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lunedì 8 ottobre 2012

Global mafias

Incollo qui una interessante pagina, tratta dal sito di Libera, in cui si parla dettagliatamente delle mafie straniere presenti in Italia. Si tratta di gruppi di criminalità organizzata di stampo mafioso, riconosciuti tali anche in processi condotti dalle Direzioni Distrettuali Antimafia, ma di cui spesso si ignora l'esistenza, perchè della mafia si ha ancora un'idea piuttosto primitiva, legata non solo esclusivamente alle organizzazioni "storiche" (mafia siciliana, 'ndrangheta, Cosa nostra, camorra, ecc..) ma anche a un modus operandi statico e in gran parte superato. Ci tornerò, ma con questo mi riferisco soprattutto a due aspetti: la riduzione delle mafie al loro braccio armato - mentre sempre più di frequente le mafie operano come soggetti attivi nell'economia legale e controllando pezzi di istituzioni - e l'emergere di nuove organizzazioni (come quelle nate dalle ceneri dei paesi dell'Est Europa dopo il crollo del muro di Berlino) che sempre più operano in modo interconnesso e si muovono a livello globale, abbattendo i confini delle nazioni. Penso che non si possa parlare realisticamente di tratta e di sfruttamento della prostituzione senza approfondire l'esistenza e il modus operandi delle mafie che gestiscono in proprio questo business o traggono guadagni dal patto siglato con chi le gestisce. E' bene chiarire che questi gruppi criminali non operano da soli, ma grazie alle connivenze e al coinvolgimento attivo di cittadini italiani coinvolti nello sfruttamento delle ragazze (ad esempio proprietari di night club o di hotel in cui si nasconde lo sfruttamento della prostituzione di ragazze staniere) o - nel caso della tratta di esseri umani per lo sfruttamento lavorativo - imprenditori agricoli e industriali interessati a sfruttare manodopera a bassissimo costo. Per non parlare di politici, funzionari addetti all'immigrazione e delle forze dell'ordine corrotti, anche grazie al loro essere clienti, per quel che riguarda la tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
Per non parlare delle numerose connessioni tra mafie straniere e quelle italiane, come il connubio tra mafia albanese e 'ndrangheta nella tratta e sfruttamento della prostituzione (qui, ad esempio, un articolo che ne parla, ma segnalo anche questo approfondimento dal blog l'Incarcerato).


A partire dai primi anni '90 del XX secolo, in considerazione di quanto avvenuto a livello politico, sociale ed economico con il crollo del Muro di Berlino (9 novembre 1989) in Italia, particolarmente nelle zone centro-settentrionali del paese, hanno fatto la loro comparsa gruppi criminali stranieri, denominati Nuove mafie o mafie straniere. In particolare si tratta di gruppi di origine:

Mafia albanese

I gruppi criminali albanesi, di norma, sono formati da persone provenienti dalla stessa città, dallo stesso quartiere e, addirittura, dallo stesso nucleo familiare. Essi hanno una struttura generalmente orizzontale, all'interno della quale è riconoscibile soltanto il capo. Usano la violenza per diffondere il messaggio di un potere al quale è quasi impossibile sottrarsi.

Le principali attività delittuose poste in essere dai gruppi criminali organizzati albanesi sono:

* sfruttamento della prostituzione, prevalentemente in danno di donne, albanesi e di altre nazionalità, spesso di giovane età, introdotte clandestinamente in Italia e, non di rado, sequestrate nei paesi di origine e ridotte successivamente in uno stato di schiavitù. I criminali albanesi, insieme ai rumeni, sono i principali gestori del mercato della prostituzione in Italia;
* traffico di sostanze stupefacenti: in questo caso i gruppi criminali albanesi fungono da "organizzazioni di servizio" per le mafie italiane, in quanto si occupano della fornitura, del trasporto (via mare e terra) e dello stoccaggio delle droghe anche per conto delle mafie italiane. Droghe che, in seguito, verranno spacciate sul territorio europeo e di altri paesi stranieri. A tal proposito, può affermarsi che le strutture criminali albanesi sono divenute ormai referenti dei più qualificati cartelli di narcotrafficanti sudamericani;
* traffico di armi da guerra dall'Albania e da altri stati dell'ex Jugoslavia;
* furto di auto di grossa cilindrata;
* rapine in ville situate nell'Italia centrale e settentrionale.

Le ricchezze accumulate mediante il compimento dei reati sopra citati vengono in parte utilizzate per finanziare le attività illecite; per il resto, indagini recenti hanno evidenziato che le organizzazioni criminali albanesi reinvestono ingenti somme di denaro, oltre che in Albania anche nel Kossovo, per l'acquisto di numerose proprietà immobiliari e/o attività commerciali.

Mafia rumena

I gruppi criminali rumeni presenti in Italia agiscono soprattutto nel centro-Nord del paese e sono attivi nei seguenti mercati criminali, spesso in collaborazione con criminali albanesi, ucraini: immigrazione clandestina e tratta di esseri umani; sfruttamento della prostituzione; rapine; clonazione e contraffazione di carte di credito.

Similmente per quanto è stato accertato per i criminali albanesi, anche i gruppi criminali rumeni utilizzano metodi particolarmente violenti, ricorrendo a forme di violenza fisica e/o psicologica nei confronti delle giovani donne sfruttate, spesso ridotte in schiavitù e, in alcuni casi, vendute ad altri gruppi di diverse etnie.

Mafia bulgara
Le organizzazioni criminali bulgare agenti in Italia sono dedite al compimento delle attività illecite riscontrate per quelle rumene, cui si aggiunge il traffico di sostanze stupefacenti (in particolare cocaina), di armi e il contrabbando di tabacchi e lavorati esteri.
La criminalità bulgara è particolarmente coinvolta nello sfruttamento di minorenni per lo svolgimento di furti, borseggi e attività come l'accattonaggio. I minori sono reclutati fra le famiglie meno abbienti della zona centro-settentrionale della Bulgaria, le quali cedono i loro figli in affitto, per un certo periodo di tempo, a esponenti di organizzazioni criminali, ricevendone in cambio un determinato corrispettivo. Tra i minorenni sfruttati si trovano soprattutto bambine e giovani ragazze nomadi di etnia Sinta.
Gli appartenenti ai gruppi criminali bulgari sono molto mobili sul territorio nazionale, dispongono e utilizzano documenti di identità falsi e parlano tra di loro utilizzando i dialetti, elemento quest'ultimo che rende particolarmente impegnative le indagini, anche per la difficoltà di reperire degli interpreti fidati.

Mafia nord-africana (nigeriana e maghrebina)
I gruppi criminali nigeriani operanti in Italia sono caratterizzati da frammentazioni etnico-tribali, filiazioni di una vasta struttura criminale, costituita da poche famiglie, che hanno il centro decisionale in Nigeria. Il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Le ragazze nigeriane sfruttate nel mercato della prostituzione sono ridotte in schiavitù mediante riti magico-tribali detti "riti woodoo o juju". Lo sfruttamento è gestito da donne definite "madame" o "maman".

Sono stati accertati collegamenti tra la mafia nigeriana e la camorra campana, in particolare nella provincia di Caserta. Il rapporto si spiega con i seguenti motivi: le prostitute ed i loro protettori costituiscono, molto spesso, delle vere e proprie vedette della camorra; i clan nigeriani sono costretti a pagare una sorta di "canone di affitto" del territorio alla camorra per l'utilizzo del suolo sul quale le ragazze esercitano la prostituzione.

I gruppi criminali nigeriani sono coinvolti anche nel traffico di sostanze stupefacenti. La Nigeria, attualmente, è il più importante paese africano per il mercato degli stupefacenti. Nel paese, infatti, giungono e transitano gli stupefacenti provenienti dal Brasile, dalla Colombia, dal Pakistan o dalla Thailandia, con destinazione Europa e Stati Uniti. I nigeriani trafficano tutti i principali tipi di droga, dalla cocaina all'eroina, dalla cannabis alle droghe di sintesi. I corrieri, spesso di diversa nazionalità e di sesso femminile, sono tutti in regola con i permessi di soggiorno, di solito senza precedenti penali. Dopo un numero limitato di viaggi non vengono più utilizzati. Essi hanno solo rapporti con colui che direttamente dispone il viaggio e con il soggetto che li attende nel luogo di destinazione, perciò, in caso di arresto, non sono in grado di rivelare nulla dell'organizzazione. Ogni viaggio frutta 3.000 euro circa al corriere.
Recenti stime indicano che in Nigeria operano circa 400 centrali del crimine, 136 delle quali specializzate nel traffico di droga e la metà con ramificazioni internazionali.
I gruppi criminali hanno una struttura verticistica, nella quale emerge la figura di uno o due capi rigorosamente nigeriani, che gestiscono a livello internazionale i rapporti tra i vari gruppi. La base, generalmente, non ha invece una precisa connotazione etnica, in quanto i nigeriani preferiscono avvalersi di soggetti non strettamente legati all'organizzazione per la fase più rischiosa costituita dal trasporto.

In Italia operano anche organizzazioni criminali di origine maghrebina, impegnate nel traffico di sostanze stupefacenti, nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani, finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e nella contraffazione di documenti di identità. Tali organizzazioni sono composte da cittadini provenienti dal Marocco, dalla Tunisia, dall'Algeria, dalla Libia e dalla Mauritania, che operano in piccoli gruppi, soprattutto nei capoluoghi di provincia del centro-nord Italia.

Mafia sud-americana (colombiana)

Traffico di cocaina, immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione esercitata all'interno di private abitazioni e in locali notturni gestiti da italiani sono le principali attività illecite della criminalità sudamericana presente in Italia. Tra i gruppi di maggiore rilevanza vi è senza dubbio la mafia colombiana. Quest'ultima è costituita da gruppi criminali denominati "cartelli", il cui nome deriva dal territorio in cui agiscono (Calì, Medellin, Santa Marta, Magdalena, ecc.). I cartelli, di norma autonomi, sono dediti, prevalentemente se non esclusivamente, alla produzione, alla esportazione e alla distribuzione di ingenti quantità di cocaina raffinata in Colombia oppure acquistata in altri Paesi interessati alla coltivazione, quali l'Ecuador, la Bolivia, il Perù, il Venezuela, il Brasile e l'Argentina.

La Spagna e l'Olanda costituiscono le principali piazze europee di stoccaggio e successivo collocamento della droga sul mercato europeo. L'Albania è stata scelta quale luogo di stoccaggio della cocaina. Gli ingenti carichi vengono trasportati per via marittima o attraverso l'impiego sistematico di corrieri, spesso incensurati, i quali, con viaggi frequenti portano con sé quantitativi minori di sostanza stupefacente. Le organizzazioni narcotrafficanti colombiane hanno costituito vere e proprie basi logistiche sul territorio italiano e, pur considerando la 'Ndrangheta l'organizzazione di riferimento a livello nazionale, mantengono contatti anche con altre organizzazioni di tipo mafioso comprese quelle di matrice straniera quali quelle albanesi e nigeriane.
I cartelli colombiani riciclano, con sempre maggiore frequenza, i proventi del traffico degli stupefacenti in investimenti immobiliari e in attività produttive nella maggiore parte dei paesi dell'Unione Europea, fra i quali l'Italia.

Mafia russa

La mafia russa è costituita da una miriade di gruppi criminali, di diversa origine e non necessariamente collegati tra loro. Essi dispongono di enormi risorse finanziarie acquisite, soprattutto, con le "privatizzazioni", seguite al mutamento degli scenari politici interni. Infatti, i gruppi criminali russi hanno acquisito ingentissime quantità di titoli azionari, risorse immobiliari e il controllo di molteplici imprese e banche. I gruppi criminali dell'ex Unione Sovietica si sono ulteriormente consolidati attraverso la elezione di propri rappresentanti nelle amministrazioni locali e nel Parlamento.
Le attività illecite nelle quali risulta essere coinvolta la mafia russa sono: traffico internazionale di armi; traffico di droga; traffico di tabacchi e lavorati esteri e di materiale strategico, acquisiti in seguito al processo di smilitarizzazione delle strutture statali.

In base agli accertamenti di tipo giudiziario, può affermarsi che gli episodi criminosi commessi in Italia da cittadini dell'ex Unione Sovietica, sono caratterizzati: dalla presenza di rilevanti disponibilità finanziarie; dalla relativa giovane età delle persone coinvolte nell'attività delittuose; da un'apparente mancanza di contatti con le organizzazioni criminali italiane.

Le zone in cui è stata riscontrata la presenza di criminali provenienti dall'ex Unione Sovietica sono: Lombardia (Milano), Lazio (Roma), Toscana (Firenze), Emilia Romagna (Modena, Bologna e Rimini), Piemonte, Veneto (Verona), Friuli - Venezia Giulia, Marche (Ancona), Campania (Napoli e Caserta). Sono stati registrati acquisti di strutture turistico-alberghiere, aziende agricole, industrie produttrici di oggetti di largo consumo (scarpe, vestiti, elettrodomestici, ecc.), gestione di ditte di import-export.


Mafia cinese

Le investigazioni svolte hanno posto in evidenza che, in Italia, non opera un'unica organizzazione criminale cinese, bensì numerosi gruppi delinquenziali composti, di norma, da persone aggregatesi secondo la provenienza dalle città di origine della Cina Popolare. Ciascun gruppo è formato da un numero di persone variabili tra le dieci e le cinquanta unità ed i componenti, molto spesso appartenenti alla stessa famiglia, commettono delitti quasi esclusivamente in danno di connazionali. Ogni gruppo ha un capo e se ne entra a far parte attraverso cerimoniali di iniziazione. Analogamente avviene per coloro i quali fungono da mano d'opera sottopagata, prevalentemente in aziende clandestine: essi facilmente possono essere acquisiti, quale manovalanza, da soggetti della medesima etnia che operano nel campo dell'illecito.
Il vincolo all'interno della famiglia o del gruppo è molto stretto, per cui assai radicato è il concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida.
I gruppi criminali cinesi, al pari delle mafie tradizionali, ricorrono, con estrema facilità e frequenza, alla intimidazione e/o alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticano la regola dell'omertà e tendono al dominio del territorio ove operano. Le attività delinquenziali tipiche poste in essere, in Italia, da gruppi criminali organizzati cinesi sono: il traffico di clandestini ed i reati connessi alla falsificazione di documenti; i sequestri di persona a scopo di estorsione in danno di connazionali, molto spesso legati alla riscossione del prezzo da pagare per l'espatrio illegale, per il viaggio e per l'introduzione clandestina in Italia; le estorsioni in danno di ristoratori e di titolari di laboratori manifatturieri cinesi; le rapine; il recupero crediti con metodi intimidatori e violenti; l'organizzazione del gioco d'azzardo; lo sfruttamento della prostituzione, sotto la copertura di sale di massaggi e, più recentemente, anche su strada;
l'illegale detenzione e porto di armi; l'omicidio di appartenenti a gruppi criminali avversari; l' evasione fiscale in attività commerciali;
la contraffazione e commercializzazione di merce di ogni genere prodotta ed importata, in massima parte dalla Cina.

Per quanto riguarda i rapporti con la criminalità italiana va detto che solo negli ultimi anni si sono avuti casi di gruppi criminali misti, composti cioè da cinesi e italiani, dediti oltre che a estorsioni e rapine anche a sequestri lampo.
Indagini giudiziarie hanno attestato che ingenti somme di denaro sono state investite nel settore immobiliare sia in Cina che in Italia. Gli inquirenti hanno accertato che le transazioni economico-finanziarie compiute da cittadini cinesi avvengono, di norma, utilizzando denaro contante, si tratti di spese per la gestione di attività commerciali legittime o di finanziamento dell'immigrazione clandestina.

Secondo quanto evidenziato dalle indagini compiute dalla Direzione Nazionale Antimafia e dalle Direzioni distrettuali antimafia, i gruppi stranieri rientranti nella fattispecie di reato di cui all'art. 416-bis c.p. presenti in Italia hanno le seguenti caratteristiche:

a) ciascuna realtà criminale ha una propria specificità connessa agli ambiti culturali di provenienza;
b) l'insediamento avviene preferibilmente nelle regioni dove minore è la presenza di mafie italiane, vale a dire non nelle regioni meridionali, fatta eccezione per la Campania;
c) la tendenza è quella di non formare alleanze con le mafie italiane, se non per specifici affari illeciti;
d) gli affiliati alle dette organizzazioni sono, in massima parte, clandestini.

Le attività illecite nelle quali sono maggiormente coinvolti i gruppi criminali stranieri sono quelli relativi al:

traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti,
sfruttamento della prostituzione
riduzione in schiavitù di migranti
violazione delle norme in materia di immigrazione.
Nel compimento delle citate attività sono emersi frequentemente rapporti tra le diverse compagini delinquenziali straniere, per cui gli investigatori sono soliti utilizzare il termine di "criminalità transnazionale" al fine di descrivere questa situazione.

Tratto da: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/403

mercoledì 26 settembre 2012

Sfidare i patriarchi


Lydia Cacho è una delle poche persone al mondo che osa sfidare i patriarchi che organizzano e alimentano in tutto il mondo il commercio sessuale di donne, ragazzine, bambine, bambini. Quando lessi "Schiave del potere" ero all'inizio del mio approfondimento sui temi della tratta degli esseri umani e della prostituzione e quindi non mi resi abbastanza conto di come il lavoro di questa donna sia davvero probabilmente un caso unico al mondo. Mi spiego: ci sono numerosi giornalisti che approfondiscono il tema della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, così come ci sono numerosi responsabili di rifugi che aiutano le ragazze a liberarsi, curarsi e riprendere il loro cammino. Su questi ultimi va fatto poi in verità un distinguo perché ce ne sono di davvero validi, ma anche di assolutamente inadeguati ad affrontare le complesse problematiche connesse allo sfruttamento sessuale o addirittura ambigui e conniventi, ma questo è un altro discorso. Ciò che rende unica Lydia Cacho è il fatto che lei gestisce sia un grande rifugio, il CIAM di Cancun, avendo così un'esperienza continua a stretto contatto con donne e ragazze che hanno vissuto la tratta, sfruttamento sessuale e varie forme di violenza, ma contemporaneamente svolge anche attivismo e attività investigativa e giornalistica. Questo ha potuto permetterle di non limitarsi ad aiutare ad esempio la piccola Emma e le altre ragazze coinvolte nel giro di tratta e pornografia infantile tra America Latina e Stati Uniti di Jean Succar Kuri, ma anche di cooperare con la ragazzina e con le altre vittime per provare il crimine di questo uomo e il coinvolgimento e la protezione di esponenti di primo piano del governo e dell'economia messicana fortemente collusi con la mafia dei cartelli di quel Paese. Così il suo libro "Schiave del potere" è una miniera di informazioni su molti paesi del mondo che io non sono riuscita a riportare se non in minima parte in questo blog, perché scende nei dettagli, senza accontentarsi di affrontare il tema della tratta e il funzionamento dell'industria del sesso sul piano del sentito dire o del caso scandalistico individuale. 

Questo lavoro le è costato però moltissimo in termini personali, perché, oltre alla vicenda del sequestro e arresto ai tempi dell'inchiesta su Jean Succar Kuri, che lei stessa racconta in Memorie di un'infamia, Lydia Cacho è costantemente sotto minaccia di morte e ultimamente, a inizio agosto, è stata costretta a lasciare il Messico, forse in coincidenza con la sua indagine su Raul Martins, il "re della prostituzione" argentino sulla cui vicenda pubblicherò presto un post.  
Qui si può firmare l'appello di Amnesty International per la  sicurezza di Lydia Cacho.

A volte mi chiedo se ci fossero più Lydia Cacho come cambierebbe la percezione spesso superficiale e banalizzante che noi abbiamo di questi fenomeni, che tende sempre a omettere o comunque non approfondire il ruolo di primo piano della economia criminale intrecciata con quella legale, delle nuove e vecchie mafie, della politica e degli eserciti in attività come lo sfruttamento della prostituzione, la tratta di esseri umani e il turismo sessuale. 
Scrive Cacho: 
Eros e Thanatos sono costantemente presenti all'interno della psicologia criminale. Il potere di assassinare, torturare e decapitare gli avversari ha sempre bisogno di un equilibrio che generi una certa stabilità. Perciò i grandi capi delle mafie comprano, vendono, maltrattano o uccidono donne di qualsiasi età, promuovendo contemporaneamente varie forme di prostituzione e creando gli scenari adatti allo sviluppo del commercio del sesso. L'accesso al piacere sessuale agisce da potente strumento di coesione e negoziazione tra gruppi maschili in campo imprenditoriale e militare, al punto che il commercio del sesso si situa tra la vendita di armi e il traffico di droga come la fonte di introiti più redditizia al mondo.
Viaggiare per il mondo e condurre un'indagine sulle mafie degli schiavisti ha cambiato in modo radicale il mio punto di vista sull'interconnessione tra gruppi criminali. L'impunità con la quale gestiscono i propri affari è inquietante e desta molti sospetti, soprattutto in un momento storico come quello attuale in cui i paesi più potenti hanno messo la lotta alla tratta di esseri umani tra i punti principali all'ordine del giorno della sicurezza nazionale e internazionale. Perché esistono tante contraddizioni nelle politiche migratorie e nei trattati di libero commercio? [...] Quanti paesi avallano sotto il profilo legale lo sfruttamento del lavoro in nome di un miglioramento dell'economia?
In vari paesi si approvano leggi contro la schiavitù e lo sfruttamento ma poi non sono messe in pratica, perché farlo significherebbe rinunciare alle ingenti somme di denaro che il commercio del sesso apporta all'economia.

Concludo riportando la traduzione di due brani da un'intervista fatta a Cacho poco prima che dovesse lasciare il Messico e di seguito la traduzione di un intero articolo sull'incontro con lei durante il Festival del libro di Edimburgo tenutosi il 26 agosto scorso. 

Quando ho chiesto a Lydia Cacho del suo incontro più memorabile, lei descrive una famiglia in Bangladesh dove nonna, figlia e nipote lavorano tutte nel commercio sessuale , sotto il dominio della mafia locale.
“La povertà e l’assimilazione della prostituzione come il solo modo per sopravvivere è la loro realtà” scrive. “ Loro non hanno possibilità, così non c’è scelta o libertà, ma piuttosto, come Madhu, la più anziana ha detto, “predestinazione, visto che questo è il solo modo in cui gli uomini ci daranno i soldi per lavorare nella nostra città”.
Dall’altro lato della strada un cliente tedesco con la faccia sorridente mi ha assicurato che queste donne sono qui volontariamente. “ Io non vedo catene, tu le vedi?” mi disse.
La povertà e il sessismo sono catene invisibili.

Le ho chiesto circa il più grande comune pregiudizio circa l’industria globale della tratta per sfruttamento sessuale e lei mi ha risposto “l’irresponsabile linea di pensiero che sostiene che legalizzare il sistema della prostituzione sconfiggerà la tratta e la schiavitù”.
“La gente sta ancora discutendo sulla prostituzione e sulla libertà sessuale con gli stessi argomenti che ci riportano indietro agli anni ’60 quando ero ragazzina” scrive” Noi stiamo assistendo al ritorno di una rinnovata misoginia e il crimine organizzato possiede la formula per fare un sacco di soldi comprando e vendendo donne, ragazze e ragazzi come oggetti usa e getta da essere usati e abusati. Non è assolutamente una faccenda che ha a che fare con l’erotismo, ma un affare di soldi e potere. Il capitalismo ci ha permesso di normalizzare la vendita di esseri umani per fare soldi.
Ho visto troppo rancore e disprezzo sia nei gruppi abolizionisti che pro-legalizzazione. Mentre questi parlano e teorizzano spesso da graziose e tranquille località o agiati ambienti accademici, milioni di esseri umani sono inascoltati, schiavizzati, stuprati, uccisi. Dobbiamo iniziare a parlare di politiche sessuali, invertire la rotta della disuguaglianza, il capitalismo e la povertà sono il carburante che conduce le mafie  a schiavizzare allegramente  esseri umani.”.
Penso a una riga nella pagina finale di “Schiave del potere” in cui Cacho sostiene che la “pornificazione” della società, il sessismo, la misoginia, la banalizzazione della prostituzione e la pornografia che si trova in internet sono il carburante della tratta per sfruttamento sessuale. I desideri e le fantasie di molti uomini creano la domanda per la schiavitù sessuale e queste fantasie si trasformano in incubi molto reali per milioni di donne e bambine.
“Il compito della società attuale “ conclude “ è reinventare l’amore e l’erotismo senza la violenza”.

 da:

La giornalista e femminista messicana Lydia Cacho ha offerto uno sconvolgente resoconto  dell’industria mondiale della tratta di esseri umani al Festival mondiale dei libri di Edimburgo ieri.
Cacho, il cui libro, Slavery Inc (in italiano Schiave del potere) è un resoconto ampiamente documentato dell’industria della tratta, ha iniziato il suo intervento con alcune sconcertanti  statistiche: “L’agenzia delle Nazioni Unite per il Crimine Organizzato ha riferito in occasione dell’anniversario dell’abolizione della schiavitù in America che le reti del crimine organizzato hanno venduto un numero triplo di schiavi rispetto a quando la schiavitù era legale.” Cacho ha calcolato che la schiavitù è un affare  che frutta almeno 400 milioni di dollari l’anno ed è stato riconosciuto essere un mercato più lucroso da criminali e mafiosi  rispetto al  traffico di droga o di armi. “Un chilo di cocaina tu lo vendi una volta sola” disse un ex trafficante di esseri umani  a Lydia  Cacho nella sua cella in prigione “ una ragazzina tu puoi venderla centinaia di volte”.
La vicenda di Lydia Cacho denota  notevole coraggio e altruismo, il che le ha guadagnato una entusiastica acclamazione da parte del pubblico del  Festival del libro. Mentre svolgeva le sue indagini sulla tratta, si è travestita da prostituta per infiltrarsi nei bordelli,  è stata inseguita dalla mafia cambogiana e ha dovuto anche lasciare il suo paese dopo aver ricevuto orribili minacce di morte.
Dopo la pubblicazione nel 2005 del suo libro “I demoni dell’Eden. Il potere che protegge la pornografia infantile” nel quale ha fatto i nomi dei protagonisti chiave del giro di pornografia infantile, è stata arrestata a Cancun, la sua città, e portata a Puebla, sul lato opposto del Messico, un viaggio che ha significato essere torturata dalla mafia  messicana per  venti ore.
Dopo essere stata tenuta in prigione per un anno, rifiutandosi di ritrattare l’evidenza di quanto detto nel libro né di tradire qualcuna delle sue fonti, fu alla fine rilasciata e sei mesi più tardi il capo del giro di pornografia infantile denunciato nel libro di Cacho fu arrestato con l’accusa di tratta per sfruttamento sessuale e condannato a 112 anni di reclusione. Ma Cacho ha sottolineato che questo è un solo uomo e che la tratta di esseri umani, in particolare per sfruttamento sessuale, è ora un’attività ramificata a livello globale, con fornitori che semplicemente procurano ciò che viene richiesto da clienti di tutto il mondo. “E’ devastante” dice Cacho “ vedere occidentali  nel Sud Est asiatico passare accanto - o entrare dentro - bordelli  dove vengono usati chiaramente bambini e non fare nulla riguardo a questo”.
Cacho ha specificato che “ i clienti stanno creando nuovi mercati “. Dal momento che i controlli si concentrano sui clienti e i trafficanti che tornano in America dal Sud Est asiatico, la domanda di sesso commerciale cresce nell’inosservato  Messico.  Nei fatti, nel solo rifugio di Cacho (un rifugio che lei ha messo su per aiutare le vittime di violenza in Messico) circa 30mila donne sono passate attraverso le sue porte di massima sicurezza solo quest’anno e questa è appena una frazione delle persone colpite da questo traffico:” circa 300mila ragazze e donne sono vendute ogni anno in Messico” ha detto Cacho.
Cacho  ha fatto una sconfortante previsione per il futuro: ”Rimpiangeremo di aver celebrato il decollo della Cina” ha detto “ dal momento che tanta parte dell’economia  cinese è stata costruita sul lavoro schiavistico. Il paese è cresciuto perché hanno sfruttato la popolazione”.
Ha inoltre condannato l’esercito statunitense per il vergognoso sfruttamento di donne oggetto di tratta per sfruttamento sessuale, riferendosi al sistema del “berretto verde” usato in Vietnam e Corea : “ un berretto verde sulla finestra di un bordello significava che erano disponibili prostitute giovani, vergini e pulite”. Cacho ha sottolineato che anche oggi la maggior parte degli eserciti del mondo investono in questo tipo di bordelli.
In una nota finale Cacho ha elogiato il lavoro di gruppi come Amnesty International e PEN che aiutano a far crescere la consapevolezza sul la cruda, brutale e triste realtà della tratta di esseri umani.

da http://www.edbookfest.co.uk/news/lydia-cacho-shares-the-devastating-details-of-a-twenty-first-century-slave-trade

mercoledì 7 marzo 2012

Una lettera per la Rete delle reti

Pubblico qui la lettera che ho mandato come primo contributo di presentazione del mio lavoro al nuovo portale per una rete delle reti delle donne. Il portale vuole offrirsi come strumento a disposizione per fare rete tra donne (e uomini) interessate alla teoria e pratica antisessista. Un grande contenitore per convidere in modo interattivo elaborazioni, materiali e pratiche. Qui il blog di lavoro provvisorio dove è stata pubblicata anche la mia lettera.

Trovo il progetto di questa rete assolutamente importante e ringrazio di cuore le sue ideatrici. Mi sembra un ottimo strumento per favorire l'avanzamento di un'intelligenza e militanza collettive e coordinate, pur nelle varie diversità individuali che, a mio parere, in un progetto di questo tipo risultano valorizzate e non appiattite.
Sono Valentina e seguo da tempo il mondo dei blog di ispirazione femminista. Da fine 2010 ho aperto il blog Consumabili perché ho sentito l'esigenza di colmare un vuoto che sentivo in prima persona: la mancanza di una riflessione calata nell'attualità sull'industria del sesso e in particolare sulla tratta di donne e bambine a scopi di sfruttamento prostituzionale.
La tratta a scopi di sfruttamento sessuale oggi è di fatto una delle forme più feroci di violenza di genere, eppure almeno nel nostro paese le donne stesse non se ne occupano come dovrebbero. Certo, a subire questa violenza in prima persona da noi sono donne straniere (nigeriane, rumene, albanesi, moldave, cinesi, ecc..) e non donne italiane, ma evidentemente questo non è un valido motivo per non occuparsene. Tanto più che tutto ciò si svolge anche in Italia, sotto i nostri occhi, in strade, appartamenti, locali e centri massaggi presenti sul suolo italiano, che uomini italiani sono quei 10 milioni di clienti della prostituzione di cui si parla, che affaristi e funzionari italiani, nonché i nostri mafiosi fanno parte integrante di questo enorme giro d'affari e ci guadagnano in prima persona. Affari d'oro, già.
Il mio blog è nato dalla lettura di un libro per me illuminante, "Schiave del potere" di Lydia Cacho, giornalista messicana e militante femminista, presidente del CIAM di Cancun (centro di accoglienza per donne vittime di violenza e sfruttamento sessuale), che ha osato sfidare in prima persona il potere politico, economico e mafioso di un paese autoritario come il suo - famoso per le stragi di donne e giornalisti - smascherando con nomi e cognomi il potere che protegge pornografia infantile e tratta di donne in Messico. Lydia Cacho in questo libro (poi in Italia è uscito anche l'autobiografico "Memorie di un'infamia") traccia una rotta delle tratta di donne a scopi di sfruttamento sessuale nel mondo e cerca di metterne a fuoco il funzionamento e l'importanza strutturale che essa - e più in generale l'industria del sesso- assume nel capitalismo globalizzato neoliberista teso alla massimizzazione dei suoi profitti. E' un dato di fatto che negli ultimi anni sono ricomparse convenzioni e leggi sulla riduzione in schiavitù, che sembrava una pagina sepolta nella storia umana.
Ci troviamo ad affrontare un mondo in cui, a fronte dell'ormai sempre più simbolico potere degli stati e delle istituzioni che tutelino i cittadini, il dominio delle grandi lobby d'affari transnazionali è sempre più forte e diretto, insieme all'intreccio tra poteri legali e quelli illegali delle mafie, tanto da non riuscire più a tracciare confini realistici tra legalità e illegalità. Si pensi solo al riciclaggio di denaro sporco e alla corruzione.
I nuovi schiavi sono gli esclusi della globalizzazione, le popolazioni dei paesi stroncati dal debito, debito ed "esigenze del mercato" che tra l'altro stanno cominciando a trasformare purtroppo anche il volto della nostra Europa. Per loro non esistono più i diritti naturali della persona, il ricatto è la povertà estrema, loro vengono letteralmente comprati e venduti. Paesi interi, come la Thailandia, basano ormai gran parte del PIL sulla vendita di donne e bambine all'industria della prostituzione e del turismo sessuale.
Così le donne non sono più soltanto le escluse per antonomasia da istruzione, lavoro e possibilità di indipendenza personale, ma diventano esse stesse la merce che può essere usata per trarre guadagni.
Centinaia di migliaia di ragazzine al mondo arrivano a conoscere prima la violenza sessuale, attraverso la prostituzione forzata, che la loro stessa sessualità, che rimarrà loro spesso sconosciuta per il resto della vita, spesso sono vendute o incoraggiate ad accettare di prostituirsi dalle stesse famiglie. Scusate questa lunga parentesi esplicativa, ma mi sembrava necessaria per farvi conoscere un po' il senso del mio lavoro. Ho deciso semplicemente di approfondire tutto ciò e sto leggendo da un anno e mezzo quasi esclusivamente libri su tratta e prostituzione, perché sono stufa dei luoghi comuni sull'argomento, dell'ignoranza e dei pregiudizi sessisti.
Quello che noto è che si parla sempre di prostituzione centrando il discorso sulle donne, sulla loro scelta libera o non libera. Ma il grande assente dal discorso è il potere che sfrutta la prostituzione, sono i nomi e cognomi che restano sempre nell'ombra, e altrettanto i clienti, i cui comportamenti non sono mai messi in discussione. Le donne per questi signori si prostituiscono da sole per la gioia di farlo, non esistono sfruttatori, non esiste la domanda dei clienti, non esiste la violenza. Troppo spesso gli stessi discorsi femministi sulla libertà di gestire il proprio corpo sono ormai strumentalizzati dagli affaristi del sesso, trafficanti e papponi, per confondere le acque, giustificare i profitti e minimizzare le violenze commesse su donne in difficoltà, spesso giovanissime. Trovo che uno sguardo globale e ascoltare ciò che dicono le donne nei paesi in cui il volto della mercificazione della donna è più feroce e scoperto, ci può aiutare a comprendere anche la realtà che viviamo in prima persona e a smascherare il potere patriarcale, in tutte le sue forme.
Sono certa che il magnifico progetto della rete collettiva ci aiuterà anche in questo.. e concludo dicendo quanto apprezzo che il vostro manifesto sottolinei lucidamente a cosa serve davvero l’antagonismo creato ad arte fra i sessi.

Valentina

Lascio alla vostra riflessione due frasi che mi hanno colpito di un articolo spagnolo che ho letto giorni fa:

La cultura della ipersessualizzazione ha assorbito la storia e il linguaggio delle lotte delle donne per il diritto a rivendicare i propri desideri e necessità sessuali, fino a convertirle in nulla più che oggetti per il divertimento di altri.

Trasformare la sessualità umana in un prodotto di consumo pone la donna in uno scaffale da supermercato, rinforza la divisione delle donne come oggetti e degli uomini come i compratori del prodotto.


giovedì 2 febbraio 2012

Tratta di persone e industria globale del sesso

Noto in giro una generale confusione relativamente alla tratta di persone, a cosa essa sia realmente. Spesso poi la tratta a scopi di sfruttamento sessuale viene confusa con la prostituzione. Oppure, al contrario, non si riescono a percepirne i legami con l'industria globale del sesso, come se si potesse veramente cancellare con un colpo di spugna l'esistenza della riduzione in schiavitù di tante donne e bambini senza mettere in discussione l'intera industria e le sue basi socio-culturali, anzi, promuovendo giornalmente questa stessa cultura sessista.
Lydia Cacho, la coraggiosa giornalista messicana, femminista, attivista dei diritti umani e presidente del CIAM di Cancun (qui un interessante resoconto della sua recente visita all'Istituto Cervantes con la presentazione della versione italiana di Memorie di un' infamia) in Schiave del potere prova a tirare le somme di una sua indagine di cinque anni in giro per il mondo per capire come realmente funzioni la tratta e chi ne muova le fila. Lo fa con grande duttilità e con un argomentare che non cade mai nel dogmatismo, ma che prende in considerazione tutte le voci che ha ascoltato negli anni dell'indagine e nella sua esperienza concreta al fianco delle donne e bambine coinvolte.
In questo post mi limiterò a una prima disamina di un argomento comunque molto complesso, con l'aiuto di definizioni e brani tratti dal libro della Cacho. In successivi post mi propongo di affrontarne i legami con la tematica dell'immigrazione e i problemi posti dalle norme restrittive e repressive in particolare nell'Unione europea, col tema del razzismo, con il sistema del riciclaggio di denaro - colonna portante del nostro capitalismo e dell'intreccio inestricabile tra legalità e illegalità - e, soprattutto, su cosa fare per combatterla.

Innanzitutto, ecco una definizione di tratta di persone, tratta dal breve glossario in appendice al libro basato sulle definizioni legali contenute nei trattati e convenzioni internazionali: è il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza di persone, mediante la minccia, l'uso della forza o altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, l'inganno, l'abuso di potere o di una situazione di vulnerabilità, dando oppure ricevendo somme di denaro o benefici al fine di ottenere il consenso, di un soggetto che ha il controllo su un'altra persona, per fini di sfruttamento.Lydia Cacho spiega poi che, poiché la maggior parte degli studi e convenzioni sono in inglese, spesso tratta viene tradotto erroeneamente traffico. In realtà il traffico di persone è solo una componente della tratta, consistendo nel trasporto e nella facilitazione dell'ingresso illegale di una persona all'interno di uno Stato. Mentre la tratta consiste non solo nello spostamento, ma soprattutto nell'abuso di potere e nello sfruttamento. Inoltre, è bene chiarire che si può essere vittime di tratta e non essere stati trafficati illegalmente, come nel caso delle tante ragazze anche minorenni rumene nel nostro Paese che entrano in modo assolutamente regolare, essendo cittadine europee, se minori accompagnate da finti amici o fidanzati. O ci può essere tratta anche con un semplice spostamento all'interno di uno Stato.

Vediamo ora come si definisce la tratta a fini di sfruttamento sessuale: attività che comporta il trasferimento di persone all'interno o all'esterno del loro paese allo scopo di sfruttarle sessualmente. Può essere il risultato dell'uso e dell'abuso della forza, della coercizione, della manipolazione, dell'inganno, dell'abuso di autorità, di pressioni familiari, di violenza familiare e comunitaria, di privazione economica e altre condizioni di disuguaglianza cui sono soggette donne, bamibini e bambine. Alcuni autori la definiscono "prostituzione forzata".

C'è anche da dire che lo sfruttamento sessuale a fini di lucro non si esaurisce nella tratta. Vediamo la sua definizione: fenomeno sociale che implica l'abuso sessuale ai danni di donne, adolescenti e bambini, dal quale una o più parti coinvolte traggono profitto economico. Include il trasferimento di denaro, o lo scambio di beni in natura o servizi, da un individuo a un altro, in cambio di sesso con una donna, una bambina o un bambino. Le forme di sfruttamento sessuale più comuni, nelle quali è coinvolta la tratta di persone, sono la prostituzione, il turismo sessuale e la pornografia. E' evidente ad esempio, che ci può non essere tratta nel turismo sessuale, se manca lo spostamento, o in un caso come questo, ma non per questo non si può trattare di una grave forma di sfruttamento sessuale.

Vediamo un po' di cifre: secondo le fonti di Lydia Cacho "ogni anno nel mondo 1.390.000 persone, nella maggioranza donne e bambine, sono ridotte allo stato di schiave sessuali e comprate, vendute e rivendute come materia prima di un'industria, come scarti della società, come omaggi o trofei". Sulla tratta in generale, sembra che il 79% sia per fini di sfruttamento sessuale e "che sia l'architrave su cui si regge l'industria internazionale del sesso", il 18% sia il lavoro forzato in tutte le sue forme (ad esempio nell'agricoltura, edilizia, industria dell'abbigliamento, ecc..), il 3% sia la servitù domestica, "una delle attività che più sfugge alle rilevazioni". Poi ci sono ancora matrimonio forzato, estrazione di organi, sfruttamento come mendicanti, bambini soldato. Questi ultimi due secondo la Cacho sono molto poco adeguatamente documentati. Sulle cifre c'è da dire che, trattandosi di un mondo sommerso per eccellenza - perché la tratta è proibita esplicitamente ormai in moltissimi paesi al mondo che hanno firmato convenzioni internazionali e il reato di riduzione in schiavitù c'è un po' ovunque - non è facile ricavare cifre che non siano solo delle stime. Tra l'altro le denunce e le condanne sono pochissime in questo settore del crimine.

La tratta in definitiva è la nuova schiavitù dei tempi moderni, da cui trae giovamento il capitalismo globalizzato, poiché produce lauti guadagni a costi quasi nulli a danno delle popolazioni più povere del pianeta, sfruttando la loro povertà e con enormi interessi a mantenere queste sperequazioni. Senza giri di parole è una vera e propria compravendita di persone, spesso vendute e comprate più volte, cosa che l'umanità - specie nei paesi cosiddetti "sviluppati" credeva di aver superato. Sono sfruttati nel lavoro forzato o nella prostituzione, generalmente sotto il ricatto di un debito enorme da pagare per il viaggio effettuato. Se è sicuramente gestita da organizzazioni criminali moderne e al passo con le tecnologie e che agiscono sul piano transnazionale, solo alcune mafie propriamente dette la gestiscono direttamente in tutti i suoi aspetti (come la Yakuza giapponese per la tratta a fini di sfruttamento sessuale), anche se le mafie di tutto il mondo ne ricavano denaro o benefici, offrendo al contempo protezione. Inoltre non sono affatto coinvolti solo criminali veri e propri, ma attori importanti sono familiari delle vittime, funzionari di polizia e politici corrotti, imprenditori di ogni sorta (come gestori di motel, hotel, night club, centri massaggi, bar, agenzie di viaggio, ecc.. per quanto riguarda la tratta a scopo prostituzionale), proprietari di appartamenti, ecc..

Vi lascio ora alla lettura di alcuni passi dal libro di Lydia Cacho, con la consapevolezza che estrarre citazioni non rende giustizia alla complessità del libro. Lo faccio perché servano a chiarire alcuni aspetti dell'intreccio tra tratta a scopi di sfruttamento sessuale e industria del sesso, che troppo spesso sono considerate due cose assolutamente distinte e separabili. La seconda invece si basa sulla prima perché solo col controllo, l'induzione, la riduzione in schiavitù è possibile assicurarsi masse di donne e ragazzine sempre nuove che possano soddisfare una domanda attualmente in continua crescita. Solo così è possibile abbattere i costi e fare elevati profitti. Del resto è così che funziona anche la produzione di tutto ciò che consumiamo senza pensare: dalle Nike all'I-phone, alla passata di pomodori..

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Il segreto sta nel capire che la criminalità organizzata che compra e vende schiave sessuali non è costitutita da gruppi isolati, dispersi e nascosti sottoterra; no, lo ripeto, sono membri attivi di un'industria e come tali vanno studiati. Non bisogna cercarli sotto le pietre, bensì tra avvocati, proprietari di locali, centri per massaggi, bar e ristoranti, così come bisogna indagare tra impresari di case produttrici di pornografia per adulti, proprietari di casinò, maquiladoras e alberghi. Tutte queste persone pagano le tasse: complessivamente quella del sesso è una delle industrie che - tra permessi, licenze e attrazione del turismo, nonché gettito di imposte - genera più introiti. Tuttavia è anche il settore in cui si ricicla la maggior quantità di denaro sporco, proveniente dal traffico di armi e stupefacenti. (p. 183)

Come altri tipi di industria, la schiavitù si è potenziata grazie alle liberalizzazioni e alla globalizzazione. Lo sfruttamento sessuale è la massima espressione dell'industria della schiavitù; i principi del suo funzionamento sono identici a quelli della produzione capitalistica, che assicura l'ottenimento di un utile aumentando le entrate e diminuendo le uscite. Se le donne o le bambine lavorano gratuitamente per due anni [ad esempio sotto il ricatto di un debito che avrebbero contratto col proprio sfruttatore] i guadagni si accrescono e i costi si ammortizzano con rapidità, perché il tenore di vita delle schiave è basso. (p. 184)

Fino a quando chi detta legge nel mondo si rifiuterà di discutere apertamente il reale funzionamento dell'industria del sesso, in tutte le sue varianti, il mercato delle schiave continuerà a prosperare. Quel che per alcuni è un reato e per altri una tragedia dell'umanità, per un pugno di uomini che investe nelle borse di New York e Tokyo, costruisce e dirige alberghi a cinque stelle, acquista aerei e intrattiene uomini poltici, poliziotti, militari, imprenditori e capi religiosi, è un lucroso affare. Il gestore di un bar messicano che è stato chiuso tre volte perché vi si prostituivano bambine di dodici e tredici anni ma che, grazie ai propri agganci politici, ha sempre riaperto i battenti, lo spiega così:" Si tratta di un'attività commerciale, una semplice attività commerciale...e piantatela di rompere le palle." (p. 300)

Sradicare la tratta di donne, bambine e bambini ai fini di schiavitù sessuale è una missione terribilmente complessa. E' fondamentale intraprendere questo compito ponendosi obiettivi concreti che consentano a ciascun gruppo sociale e ai responsabili politici di chiarire una per una le sfide e le possibili soluzioni. Condizione sine qua non è accettare il fatto che la tratta di persone è parte costitutiva dell'industria globale del sesso; in quanto tale, gli individui e le reti che mandano avanti questa attività strategicamente posizionata in ogni parte del mondo non sono disposti a rinunciare agli enormi profitti che essa genera. Altrettanto importante è sapere che questa industria gode di protezione a vari livelli: dai funzionari statali fino ai membri dei gruppi della criminalità organizzata, ai quali le discussioni filosofiche su questo tema risultano indifferenti.
(p. 325)

La tratta di persone è in continuo aumento per via della dinamica della globalizzazione capitalista [...] ma soprattutto a causa della crescente domanda di esseri umani prodotta dal deterioramento delle relazioni interpersonali. In questo senso sarebbe fondamentale domandarsi, per esempio, perché non si critichi mai la cosiddetta "prostituzione congregazionale", cui si riferisce il libro Business Miscellany (pubblicato dalla casa editrice della prestigiosa rivista The Economist) nel raccomandare ai dirigenti d'azienda di seguire, nei loro viaggi d'affari, l'etichetta imprenditoriale, che consiste nell'andare a firmare contratti nei postribili e nei locali di spogliarelliste. In questa maniera la banalizzazione di stereotipi quali "paese che vai usanza che trovi" incrementa la domanda di prostitute. (p. 297)

Gli scettici si domanderanno come mai, a fronte di un numero così elevato di schiave del commercio sessuale, ci siano così poche denunce. Innanzitutto è un'industria che trae forza dalla stessa cultura liberale. Si dice che è un reato, ma il concetto non è stato assimiliato a causa del sessismo e del classismo ricontrabili in gran parte delle autorità. Il capo della polizia specializzata di Bangkok mi ha assicurato che è molto difficle fare qualcosa al riguardo, "soprattutto quando le ragazze riscattate dalla schiavitù vogliono tornare dai loro sfrutattori: suppongo che provino piacere... poverette". (p. 262-263)

Le mafie degli schiavisti oggi hanno più potere che mai: il numero di trafficanti arrestati e condannati è il più basso rispetto a qualsiasi altro reato. (p. 259)

Nel frattempo l'industria del sesso si modernizza, si globalizza e mette a punto strategie di mercato nuove e politicamente corrette. Le mafie cercheranno sempre di convincerci che siamo liberi, quando schiavizziamo altre persone per soddisfare i nostri bisogni, e che le donne sono libere perché possono scegliere di essere schiave dei loro clienti. Ad accettare quasto discorso non sono solamente le femministe postmoderne: anche la destra, che sotto il crocifisso o la tonaca gode della prostituzione più raffinata, ne rimane sedotta. (p. 255)

.. la gente in realtà non può - o non vuole - vedere il legame tra la tratta e la prostituzione. I mercanti dell'industria del commercio sessuale sono i grandi vincitori di questa confusione e dell'inerzia della società: finché la gente seguiterà a difendere la prostituzione ricorrendo ai princìpi della filosofia liberale, senza sviscerare il fenomeno della tratta, loro, i padroni delle schiave, continueranno a guadagnare milioni di dollari ogni anno.. (p. 246)

La maggioranza dei paesi che hanno approvato leggi contro il traffico e lo sfruttamento sessuale a fini di lucro impartiscono addestramento tecnico sulla tratta di donne e bambine ai corpi di polizia e alle forze di pubblica sicurezza(in diversi casi composti da militari o ex militari): ciò che manca è un'iniziativa tesa a far acquisire consapevolezza della violenza sessuale e della maschilità agli stessi poliziotti, militari e agenti dell'immigrazione che sono consumatori della prostituzione e hanno assunto la violenza contro le donne come qualcosa di normale. (p. 202)

Molti grandi autori della letteratura classica e contemporanea hanno contribuito all'idealizzazione della prostituzione come se fosse una mera questione di libertà sessuali. (p. 195)

.. il sessismo - tornato in voga, rafforzato e con nuove strategie di marketing - in realtà in alcuni paesi non è mai scomparso, si è semplicemente nascosto dietro la maschera del politicamente corretto. (p. 181)

La tratta di donne si inserisce in quel particolare giro d'affari della prostituzione denominato escort service; in questo stesso momento, mentre state leggendo queste pagine, potete andare su Zonadivas.com e contattare una donna di quei paesi. Ma come fa un cliente a sapere se quella donna è là di propria volontà o se invece è schiava di una rete di trafficanti che la controlla con debiti non restituibili, minacce e isolamento? Non c'è modo. Perché chi gestisce il giro in questione, dopo l'arresto dei propri capi, si è reso conto che se voleva continuare a far circolare le donne nei circuiti del sesso a pagamento doveva cavalcare l'onda della prostituzione "consentita". (p. 165)

Nelle case in cui vengono alloggiate le vittime si fa largo uso di pornografia e film erotici per creare una cultura di accettazione e normalizzazione dello sfruttamento. Gli schiavisti convincono le donne che il sogno di diventare pornostar sia per loro naturale e realizzabile. Così le portano a credere che lo sfruttamento sarà solo temporaneo e che presto potranno diventare donne famose e libere nell'industria del sesso, che per loro è l'unica scelta possibile. I trafficanti giurano e spergiurano di addestrarle a diventare le migliori e che, una volta raggiunta una posizione di potere, saranno in grado di scegliere [qui la la Cacho si riferisce a un giro di tratta all'interno di un circuito di lusso da lei scoperto perché una vittima di cui racconta tutta la storia si era rifugiata al CIAM] (p. 153)

Martins, come molti altri trafficanti, sa quanto è importante mescolare donne che si considerano professioniste della prostituzione a vittime schiavizzate. Mentre le prime hanno già ripagato i propri debiti e rimangono nel ramo con libertà di movimento, le altre sono sottomesse con minacce, non hanno i documenti e sono passibili di estradizione in qualsiasi istante. [si riferisce a Raul Martins, ex agente dei servizi segreti della dittatura argentina e re dei locali- bordello di lusso prima in Argentina, attualmente a Cancun e Playa del Carmen] (p. 146)

Un agente mi fissa con gentilezza e mi offre un visto giornaliero per attraversare il ponte. Scuoto la testa e gli domando se è al corrente delle atrocità di cui si macchiano i militari birmani contro donne e bambine, della prostituzione coatta e dei massacri. "Sì, terribile, terribile, qui è un reato", risponde. Sorrido appena e butto fuori l'aria per liberare i polmoni dalla paura, ma l'uomo prosegue:"Però sa, Madame, a molte di loro piace, quelle ragazze sono molto prostitute, ci provano gusto." La sua voce ha un tono involontariamente cinico, come quella dei milioni di uomini che, in ogni angolo del mondo, ripetono fino alla nausea la solita solfa: che sono le schiave a mettersi in condizione di schiavitù e che loro, clienti potenziali o effettivi, non possono far altro che cedere al desiderio delle schiave. (p. 135)

Se siete in cerca di spiegazioni semplici in queste pagine non ne troverete. La cosa più difficile è intuire le forme assunte dai confini tra ciò che è lecito e ciò che è illecito all'interno di un'economia globale. In ambito criminale, come in ambito politico, i confini sono invisibili, flessibile e permeabili. (p. 65)

In tutto il pianeta stiamo assistendo allo sviluppo di una cultura che tende a rendere normali il rapimento, la sparizione, la compravendita e la corruzione di bambine e adolescenti, allo scopo di trasformarle in oggetti sessuali da affittare o vendere; una cultura che per di più promuove la mercificazione dell'essere umano come fosse un atto di libertà o progresso. Soggiogate da un'economia di mercato disumanizzante, che ci è stata imposta come destino inelittabile, milioni di persone considerano la prostituzione un male minore e scelgono di ignorare lo sfruttamento e i maltrattamenti che comporta, insieme a un sempre maggior potere del crimine organizzato, dove più dove meno nel mondo intero. (p. 10)

Negli ultimi quindici anni il tema del riscatto delle vittime dalla tratta, soprattutto di chi è stata sottomessa alle reti dello sfruttamento sessuale e dell'abuso infantile, ha ricevuto una forte attenzione mediatica. Tuttavia in molte parti del mondo la tratta continua a essere utilizzata per mettere in scena una spettacolarizzazione poliziesca morbosa, piena zeppa di epiteti e aggettivi moralistici che non fanno altro se non inorridire la società e distaccarla da un tema che le appare del tutto lontano e isolato. In diverse occasioni le forze dell'ordine hanno manipolato i mezzi di informazione, e la società in generale, facendo passare per salvataggi le retate nei bordelli in cui si commettono abusi sulle donne. In realtà non sono altro che semplici arresti, spacciati per operazioni in difesa dei diritti umani. Alcuni membri delle forze di polizia di nazioni quali Stati Uniti, Messico, Spagna, Turchia, Francia, Sudafrica, Colombia e Giappone trattano le vittime come illegali e violano pressocché tutti i loro diritti. Sebbene ciò poco a poco stia cambiando, rimane indispensabile un'analisi seria che individui le circostanze nelle quali la polizia agisce in base a una doppia morale e a pregiudizi sessisti pur di trasmettere un'immagine di efficienza, e quelle in cui invece si comporta correttamente, avendo ricevuto un addestramento adeguato. "( p. 300-301)

E' chiaro che il mondo del commercio sessuale è contrario all'apertura di un mercato libero nel quale le donne adulte che scelgano di vendere le proprie prestazioni sessuali un tanto all'ora o al minuto, come argomenta Lamas, possano farlo tutelando la propria salute e pagando le tasse. Questa attività economica è strutturata in modo da facilitare il controllo e lo sfruttamento. Da un lato, fornisce agli uomini di tutto il mondo quello che donne e adolescenti si negano a dare liberamente - sesso senza regole, con obbedienza e sottomissione - e, dall'altro, arricchisce pochi alle spalle di molti. Pecca di ingenuità chi crede che legalizzando la prostituzione le mafie abbandonerebbero gli affari legati allo sfruttamento sessuale di donne, adolescenti e minori a livello transnazionale. (p. 290-291)

Un filosofo che da un'università elitaria della Gran Bretagna pontifica sulla libertà di prostituirsi è quasi sempre incapace di capire le conseguenze delle sue asseverazioni sulle persone reali che nelle reti della prostituzione patiscono grandi violenze, non solo sessuali, ma anche razziali e di genere. Si tratta di una violenza strutturale, le cui radici sono profondamente misogine e i cui risultati hanno effetti individuali e collettivi. All'estremo opposto, lo stesso discorso è applicabile a una religiosa cattolica o cristiana che riscatta giovani donne che si prostituiscono. Generalmente, lei e le sue sorelle hanno seri problemi ad accettare la sessualità come qualcosa di sano. La loro rabbiosa prospettiva abolizionista si fonda su pregiudizi, paure e valori ortodossi che non lasciano alcuno spazio al dialogo, neppure con le stesse vittime, alle quali quasi sempre impongono riflessioni religiose dogmatiche, finendo per occultare le complessità dell'ipersessualizzazione vissuta dalle vittime in un contesto di profonda sindrome da stress posttraumatico. (p. 285)

Nel centro congressi Sands, del Nevada, l'industria del sesso organizza ogni anno una fiera che richiama 22.000 presone: la Adult Entertainment Expo (Fiera dell'intrattenimento per adulti). Durante l'edizione del 2009 proprietari di postriboli, amministratori e produttori di pornografia hanno partecipato a un corso di tecniche di vendita e strategie di mercato. Al termine, due imprenditori messicani, tre di Singapore, una colombiana operante a Tokyo e uno dei più potenti proprietari di centri per massaggi di New York e Chicago si sono riuniti in una suite per scambiarsi biglietti da visita e concludere accordi mirati a rinnovare le proprie reti operative e "di reclutamento di nuove ragazze". La fonte presente all'incontro mi ha confidato che la colombiana propose ai partecipanti di allearsi per aprire un'agenzia di viaggi a Chicago con filiali nei rispettivi paesi, con lo scopo di facilitare l'internazionalizzazione degli spettacoli con le loro ragazze. Alcuni dei corsi organizzati in questa manifestazione sono: "Potere e influenza: la crescente presenza delle donne nell'industria dell'intrattenimento per adulti"; "Attività commerciali basate su modelli tecnologici: i modelli che occorre conoscere"; e "Come creare le migliori squadre di vendita: educazione sessuale per il tuo staff". Uno dei più celebri è il seminario legale di Arthur Schwarts, al quale partecipano rispettabili membri della polizia e avvocati per spiegare le nuove normative e come rispettarle. Nel frattempo, nei corridoi, i veri mafiosi si accordano su come evaderle. Nella manifestazione convivono fianco a fianco i semplici appassionati, che vedono l'industria del sesso come una fonte di educazione alla liberazione del proprio erotismo, e i trafficanti nazionali e internazionali che approfittano della libertà creativa per vivere della schiavitù distruttiva. Chiunque si azzardi a mettere in discussione queste mafie e i loro legami con l'industria sessuale mainstream, incorre in un'ondata di attacchi da parte di chi crede che cose del genere - come la pornografia snuff realizzata sfruttando vittime di Ciudad Juarez, Tijuana e Thailandia - siano solo fantasticherie". (p. 261-262)