venerdì 21 ottobre 2011

Le raccomandazioni del comitato per la CEDAW all'Italia


Nel luglio scorso il Comitato dell'ONU per l'eliminazione di tutte le discriminazioni contro le donne che si occupa di verificare l'applicazione dell'omonima convenzione (CEDAW) approvata dalle Nazioni Unite 30 anni fa, ha evidenziato diversi punti di criticità nel nostro Paese su temi come la rappresentazione delle donne come oggetti sessuali, violenza e femminicidi, partecipazione alla vita politica, ecc..
In questo post, riporterò la traduzione della parte di raccomandazioni all'Italia relativa alla tratta e allo sfruttamento sessuale. La traduzione è mia, visto che non sono riuscita a trovarne una. Il testo in inglese dell'intero rapporto , di cui - manco a dirlo - non si è quasi parlato in giornali e TV, è questo. Notizie sul rapporto ombra inviato al Comitato dalla società civile nella piattaforma "Lavori in corsa" le trovate qui.
Emerge un quadro che mostra quanto si faccia assolutamente troppo poco nella lotta a tratta e sfruttamento sessuale, non essendoci ancora neanche un piano nazionale e soprattutto trattando la prostituzione come problema di decoro urbano e non di diritti umani, in un'assenza totale di programmi statali di prevenzione del fenomeno e reinserimento lavorativo delle donne che vogliono uscire dalla prostituzione. Ecco la traduzione (i grassetti sono miei):

Tratta e sfruttamento della prostituzione

Il Comitato elogia lo stato membro per la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, la ratifica del Protocollo per la prevenzione, abolizione e punizione del traffico di persone, specialmente donne e bambini, supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e gli sforzi intrapresi per assicurare assistenza sociale, per identificare le vittime di tratta e per perseguire i trafficanti. Tuttavia il Comitato è preoccupato dal fatto che l'applicazione dell'art. 18 del D.lgs n. 286/1998 che assicura uno speciale permesso di soggiorno per le vittime di tratta e sfruttamento, a scopi di protezione sociale, possa, se interpretato restrittivamente, privare di adeguata protezione donne che sono trafficate in altri paesi e poi portate in Italia a scopo di tratta.
Il Comitato è inoltre preoccupato dal fatto che un "pacchetto sicurezza" adottato dal governo nel 2010 ha seriamente ostacolato le forze di polizia nell'adeguata identificazione di potenziali vittime di tratta.
Il Comitato sollecita lo stato membro a :
a) tener presente la dimensione transnazionale del crimine della tratta di esseri umani, come evidenziato nel Protocollo per la prevenzione, abolizione e punizione del traffico di persone, specialmente donne e bambini, supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e uniformare le procedure specifiche per l'identificazione delle vittime potenziali.
b) Velocizzare il processo di adozione di un Piano nazionale di lotta alla tratta
c) Assicurare che l'interpretazione dell'art. 18 del D.lgs 286/1998 non privi le donne che sono trafficate in altri paesi di adeguata protezione
Il Comitato nota che diversi provvedimenti (incluso il disegno di legge n. 1079 del 2008 che criminalizza la prostituzione nei luoghi pubblici) come parte di un più generale pacchetto di misure per sradicare la prostituzione e lo sfruttamento sessuale, sono in discussione nello stato membro. Tuttavia il Comitato è preoccupato che lo stato membro riconosca che la proposta di criminalizzare la prostituzione in strada "ha una funzione di pubblica sicurezza e decoro urbano" e che evidentemente i diritti delle donne coinvolte nella prostituzione di strada, la grande maggioranza delle quali sono immigrate, non sono stati considerati nella formulazione di simili misure. Il Comitato ha anche notato che lo stato membro considera la prostituzione come un fenomeno nascosto e sconosciuto che tende a essere praticato in posti chiusi. Il Comitato è preoccupato dell'assenza di assistenza e programmi di supporto per le donne che desiderano uscire dalla prostituzione e per chi non è stata vittima di sfruttamento.
Lo stato membro è sollecitato a:
a) intraprendere una valutazione d'impatto delle misure proposte per criminalizzare la prostituzione di strada allo scopo di evidenziare i rischi potenziali di sfruttamento delle donne che possono spostarsi dai circuti della prostituzione all'aperto a quella al chiuso, dove, come riconosciuto dall stato membro, la prostituzione rimane un fenomeno nascosto e sconosciuto.
b) continuare a formulare strategie e programmi per prevenire che le donne entrino nella prostituzione e mettere a punto programmi di supporto e riabilitazione per le donne che desiderano lasciare la prostituzione anche fornendo informazioni e supporto in relazione a possibilità occupazionali alternative.

AGGIORNAMENTO: Riporto il link alla traduzione intera delle raccomandazioni che intanto è stata pubblicata sul sito dei Giuristi Democratici per la CEDAW: http://www.pangeaonlus.org/download/progetti/advocacy/cedaw/Raccomandazioni_CEDAW_2011.pdf

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