Visualizzazione post con etichetta Spagna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Spagna. Mostra tutti i post

venerdì 14 marzo 2014

Il grande assente nel dibattito sulla prostituzione



Leggendo numerosi articoli  in rete, assistendo a trasmissioni televisive e seguendo il dibattito maggioritario qui in Italia anche da parte di persone delle istituzioni sul tema della prostituzione, sembra che ci sia un grande consenso su un concetto, ripetuto spesso come assioma: “legalizzare la prostituzione volontaria, combattere quella coatta”. Facile, immediato!!! Chiunque non si senta convinto da questa formuletta viene aggredito e tacciato di essere contro l’autodeterminazione, di essere “sovradeterminante”, bigotto, retrivo e chi più ne ha più ne metta. 

A volte mi sembra di vivere in un mondo diverso, da chi propone queste ricettine. Nel mio mondo c’è la violenza di genere che colpisce nelle case così come in strada o sul lavoro donne di ogni condizione sociale, nel mio mondo c’è la repressione e la discriminazione contro gli immigrati, nel mio mondo c’è la povertà strutturale e aggravata dalle politiche neoliberiste, nel mio mondo c’è la disparità nelle relazioni eterosessuali impostate ancora come relazioni di dominio uomo-donna, nel mio mondo c’è il capitalismo per il quale pecunia non olet e in cui l’economia criminale la fa sempre più da padrona anche nei settori legali e la schiavitù dilaga, nel mio mondo al centro non è il benessere della persona e tantomeno dei soggetti più discriminati (donne biologiche e trans, immigrate, povere..) ma il massimo profitto per le élite.

Ora, non solo la prostituzione è una delle forme di violenza di genere che una donna può subire fin dall’interno delle mura domestiche da parte di partner, familiari, ecc.. e che può cominciare fin dall’infanzia o adolescenza (e non è che poi appena compio 18 anni divento “libera e autodeterminata professionista del sesso”). Non solo la violenza sulle donne è una faccenda enormemente complessa - fatta di tante sfumature e non sempre da visibili catene - e da cui non è per nulla facile uscire. Non solo numerose testimonianze di donne fuoriuscite dalla prostituzione, anche non sfruttate da papponi o forzate sotto minacce di morte, spiegano i danni psicofisici che hanno riportato in questa attività che comporta avere tanti rapporti sessuali non desiderati, soggiacendo alle più svariate richieste dei clienti.

Ma qui siamo addirittura in presenza di una INDUSTRIA, particolare che viene sempre dimenticato (?!) da tutti i “brillanti” maitre à penser. Ci sono interessi economici miliardari da parte di tantissime persone: gestori e proprietari di locali-bordello di ogni specie (hotel, night-club, affittacamere, centri massaggi, club priveé, ecc…), proprietari di agenzie di escort, intermediari, reclutatori e veri e propri magnaccia, trafficanti, funzionari vari corrotti, clienti potenti che usano le donne come merce di scambio per favori, ecc.. Il tutto in gran parte gestito oggi direttamente o indirettamente da grandi organizzazioni del crimine organizzato transnazionale, nell’illegalità o apparente legalità, a seconda delle leggi. 
Anche solo leggendo le cronache, appare evidente l’intreccio tra tratta e prostituzione con maggiore libertà di movimento, di cui parla Lydia Cacho nel suo libro inchiesta in giro per il mondo - come ad esempio nel caso del locale Pussycat di Roma, dove i gestori del locale mescolavano studentesse italiane e giovani rumene e di altre nazionalità di cui alcune “smistate” a papponi romeni per la prostituzione in strada. 
Non fa notizia in Italia che a una persona come José Moreno in Spagna sia stata data la licenza per aprire un altro mega-bordello nonostante fosse sotto inchiesta per tratta di esseri umani, né che in Germania Jürgen Rudloff (nella foto) possessore di tanti bordelli legali tra cui il Paradise di Stoccarda si sia semplicemente lavato le mani e sia rimasto incensurato quando è stato scoperto un giro di tratta che coinvolgeva anche il suo locale

In quale modo il variegato mondo dei veri protagonisti che fanno i veri profitti sulla prostituzione e sulla tratta per il mercato del sesso dovrebbe starsene inerte mentre donne nella prostituzione, fuoriuscite, intellettuali, femministe, liberi pensatori e politici si affannano nel dibattito e nelle proposte di legge? E infatti zitti lo sono solo apparentemente e non sempre lo sono. Non se ne sta zitto Dennis Hof, ad esempio, magnaccia legalizzato del Nevada, uomo potentissimo e ricchissimo, che già pensa ad espandere i suoi affari in Canada approfittando della nuova legge; non se ne sta zitta la tenutaria inglese Becky Adams che fa grande campagna per l’”assistenza sessuale” ai disabili. Persone come loro chiedono a gran voce la liberalizzazione e depenalizzazione del loro business e che la prostituzione sia riconosciuta professione come tutte le altre.
La maggior parte sta zitta ma non può che ritenersi la più grande beneficiaria occulta (o pilotatrice?) della grandissima campagna mondiale di normalizzazione-banalizzazione della prostituzione che non esita a utilizzare argomenti del femminismo e dei diritti umani per raccogliere consensi.

La regolamentazione-depenalizzazione-normalizzazione della prostituzione ha causato, dovunque sia stata adottata, la depenalizzazione dei profitti terzi sulla prostituzione, a volte nascosta e occultata dal semplice affittare delle camere d’albergo a prezzi salatissimi (come ad esempio avviene in Svizzera). Va da sé che il settore legale è poi una minima parte dell’industria che resta per lo più sommersa, ma appare legale e più “pulita” ai benpensanti, rassicurati dal fatto di non vedere in strada il mercato del sesso, o vederlo meno, a causa delle norme repressive che lo vietano.
Chi pensa che legalizzando l’industria della prostituzione e facendo finta che sia un lavoro come ogni altro si sconfiggano le mafie e la tratta “pecca di ingenuità” come dice Lydia Cacho, perché le mafie non hanno alcun interesse a rinunciare ai loro affari, né lo faranno. Ciò non potrà che aumentare invece il loro capitale di consenso e la loro impunità, perché sempre più gente penserà che le donne in prostituzione sono libere, felici e ben pagate, la domanda crescerà sempre di più e tacnicamente sarà sempre più difficile perseguire gli sfruttatori, una volta che questi siano diventati “manager”.

Basterebbe pensare alla tratta con vera e propria riduzione in schiavitù per il lavoro – nell’abbigliamento, nell’edilizia, nell’agricoltura -  che avviene tranquillamente nel moderno capitalismo sostanzialmente indisturbata, per far tremare una persona di buon senso al solo pensiero di far entrare la prostituzione nella sfera del “lavoro”.
E invece si sente tanto parlare di diritti, di pensione, ferie e malattia, come se l’industria del sesso fosse la città del sole e non il regno di efferati sfruttatori! Come se non avessimo già esempi concreti in tanti paesi, come la Germania, dove le tariffe per le donne sono crollate nei bordelli a tariffa fissa dove paghi un tot al mese e stai con quante vuoi. Più dici che la prostituzione in sé è una banale attività come altre e che frutta lauti guadagni più confermi la falsa versione di trafficanti e papponi che, con secoli di esperienza, attraggono le ragazze nel giro nella sostanziale connivenza degli stati e della società tutta, più aumenti la violenza dei clienti che vogliono sia soddisfatta ogni loro richiesta e si lamentano coi gestori dei bordelli della scarsa “professionalità” delle ragazze che hanno dolore e chiedono di smettere.
Si dice che si vuole togliere lo stigma alle donne in prostituzione, ma – come dice Rebecca Mott, sopravvissuta allo sfruttamento sessuale  - per toglierlo bisogna cominciare a considerarle innanzitutto esseri umani e non macchine per fare soldi o bambole di gomma a servizio dei clienti. E bisogna fare attenzione a non togliere invece lo stigma ai magnaccia, promuovendoli a manager di tutto rispetto come già accaduto in numerosi paesi! 

Come giovane donna che non si è personalmente prostituita, ma conosce ragazze ex vittime di tratta e donne fuoriuscite dalla prostituzione, posso dire che non voglio vivere in un mondo in cui la prostituzione sia considerata una buona opportunità di lavoro che le ragazze possono cogliere. Voglio avere il diritto di rivendicare istruzione, lavoro e reddito garantito, senza che mi si proponga l’industria del sesso come accettabile alternativa o mezzo per pagare rette universitarie sempre più esose, nascondendo la distruzione psico-fisica che porta con sé. Come donna femminista dico che “il corpo e mio e lo gestisco io” non significa che lo gestisce invece di me il mercato, il manager del sesso e il cliente. Ma proprio che lo gestisco io, cioè che la mia sessualità deve essere libera e non avere a che fare col mio sostentamento economico né con quello della mia famiglia e che gli uomini con cui stare li scelgo io.
Finché questo mondo non sarà un mondo per le donne, senza discriminazioni di classe e provenienza geografica, senza povertà, senza sopraffazioni di qualsiasi genere, io scelgo di non rendermi complice della schiavitù  e della violenza subita realmente da tante mie sorelle diventando sostenitrice dell’industria del sesso e delle sue bugie. 

Da secoli ci è stato insegnato che i bordelli erano necessari per la “salute maschile” o per la “prevenzione degli stupri sulle donne perbene” o perché la “cloaca non invadesse la città”. Ora il linguaggio è cambiato, perché dire certe cose è diventato impresentabile. E allora si parla di scelta delle donne, nonostante la quasi totalità delle donne in prostituzione dice che avrebbe desiderato e desidererebbe fare altro, nonostante la grandissima presenza nella prostituzione delle ragazze straniere ridotte in schiavitù e legate ad un debito.
Si continua a dare per naturale e indiscussa la scelta di milioni di persone – in grandissima maggioranza uomini – di fare sesso non consensuale e reciproco, senza essere desiderati, ma comprando l’accesso ai corpi col denaro. Penso che sia veramente arduo per ogni persona che si occupi di questione di genere continuare a ignorare questo nodo, il nodo della violenza intrinseca di questo atto non reciproco, fortemente apparentata con l’altra forma di violenza che è lo stupro, eppure per lo più si continua a ignorarlo persino in questi ambienti. Ben sapendo che tratta, prostituzione minorile e infantile, sfruttamento e violenze continueranno a esistere con qualunque legge perché le leggi a nulla possono dove non c’è rivoluzione del pensiero. Finché si continuerà a difendere la prostituzione con i soliti argomenti liberali senza sviscerare il funzionamento dell’industria del sesso e il suo legame concreto con la tratta, senza mettere seriamente in discussione la pratica del pagamento per l’accesso ai corpi,  ci saranno ben poche speranze di cambiamento.

martedì 30 aprile 2013

La potente lobby dei prosseneti spagnoli



Pubblico una parte di un interessantissimo articolo di Maria Rossi che potete trovare qui pubblicato interamente sulla situazione  spagnola in relazione a tratta e prostituzione. 
In Spagna dal 1995 sono depenalizzati i proprietari dei  bordelli, non considerati sfruttatori, ed è stata avviata una regolamentazione della prostituzione al chiuso  ufficialmente con l’intento di combattere la tratta e le mafie.   Si sono moltiplicate le ordinanze locali che hanno autorizzato e regolamentato l’apertura di locali dove si esercita la prostituzione, multando invece pesantemente prostitute e clienti della prostituzione in strada,  emanate nel nome del “decoro urbano” e “civile convivenza”.  Si suppone che l’80% della prostituzione in Spagna oggi si svolga in luoghi chiusi. 
Di particolare interesse le notizie sulla potentissima Asociación Nacional de Empresarios de Locales de Alterne (ANELA), associazione di proprietari di bordelli costituitasi nel 2001, diretta fino al 2011 da un noto esponente dell’estrema destra spagnola xenofoba (José Luis Roberto Navarro, nella foto). ANELA esercita ormai da anni un’intensa azioni di lobbying sui governi centrali e amministrazioni locali con un ruolo attivo nella elaborazione delle ordinanze, ha intrecciato strettissimi rapporti con le istituzioni, compresi i corpi di polizia e – colmo dei colmi – si dichiara interessata alla tutela dei diritti delle prostitute e gestisce persino un numero verde antitratta!

I proprietari dei locali dove si esercita la prostituzione non percepiscono una commissione sulle transazioni sessuali, ma affittano le camere alle ragazze, richiedendo, per la pensione completa, un compenso che si aggira tra i 40 e gli 80 euro al giorno[1]. In tal modo,  possono rifuggire dall'accusa di lenocinio e proclamare la propria estraneità alla tratta. La realtà, però, è molto più oscura. Nei bordelli praticano rapporti mercenari molte ragazze vittime del traffico degli esseri umani e sono  i
i proprietari i responsabili del loro sfruttamento, non appena i trafficanti le hanno condotte in Spagna[2]. Osserva  il giornalista Joan Cantareno, che è riuscito a consultare documenti importanti e ad acquisire notizie di prima mano facendosi assumere dall'Associazione Nazionale dei proprietari di bordelli,: <<La maggior parte dei boss della prostituzione in Spagna sono persone senza scrupoli, che ricorrono all'importazione massiccia di donne, in maggioranza sudamericane, alle quali impongono  il pagamento di debiti scandalosamente elevati>>[3]. 
In molti casi sono gli stessi proprietari dei locali dove si praticano rapporti mercenari ad acquistare il biglietto aereo alle future prostitute, come rivela Lisa, una ragazza brasiliana intervistata  dalla conduttrice  di un'interessante inchiesta sulle case chiuse in Spagna trasmessa il 25 novembre 2012 dal canale francese M6. Avendo contratto con il proprietario  di uno dei più frequentati bordelli di La Jonquera: il Lady' s Dallas un debito di 7000 euro per l'acquisto del biglietto aereo, la ragazza è costretta a prostituirsi e non può abbandonare l'attività, malgrado dichiari di aver raggiunto il limite di sopportazione[4].  Il Lady's Dallas è stato recentemente oggetto di un'indagine della polizia che ha condotto ad individuare 215 ragazze romene vittime della tratta, costrette a prostituirsi, in condizioni di semischiavitù, per 12-14 ore al giorno,  sottoposte a minacce, violenze fisiche, stupri. I trafficanti sono originari della Romania[5].
[…]
Quanto è diffusa in Spagna la tratta a scopo di sfruttamento sessuale? Essa provocherebbe 50.000 vittime all'anno[6]. Si è asserito che l'80%[7]  della prostituzione straniera sarebbe coatta e frutto del traffico di esseri umani, mentre altre fonti riportano una percentuale del 90% o del 95% di ragazze che non praticano rapporti mercenari per scelta libera e priva di vincoli[8]: concetto più ampio del precedente. Anche senza voler considerare questi dati irrefutabili, resta il fatto che la percezione della diffusione della tratta, del lenocinio e della mafia è ben presente nelle stesse prostitute. Intervistata dal giornalista del canale francese M6, Victoria afferma che ne Le Paradise di José Moreno, dove si prostituisce, circola la voce che la maggior parte delle ragazze siano reclutate dalla mafia dei prosseneti, ai quali sono costrette a consegnare parte dei guadagni realizzati[9].
Nessuno stupore. Secondo fonti della Comisaría General de Extranjería , la mafia gestisce ben 4000 locali spagnoli dove si esercita la prostituzione[10]. Dato clamoroso, riportato anche da Lydia Cacho nel suo celebre testo Schiave del potere[11].
Esistono diverse prove della connivenza tra sistema giudiziario, politico, repressivo spagnolo e mafia dedita alla prostituzione.
Un caso eclatante è rappresentato dalla vicenda di José Moreno […] Malgrado il proprietario dei bordelli Eden ed Eclipse fosse accusato dei reati di riciclaggio, tratta a fini di prostituzione e prossenetismo, il Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna gli riconobbe nel 2010 il diritto di costruire un altro locale adibito alla prostituzione: il Paradise, a Jonquera,  nonostante la strenua opposizione della polizia locale e del sindaco, l'unico autorizzato dalla legge a concedere permessi di costruzione e licenze di esercizio[12].
La vicenda di José Moreno non costituisce l'unica prova dell'accondiscendenza e della benevolenza   che ispira gli intensi rapporti tra sistema istituzionale e sistema prostituzionale.
Un nucleo di proprietari di bordelli ha costituito nell'aprile 2001 l'Asociación Nacional de Empresarios de Locales de Alterne (ANELA), una lobby che esercita una considerevole influenza sui rappresentanti delle amministrazioni centrali, autonome e locali, con alcuni dei quali ha intrecciato amichevoli relazioni.
L'ANELA, alcuni dei cui associati sono definiti da Joan Cantareno, giornalista investigativo che, essendosi fatto assumere dal gruppo, ne ha potuto verificare le modalità operative, "siniestros personajes" e " auténticos delincuentes"[13] il cui curriculum criminale, osservano altri, non ha nulla da invidiare ad Al Capone[14], si proclama interessata alla tutela dei diritti delle prostitute ed ha persino istituito un numero verde per la denuncia della tratta[15]. Un autentico paradosso, analogo a quello che si riscontrerebbe se Emma Marcegaglia o Sergio Marchionne sollecitassero gli operai a presentare ai loro uffici esposti contro le condizioni di sfruttamento e gli incidenti sul lavoro che si verificassero nelle imprese metalmeccaniche.
Gli autentici obiettivi di ANELA sono però chiari ed esplicitamente dichiarati e consistono nella battaglia per ottenere la promulgazione di ordinanze locali e di una legislazione nazionale che autorizzi definitivamente e regolamenti i locali dove si praticano i rapporti mercenari e nella denuncia e nella lotta contro la concorrenza illegale rappresentata dalla prostituzione di strada e da quella che si esercita nei locali non abilitati (quelli che, evidentemente, non aderiscono all'associazione), che non offrirebbero le garanzie di serietà, sicurezza, pulizia ed igiene richieste a queste strutture[16]. Non è affatto casuale che questi intenti coincidano esattamente con l'orientamento espresso dalla miriade di Ordinanze cittadine che sanzionano con multe pesanti la prostituzione che si esercita nelle vie, ma non quella che si pratica nei locali.  Alla redazione dell'Ordinanza promulgata dal governo catalano nel 2002, del resto, ha partecipato il delegato di ANELA in Catalogna: Manuel Nieto Marín, avvocato e agente della polizia giudiziaria di Barcellona, figura che attesta, dunque, la commistione esistente tra incarichi istituzionali e cariche ricoperte nel mondo dello sfruttamento della prostituzione.
Non desterà alcuno stupore, a questo punto,  sapere che nel 2002 il Ministro dell'Interno del Governo (Generalitat) della Catalogna: Xavier Pomés ricevette un premio da ANELA, che ne concesse uno anche all'Unità Operativa Centrale della Guardia Civil per la sensibilità dimostrata e la collaborazione offerta alla lotta dell'associazione volta a normalizzare il settore: motivazione espressa dal valenziano José Luis Roberto Navarro,  all'epoca Segretario Generale dell'organizzazione. La cerimonia di premiazione si celebrò  nel comune galiziano di O Barco de Valdeorras, città natale  dell'allora presidente di ANELA: Pablo Mayo, uno dei maggiori imprenditori del sesso della zona. Il sindaco socialista del municipio officiò alla cerimonia e distribuì i premi. Partecipò alla manifestazione anche il primo cittadino di Petín: Xosé Vincente Soralat López, anch'egli esponente del PSOE.
Lo stesso giorno, una delegazione del consiglio di amministrazione di ANELA  fu ricevuta dalla Direttrice generale del Turismo della Galizia: María Antón  Vilasánchez,  su istanza del Presidente della Giunta Manuel Fraga, che si scusò, con una lettera inviata all'associazione, di non poter partecipare  all'incontro. Ebbe anche un colloquio con il presidente del consiglio di Orense in Galizia: José Luis Baltar del Partito Popolare[17].
ANELA svolge un'intensa attività lobbistica nei confronti del governo nazionale e di quelli locali, allo scopo di promuovere l'adozione di una legislazione sulla prostituzione analoga a quella catalana.   Nel dicembre 2011 il nuovo presidente dell'associazione Juan Carlos Martínez Antúnez incontrò il vice ministro degli Interni e presidente della Comunità di Madrid Luis Armada Martínez-Campos  e lo sollecitò a promulgare una legge che regolamentasse l'esercizio della prostituzione in  maniera analoga a quanto previsto dall'Ordinanza emanata nel 2002 dal collega catalano. Armada si  mostrò interessato alla proposta di ANELA tanto  da prevedere altri possibili incontri che sfociassero nella redazione congiunta di un decreto che disciplinasse la materia. Scopo dell'abboccamento era anche quello di influire, attraverso la comunità di Madrid, sul Governo di Mariano Rajoy, inducendolo a promulgare una legislazione nazionale che soddisfacesse pienamente le aspettative degli imprenditori del sesso[18].
ANELA sta esercitando analoghe pressioni sul Governo regionale di Aragona e di Murcia. Il suo obiettivo è quello di avviare una serie di colloqui con i rappresentanti di tutte le regioni, al fine di imprimere un consistente impulso al settore attraverso la regolamentazione[19].
Nel 2001 esponenti di spicco dell'ANELA, tra i quali il Segretario Generale Roberto Navarro e il Presidente Pablo Mayo, si compiacquero anche di essere stati ricevuti dal Direttore Generale della Guardia Civil, ( la polizia militare spagnola che si occupa della repressione della tratta): Santiago López Valdivieso[20].
Gli imprenditori del sesso intrattengono cordiali rapporti con tutti i corpi di polizia spagnola. Al giornalista del canale francese M6 José Luis Roberto Navarro dichiara di distribuire la rivista dell'associazione nei commissariati di polizia e di essere proprietario di un negozio di uniformi e distintivi militari e gestore di  una società che fornisce servizi di sicurezza  alle forze dell'ordine[21], oltre che ai locali aderenti ad ANELA: la Levantina de Seguridad. Questa impresa, che impiega vigilantes, spesso ex poliziotti, è stata condannata e denunciata in molteplici occasioni per aggressioni (ben 200 soltanto nel 2001) commesse dai suoi agenti  in discoteche e locali di divertimento[22]. Ciò nonostante essa continua a partecipare a gare pubbliche e a stipulare contratti con le amministrazioni locali, in particolare con quella di Valenza, dove ha sede. Nel 2002, nonostante le molte denunce accumulate per lesioni, le fu affidata la funzione di controllo del palazzo occupato dalle Direzioni territoriali del Lavoro e dei Servizi Sociali e il compito di vigilanza di un istituto scolastico[23]. Nel 2009 l'assessore alla Cultura di Terragona, il repubblicano Joan Manuel Tresserras ha attribuito  agli agenti di sicurezza dell'impresa il controllo dei monumenti della città[24].
ANELA intrattiene, dunque, ottimi rapporti con politici appartenenti a qualsiasi schieramento. Eppure, fino al 2011 era diretta da José Luis Roberto Navarro, fondatore del partito di estrema destra España 2000,  formazione di orientamento neofascista accostabile a FE-La Falange, e a  Fuerza Nueva e affine al Front national di Le Pen. Accusato più volte di incitamento all'odio razziale, organizzatore di manifestazioni contro gli immigrati, Roberto Navarro[25] non  si preoccupa di conciliare queste sue intolleranti convinzioni con la presenza nei bordelli di prostitute in grande maggioranza straniere, prive di permesso di soggiorno e,  di sovente, vittime della tratta, spesso praticata dagli stessi proprietari dei locali. Il suo socio nella Levantina de Seguritad è Manuel Salazar Aguado, simpatizzante di España 2000, avvocato di neonazisti, marito della figlia di un generale che si presume abbia partecipato al golpe spagnolo del 1981[26].
Concludo l'articolo ponendomi due domande.
Gli stretti rapporti che gli imprenditori del sesso hanno saputo intrecciare con le istituzioni  sono davvero compatibili con  la lotta tenace contro la tratta, il lenocinio e l'infiltrazione della mafia nei locali dove si esercita la prostituzione,  inclusi quelli associati ad ANELA?

Siamo sicuri che in Italia  una regolamentazione della prostituzione, auspicata da molti, ispirata al modello olandese, tedesco o spagnolo non produca effetti simili a quelli che si stanno registrando nel vicino Paese iberico, inclusa l'enorme espansione della mafia, della tratta e dello sfruttamento della prostituzione?



[1] Mónica Ceberio Belaza, Des bordels par milliers; cit. L'eldorado catalan du sexe discount, cit.; En Catalogne, des clients surtout français, <<Le Parisien>>, 18 marzo 2010, consultabile qui: http://www.leparisien.fr/societe/en-catalogne-des-clients-surtout-francais-18-03-2010-853122.php.  Il costo di un rapporto mercenario di mezz'ora si aggira, invece, intorno ai 60 Euro. Cfr. Enquête exclusive - Espagne l'incroyable business des maisons closes; http://www.youtube.com/watch?v=qL6JUsvfxh8.

 


[2] Des bordels par milliers, cit.
[3]  <<La mayoría de los jefes de la prostitución en España son «personas sin escrúpulos, que recurren a la importación masiva de mujeres, en su mayoría sudamericanas a las que aplican deudas indecentes». Los amos de la prostitución en España; Carlos Alós, Los amos de la prostitución, <<Levante el Mercantil Valenciano>>, 31-1-2007, http://www.antifeixistes.org/arxiu/altr88.pdf o http://www.apramp.org/noticia.asp?id=550 
[4] Intervista a Lisa, 13 minuto, Enquête exclusive - Espagne l'incroyable business des maisons closes; http://www.youtube.com/watch?v=qL6JUsvfxh8.
[5] Laure Moysset, 215 jeunes prostituées roumaines travaillaient en 'esclaves' au Dallas, <<L'Indépendant>>, 21 febbraio 2013, http://www.lindependant.fr/2013/02/21/215-jeunes-prostituees-roumaines-travaillaient-en-esclaves-au-dallas,1729517.php#Séquence_1; Antoine Krempf et Gaëlle Fontenit, Un réseau de proxénètes démantelé à la frontière espagnole, 21 febbraio 2013, <<France info>>, http://www.franceinfo.fr/faits-divers/un-reseau-de-proxenetes-demanteles-a-la-frontiere-espagnole-899039-2013-02-21
[6] La trata de mujeres, un problema "en la puerta de al lado", <<Público.es>>, 23 settembre 2011, http://www.publico.es/espana/397937/la-trata-de-mujeres-un-problema-en-la-puerta-de-al-lado
[7] Ibidem;  APRAMP,   Asociación para la prevención, reinserción y atención de la mujer prostituida, Fernando Del Busto, El 80% de la prostitución en España procede de la trata de mujeres, 25 novembre 2008, http://www.apramp.org/noticia.asp?id=794; España: El Gobierno ofrece ayuda jurídica a las víctimas de explotación sexual, http://www.alianzaportusderechos.org/article/espana-el-gobierno-ofrece-ayuda-juridica-a-las-vic/
[8] Numerose sono le fonti giornalistiche e i documenti che riportano questi dati. Ne cito solo alcune: UGT (Unión General de Trabajadores), La prostitución, una cuestión de género, 13 gennaio 2006, p.6,  www.ugt.es/informes/prostitucion.pdf; Un 90 % de las prostitutas en España ejerce la profesión por obligación, in <<20 minutos.es>>, 29 settembre 2007, http://www.20minutos.es/noticia/283181/0/prostitutas/estres/vietnam/; Prostitutas, inmigrantes y forzadas; <<El País>>, 18 agosto 2011, http://sociedad.elpais.com/sociedad/2011/08/18/actualidad/1313618406_850215.html; Marta González Vásquez, Explotación sexual, esclavitud del siglo XXI, cit.
[9] Colloquio del giornalista con Victoria, Enquête exclusive - Espagne l'incroyable business des maisons closes; minuto 46, http://www.youtube.com/watch?v=qL6JUsvfxh8
[10] David Fernández, Las mafias de la prostitución dirigen 4.000 burdeles en España, <<20 minutos.es>>, 8-1-2008, http://www.20minutos.es/noticia/330503/0/mafias/prostitucion/burdeles/
[11] Lydia Cacho, Schiave del potere, Fandango, Roma, 2010, p.293.
[12] Accanto alle fonti giornalistiche indicate in questo ottimo articolo: http://consumabili.blogspot.it/2013/03/paradiso-per-trafficanti-di-donne.html, consiglierei di vedere il video di Enquête exclusive - Espagne l'incroyable business des maisons closes;, http://www.youtube.com/watch?v=qL6JUsvfxh8, Intervista al sindaco di la Jonquera, minuto 40. Cfr. anche Le Paradise, maison close en Espagne, <<GQ. News>>, http://hommes.gqmagazine.fr/le-paradise-maison-close-en-espagne/
[13] Joan Cantareno  è autore di un libro ben documentato  su ANELA: Los amos de la prostitución en España; Carlos Alós, Los amos de la prostitución, <<Levante el Mercantil Valenciano>>, 31-1-2007, http://www.antifeixistes.org/arxiu/altr88.pdf o http://www.apramp.org/noticia.asp?id=550  . Tra gli associati di ANELA condannati o accusati di aver commesso reati possiamo ricordare Balbino García Caurel, proprietario di vari bordelli catalani, il prosseneta Manuel García, Juan Rueda Salto, condannato a due anni di carcere per la presenza di una minorenne nel Club Changó di cui è comproprietario, Marcos Montoya Fernández, proprietario di cinque bordelli nelle Baleari, a Valenza e a Cuenca, accusato di tratta di ragazze paraguaiane a fini di prostituzione e recentemente fuggito dagli arresti domiciliari cui era condannato in attesa di giudizio.  Los amos de la prostitución en España, http://alejandra-desde-mas-alla.lacoctelera.net/post/2009/06/26/los-amos-la-prostitucion-espana. Su Montoya Fernández cfr. Español que tenía medidas escapó antes de su juicio, <<Ultimahora.com>>, 15 febbraio 2012, http://www.ultimahora.com/notas/503759-Espanol-que-tenia-medidas-escapo-antes-de-su-juicio.
[14] Los amos de la prostitución en España, http://alejandra-desde-mas-alla.lacoctelera.net/post/2009/06/26/los-amos-la-prostitucion-espana
[15] Intervista a José Luis Roberto Navarro, video di Enquête exclusive - Espagne l'incroyable business des maisons closes;, http://www.youtube.com/watch?v=qL6JUsvfxh8, minuto 33.
[16] http://www.anela.es/objetivos.htm
[17] El Lobby de los empresarios de locales de alterne busca afianzar los prostibulos, http://www.apramp.org/noticia.asp?id=50
[18] ANELA se reúne con el Gobierno de la Comunidad de Madrid para asesorar en la elaboración de la nueva Ley de Espectáculos y Locales de Ocio, http://www.anela.es/noticias-general/politica/490-anela-se-reune-con-el-gobierno-de-la-comunidad-de-madrid-para-asesorar-en-la-elaboracion-de-la-nueva-ley-de-espectaculos-y-locales-de-ocio
[19] ANELA se reúne con las CCAA de Aragón y Murcia, para regular los locales de alterne, http://www.anela.es/noticias-general/politica/504-anela-se-reune-con-las-ccaa-de-aragon-y-murcia-para-regular-los-locales-de-alterne
[20] El Lobby de los empresarios de locales de alterne busca afianzar los prostibulos, http://www.apramp.org/noticia.asp?id=50, cit.
[21] Intervista a José Luis Roberto Navarro, video di Enquête exclusive - Espagne l'incroyable business des maisons closes;, http://www.youtube.com/watch?v=qL6JUsvfxh8, minuti 34 e 35.
[22] El Lobby de los empresarios de locales de alterne, cit.
[23] Jaime Prats, Bienestar Social acumula varias adjudicaciones a empresas oscuras, 27 ottobre 2002, <<El País>>, http://elpais.com/diario/2002/10/27/cvalenciana/1035746291_850215.html
[24] Miquel Noguer, Lydia Garrido, Una empresa vinculada a la ultraderecha vigilará monumentos de la Generalitat, 1 febbraio 2009, <<El País>>, http://elpais.com/diario/2009/02/01/catalunya/1233454039_850215.html. Per consultare altri articoli di <<El País>> sulla Levantina de Seguridad cfr. http://elpais.com/tag/levantina_de_seguridad/a/
[25]  España 2000 , in http://en.wikipedia.org/wiki/Espa%C3%B1a_2000
[26] Extrema derecha y antifascismo. Entrevista a Joan Cantareno. La prostitución: El gran negocio de la extrema derecha en el País Valenciano, in http://www.rebeldemule.org/foro/faltaban/tema1673.html#p7325