacho che, mettendo a rischio serio la propria incolumità, fanno nomi e indagano, fino a toccare corde delicate del potere economico e politico.

Il protagonista di oggi è Jean Succar Kuri, libanese naturalizzato messicano, uomo d'affari e possessore di catene di alberghi, ristoranti e negozi in Messico con una fortuna stimata di 30 milioni di dollari. Quest'uomo ha messo su una rete di prostituzione minorile e pedopornografia che coinvolgeva soprattutto bambine tra gli 8 e i 14 anni. Rete sviluppata a Cancun, Quintana Roo, Messico, con diramazioni a Los Angeles, California, Stati Uniti.

Lydia Cacho ha svolto un lavoro fondamentale per la scoperta di questa rete e la condanna successiva di quest'uomo, con la denuncia contenuta nel suo libro I demoni dell'Eden: il potere dietro la pornografia infantile. In questo libro, pubblicato nel 2005, emergevano le importanti protezioni di cui beneficiava l'affarista da parte di politici e uomini di affari influenti messicani, come il suo complice, Kamel Nacif Borge, uno degli uomini più ricchi del Messico, grande giocatore d'azzardo, proprietario di una compagnia di produzione tessile di proporzioni multinazionali, che produce jeans per grandi marchi come Calvin Klein e che risulterebbe anche coinvolto in traffico di droga e armi. E fu proprio Nacif il mandante dell'arresto per diffamazione di Lydia Cacho dopo la pubblicazione del libro-denuncia in seguito al quale la giornalista è stata malmenata e ha subito anche torture e minacce (già aveva subito uno stupro sospetto nel 1998). Nel novembre del 2007 la Corte suprema del Messico ha stabilito l'innocenza di Lydia Cacho prosciogliendola dalle accusa di diffamazione.
Jean Succar Kuri è stato riconosciuto colpevole di pornografia, prostituzione e abuso sessuale su minori e condannato nel 2011 a 112 anni di prigione negli Stati Uniti, ridotti a 60 con la legge messicana.


Le notizie qui riportate sono state prese da Wikipedia e altre fonti in rete e dal libro "Schiave del potere" di Lydia Cacho. Per "I demoni dell'eden", che non è stato pubblicato in Italia, si può leggere questa recensione.