Visualizzazione post con etichetta CEDAW. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta CEDAW. Mostra tutti i post

giovedì 12 luglio 2012

Pisa, il decoro e la vergogna

Pubblico qui una lettera che ho mandato alla consigliera comunale del PD Veronica Sbrana per protestare contro un suo comunicato stampa e la sua posizione assunta in merito all'ordinanza del Sindaco di Pisa, una delle tante che affrontano la prostituzione in strada come un problema di "decoro urbano", secondo i dettami del pacchetto sicurezza.
Nella foto, manifestazione spontanea di donne nigeriane che ci fu a Palermo a febbraio per protestare contro l'assassinio di due connazionali Nike e Loveth e contro l'indifferenza delle istituzioni.

Gentile Consigliera Veronica Sbrana,

Le scrivo questa lettera aperta (che invio per conoscenza anche al Segretario del Suo Partito, on. Bersani) in relazione al seguente Suo comunicato apparso su alcuni giornali locali che si può leggere al seguente link in merito alla prostituzione di strada nel comune di Pisa e alla recente ordinanza in materia del Sindaco: http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2012/06/17/news/intollerabile-vedere-le-prostitute-lungo-le-strade-1.5279921
Sono una blogger che si interessa in particolare alle problematiche relative alla prostituzione e alla tratta di esseri umani, in particolare donne e bambine. Non Le nascondo la mia profonda indignazione e sconcerto nel leggere da parte Sua delle parole che dimostrano totale mancanza di sensibilità e conoscenza delle problematiche delle persone che si prostituiscono in strada - la cui maggioranza è straniera - dei loro diritti, della loro condizione molto spesso di grave sfruttamento e riduzione in schiavitù da parte del crimine organizzato transnazionale, trattando la loro presenza in strada come un problema di "decoro e vivibilità" per gli abitanti del comune e di "ostentazione scandalosa nelle pubbliche vie, con grave danno morale per chiunque si trova a passare da determinate zone", e invocando la rapida approvazione della proposta di legge Carfagna che criminalizza chi si prostitusce in strada. Lei scrive infatti: "Sicuramente la mancanza di norme antiprostituzione facilita tali attività non essendo la legge Carfagna mai stata approvata dai due rami del Parlamento. Rimane l’ordinanza del sindaco, ma la mancanza di poliziotti municipali e la limitata competenza in materia non bastano per contrastare questo fenomeno, considerando anche che la violazione dell’ordinanza non comporta alcuna conseguenza di carattere penale. L’eliminazione della prostituzione dalle strade dovrebbe essere un obiettivo condiviso da tutte le istituzioni".
Mi limito a ricordarLe, nel merito, che il Comitato dell'ONU che monitora la sottoscrizione della  CEDAW (Convenzione sull'Eliminazione di ogni Forma di Discriminazione contro le Donne) ha recentemente richiamato il nostro Paese esprimendo tra l'altro la seguente preoccupazione proprio in merito al disegno di legge da lei ricordato: "Il Comitato prende nota che sono in discussione molti Disegni di Legge (incluso l’A.S. 1079 del 2008 per criminalizzare la prostituzione in aree pubbliche), parte di un più generale pacchetto di misure volte a sradicare la prostituzione e lo sfruttamento sessuale. Tuttavia il Comitato è preoccupato per il riconoscimento da parte dello Stato-membro che la proposta di criminalizzazione della prostituzione in spazi pubblici “ha una funzione di pubblica sicurezza e di decoro della vita urbana” e che apparentemente i diritti delle donne coinvolte nella prostituzione in strada - la maggior parte delle quali migranti - non sono stati presi in considerazione nella formulazione di tali misure." Il Comitato esprime la preoccupazione (peraltro condivisa unanimemente da tutte le organizzazioni della società civile che si occupano dell'assistenza alle persone che si prostituiscono in strada e in particolare dalle sopravvissute alla tratta come Isoke Aikpitanyi) che le misure di  criminalizzazione della prostituzione in strada possano portare, come già sta avvendendo dall'approvazione del "pacchetto sicurezza" le ragazze sempre più al chiuso, in appartamenti e oscuri night club, dove ben più stretto si fa il controllo su di loro e ben minore la possibilità di ricevere soccorso. Ecco le parole del Comitato: "Lo Stato-membro è incoraggiato a: a) intraprendere un’analisi dell’impatto delle misure proposte per la criminalizzazione della prostituzione in strada, al fine di identificare i potenziali rischi per lo sfruttamento delle donne che possono muoversi dai circuiti di prostituzione all’aperto a luoghi chiusi, dove –come riconosciuto dallo Stato-membro – la prostituzione rimane un fenomeno nascosto e sconosciuto;
(b) continuare a formulare strategie e programmi per prevenire l’avviamento alla prostituzione e stabilire programmi di supporto e riabilitazione per le donne che desiderano lasciare la prostituzione, fornendo anche informazioni e sostegno per forme alternative di sostentamento."
Le ricordo che, per quanto riguarda in particolare la tratta di esseri umani, il nostro Paese ha ratificato diverse convenzioni internazionali ed europee, che impongono agli Stati precise responsabilità nella cooperazione internazionale volta a contrastare questo crimine contro l'umanità e che, soprattutto mettono al centro la vittima di tratta come soggetto di diritti e come parte lesa e non certo come criminale che insozza le città, come emerge invece da comunicati come il suo.

Concludo dicendo che lei auspica "la costruzione di una città pulita, decorosa e dove non si abbia vergogna o paura a camminare per le strade", ignorando che chi fa davvero paura sono tanti Suoi "rispettabili" concittadini pisani che usano violenza, minacciano e dileggiano le ragazze in strada, spesso e volentieri anche minorenni, a volte le uccidono anche, se non sono uccise dai loro sfruttatori per essersi ribellate, e la vera vergogna è quella delle nostre istituzioni che  sanno emettere solo ordinanze del tenore di quella del Suo Sindaco. L'Onorevole Bersani dovrebbe forse essere al corrente che esponenti del Suo partito non agiscono diversamente, rispetto a queste problematiche, da quanto fanno esponenti della peggiore destra xenofoba targata Lega Nord o Pdl.

Grazie per l’attenzione.


lunedì 30 aprile 2012

54 basta

 54 con l'uccisione di Vanessa, 20 anni, solo dall'inizio del 2012.

Ho firmato questo appello per lei e per tutte le altre, che è comparso anche sui media mainstrem. Sperando che non sia solo un sasso che cada nel vuoto come spesso accade.

54 sono troppi per non dire basta, troppi per continuare ad ascoltare e leggere dai nostri media di "gelosia" , di "passione", di "raptus". Troppi per continuare a propagare una cultura dominante che non riconosce alle donne lo status pieno di persona e che impone agli uomini un modello di grande povertà emotiva e relazionale.

Barbara Spinelli ha ricostruito in questo libro la storia di questa parola che sta finalmente lentamente entrando nel riconoscimento giuridico internazionale.

Il femminicidio è "l'annullamento  dell'identità e della libertà di autodeterminazione della donna, attraverso la violenza fisica, fino all'uccisione, o l'assoggettamento psicologico, economico, culturale, politico, giuridico, per fare sì che il suo comportamento risponda alle aspettative dell'uomo o della società, sia conforme al ruolo tradizionale assegnato a uomini e donne, e per punirla quando si discosta da tale modello." 

La  forma estrema di femminicidio è l'uccisione di una donna in quanto donna

Ricordo qui che il Comitato delle Nazioni Unite che monitora l'applicazione della CEDAW, la Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione verso le donne, ha espresso questa preoccupazione:
"Il Comitato rimane preoccupato per l’elevata prevalenza della violenza nei confronti di donne e bambine nonché per il persistere di attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica, oltre ad essere preoccupato per la mancanza di dati sulla violenza contro le donne e bambine migranti, Rom e Sinte.
 Il Comitato è inoltre preoccupato per l’elevato numero di donne uccise dai propri partner o ex-partner (femminicidi), che possono indicare il fallimento delle Autorità dello Stato-membro nel proteggere adeguatamente le donne, vittime dei loro partner o ex partner."

Un ricordo in particolare va alle tante donne e trans uccise per mano di uomini "clienti" o di sfruttatori, in particolare le migranti di cui spesso non si sa nulla perché qui erano "clandestine", fantasmi. Almeno 200 in due anni, solo le nigeriane, stando alle cronache, ma le stime arrivano a 500 donne scomparse nel nulla e forse uccise.

Pochi giorni orsono anche in Argentina il femminicidio è diventato reato con propria identità giuridica. 

--

Segnalo un importante articolo di Barbara Spinelli che da anni si batte per la prevenzione e lotta al femminicidio. Da lei si può imparare tanto sul termine femminicidio, sulla sua storia, su cosa fare per combatterlo:  http://27esimaora.corriere.it/articolo/perche-si-chiama-femminicidio-2/



venerdì 21 ottobre 2011

Le raccomandazioni del comitato per la CEDAW all'Italia


Nel luglio scorso il Comitato dell'ONU per l'eliminazione di tutte le discriminazioni contro le donne che si occupa di verificare l'applicazione dell'omonima convenzione (CEDAW) approvata dalle Nazioni Unite 30 anni fa, ha evidenziato diversi punti di criticità nel nostro Paese su temi come la rappresentazione delle donne come oggetti sessuali, violenza e femminicidi, partecipazione alla vita politica, ecc..
In questo post, riporterò la traduzione della parte di raccomandazioni all'Italia relativa alla tratta e allo sfruttamento sessuale. La traduzione è mia, visto che non sono riuscita a trovarne una. Il testo in inglese dell'intero rapporto , di cui - manco a dirlo - non si è quasi parlato in giornali e TV, è questo. Notizie sul rapporto ombra inviato al Comitato dalla società civile nella piattaforma "Lavori in corsa" le trovate qui.
Emerge un quadro che mostra quanto si faccia assolutamente troppo poco nella lotta a tratta e sfruttamento sessuale, non essendoci ancora neanche un piano nazionale e soprattutto trattando la prostituzione come problema di decoro urbano e non di diritti umani, in un'assenza totale di programmi statali di prevenzione del fenomeno e reinserimento lavorativo delle donne che vogliono uscire dalla prostituzione. Ecco la traduzione (i grassetti sono miei):

Tratta e sfruttamento della prostituzione

Il Comitato elogia lo stato membro per la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, la ratifica del Protocollo per la prevenzione, abolizione e punizione del traffico di persone, specialmente donne e bambini, supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e gli sforzi intrapresi per assicurare assistenza sociale, per identificare le vittime di tratta e per perseguire i trafficanti. Tuttavia il Comitato è preoccupato dal fatto che l'applicazione dell'art. 18 del D.lgs n. 286/1998 che assicura uno speciale permesso di soggiorno per le vittime di tratta e sfruttamento, a scopi di protezione sociale, possa, se interpretato restrittivamente, privare di adeguata protezione donne che sono trafficate in altri paesi e poi portate in Italia a scopo di tratta.
Il Comitato è inoltre preoccupato dal fatto che un "pacchetto sicurezza" adottato dal governo nel 2010 ha seriamente ostacolato le forze di polizia nell'adeguata identificazione di potenziali vittime di tratta.
Il Comitato sollecita lo stato membro a :
a) tener presente la dimensione transnazionale del crimine della tratta di esseri umani, come evidenziato nel Protocollo per la prevenzione, abolizione e punizione del traffico di persone, specialmente donne e bambini, supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e uniformare le procedure specifiche per l'identificazione delle vittime potenziali.
b) Velocizzare il processo di adozione di un Piano nazionale di lotta alla tratta
c) Assicurare che l'interpretazione dell'art. 18 del D.lgs 286/1998 non privi le donne che sono trafficate in altri paesi di adeguata protezione
Il Comitato nota che diversi provvedimenti (incluso il disegno di legge n. 1079 del 2008 che criminalizza la prostituzione nei luoghi pubblici) come parte di un più generale pacchetto di misure per sradicare la prostituzione e lo sfruttamento sessuale, sono in discussione nello stato membro. Tuttavia il Comitato è preoccupato che lo stato membro riconosca che la proposta di criminalizzare la prostituzione in strada "ha una funzione di pubblica sicurezza e decoro urbano" e che evidentemente i diritti delle donne coinvolte nella prostituzione di strada, la grande maggioranza delle quali sono immigrate, non sono stati considerati nella formulazione di simili misure. Il Comitato ha anche notato che lo stato membro considera la prostituzione come un fenomeno nascosto e sconosciuto che tende a essere praticato in posti chiusi. Il Comitato è preoccupato dell'assenza di assistenza e programmi di supporto per le donne che desiderano uscire dalla prostituzione e per chi non è stata vittima di sfruttamento.
Lo stato membro è sollecitato a:
a) intraprendere una valutazione d'impatto delle misure proposte per criminalizzare la prostituzione di strada allo scopo di evidenziare i rischi potenziali di sfruttamento delle donne che possono spostarsi dai circuti della prostituzione all'aperto a quella al chiuso, dove, come riconosciuto dall stato membro, la prostituzione rimane un fenomeno nascosto e sconosciuto.
b) continuare a formulare strategie e programmi per prevenire che le donne entrino nella prostituzione e mettere a punto programmi di supporto e riabilitazione per le donne che desiderano lasciare la prostituzione anche fornendo informazioni e supporto in relazione a possibilità occupazionali alternative.

AGGIORNAMENTO: Riporto il link alla traduzione intera delle raccomandazioni che intanto è stata pubblicata sul sito dei Giuristi Democratici per la CEDAW: http://www.pangeaonlus.org/download/progetti/advocacy/cedaw/Raccomandazioni_CEDAW_2011.pdf