mercoledì 18 maggio 2011

Dieci fatti sulla prostituzione


Sul sito di Turn off the red light - campagna per l'abolizione di prostituzione e tratta in Irlanda - è riportato un interessante decalogo di dieci fatti sulla prostituzione che smitizzano altrettanti dieci miti, diffusi nel senso comune. Il decalogo è preso da una campagna inglese di ispirazione simile, Demand change.
Sotto ne riassumerò i punti.

Un breve preambolo: la campagna irlandese - promossa da associazioni anti-tratta, associazioni di donne, di uomini, di immigrati e che trova l'appoggio di diversi esponenti politici - mira all'approvazione di una legge simile a quella svedese (leggi di questo tipo oltre che in Svezia, dove è in vigore dal 1999, sono già state approvate in diversi paesi del nord Europa, come Lituania, Estonia, Islanda e Norvegia). In pratica si tratta di rendere punibile penalmente l'acquisto di prestazioni sessuali - e ovviamente lo sfruttamento - decriminalizzando invece completamente la vendita e quindi non perseguendo chi si prostituisce. Notevole passo avanti rispetto ai provvedimenti repressivi per la "decenza stradale" del nostro Paese dei sindaci-sceriffi (per fortuna su questo punto il pacchetto sicurezza ha recentemente avuto uno stop dalla Corte costituzionale) che vanno a colpire chi si prostituisce, mentre ipocritamente non si fa nulla, anzi, si finisce per favorire la domanda diffondendo ovunque un'immagine di donna-merce a disposizione e troppo poco si perseguono gli sfruttatori. Il progetto francese Choisir, che promuove l'approvazione nei paesi dell'Unione europea delle 14 leggi più favorevoli alle donne, ha scelto sulla prostituzione la legge lituana.

Sono convinta che qualunque legge possa fare ben poco o rivelarsi addirittura un boomerang, se non supportata da una complessiva azione socio-culturale ed educativa per le giovani generazioni che miri a un diverso rapporto tra i generi e a una libera sessualità, non manipolata dagli affaristi dell'industria del sesso, abbattendo gli stereotipi a causa dei quali la donna è vista come oggetto da poter comprare, usare o abusare.
Mi sembra tuttavia più che positivo che lentamente si stia affermando una visione diversa della prostituzione: non più un fatto inevitabile e "naturale" - il cosiddetto mestiere più antico del mondo - ma un prodotto "culturale", nato da una società da secoli organizzata secondo il dominio maschile, dominio che nuoce alle donne, ma anche agli uomini e che mina e imbriglia la libera espressione sessuale e temperamentale di ogni essere umano. Come acutamente afferma Lydia Cacho, il vero mestiere più antico del mondo è quello del protettore, non quello della prostituta.
Il secondo aspetto positivo mi sembra lo spostamento del focus dalla prostituta alla domanda di prostituzione, il cui abbattimento soltanto può davvero incidere sulla lotta alla tratta e allo sfruttamento sessuale di tante donne e bambine nel mondo.

Veniamo ai punti del decalogo, che qui si può leggere integralmente.

1. Il primo punto afferma che la prostituzione non è una questione di "scelta", come comunemente si dice. Si tira in ballo sempre la libera scelta della donna, così da lavarsi la coscienza, dimenticando che "molte donne hanno "scelto" di entrare nella prostituzione a causa della mancanza di scelta e che un grande numero è stata costretta da protettori o trafficanti". Inoltre sono altissime le percentuali di prostitute che hanno avuto abusi a partire dall'infanzia e la grande maggioranza delle intervistate in diverse inchieste dichiara che vorrebbe uscirne, ma spesso non sa come. In ultima analisi, l'unico che esercita di sicuro una libera scelta è l'uomo che acquista sesso e la sua scelta non fa che espandere la prostituzione e alimentare la tratta per lo sfruttamento sessuale.

2. Il secondo punto - molto interessante - è che la prostituzione non ha nulla a che vedere col sesso. Spessissimo si allude alla prostituzione come qualcosa di "libero" e "glamour", piacevolmante trasgressivo. Ma la prostituzione ha invece molto più a che fare con lo sfruttamento, la violenza e l'abuso. Le percentuali di donne prostitute che subiscono strupri da clienti e protettori è altissima, così come quella di prostitute dipendenti da droghe o affette da disordine da stress post-traumatico.

3. Nel terzo punto si demitizza la convinzione che liberalizzare del tutto la prostituzione (come attualmente in Olanda, ad esempio) possa rimuovere i danni e gli abusi causati dalla prostituzione sulle donne.

4. Nel quarto punto si dice che non è necessario regolamentare o decriminilazzare completamente la prostituzione per ottenere una migliore protezione per le donne. Sarebbe sufficiente che le forze dell'ordine facessero semplicemente il loro dovere nel punire la violenza, indipendentemente da chi la subisca. La legalizzazione conduce all'espansione dell'industria del sesso, senza eliminare le violenze.

5. Nel quinto punto si dice che c'è unanime accordo tra tutti i gruppi attivi di donne sul fatto che chi vende atti sessuali non deve essere colpito in alcun modo.

6. Nel sesto punto si smitizza la credenza diffusa che legalizzare la prostituzione possa rimuovere lo stigma che esiste contro queste donne. Lo stigma in effetti è proprio strutturale a un sistema che notoriamente è misogino e basato su una visione della donna in generale ben diffusa tra protettori e clienti come oggetto di piacere da usare e disprezzare allo stesso tempo. Si dice in questo punto che "normalizzare la prostituzione rende invisibile l'abuso, e trasforma protettori e clienti in affaristi e legittimi consumatori". Riconoscere la prostituzione "un lavoro come un altro" chiude gli occhi sulla violenza, la povertà e l'emarginazione che conducono generalmente le donne nella prostituzione e ostacolerebbe l'azione di tutte le associazioni che supportano le donne per aiutarle a uscire dal giro. "Perché dovrebbero servire strategie per uscire da un normale lavoro?".

7. Nel settimo punto si dice che legalizzare la prostituzione indoor non mette al sicuro le donne, essendoci spesso maggiori violenze e controllo delle donne proprio al chiuso.

8. Nell'ottavo punto si dice che decriminalizzare la prostituzione diffonde il messaggio che quest'ultima è innocua.
"Legalizzare o decriminalizzare completamente l'intera industria diffonde un messaggio per le giovani generazioni di ragazzi e uomini che le donne sono oggetti sessuali e che la prostituzione è un innocuo divertimento. E' questo che vogliamo, che i giovani uomini crescano con l'idea che è normale per un uomo avere il diritto su una donna di usarla come merce sessuale? Che significato hanno i nostri sforzi per combattere le molestie sessuali e la violenza domestica maschile, sul lavoro e in strada se gli uomini possono comprare il diritto ad esercitare lo stesso tipo di atti su donne e bambine prostituite? Legalizzare o decriminalizzare l'intera industria della prostituzione normalizza un'estrema forma di subordinazione sessuale, legittima
l'esistenza di donne di "serie b", rinforza il dominio maschile, e mina le lotte per la parità tra i generi. E' tempo ormai di iniziare a contrastare gli atteggiamenti di chi trova accettabile vedere e trattare le donne come oggetti sessuali contrastando la domanda di servizi sessuali a pagamento".

9. 10. Negli ultimi due punti si dice che, mentre la legalizzazione ha portato ad un'espansione dell'industria del sesso e della tratta, leggi come quella svedese che colpisce l'acquisto di sesso a pagamento, hanno invece portato a una riduzione notevole del fenomeno. "In Nuova Zelanda la completa decriminalizzazione ha portato a un'espansione del settore illegale che ammonta all'80% dell'industria complessiva e secondo il sindaco di Amsterdam "è impossibile creare una zona sicura e controllabile per le donne che non sia suscettibile a infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali". Al contrario in Svezia "c'è stata una significativa riduzione della tratta e della prostituzione con una stasi nel reclutamento di nuove donne".

6 commenti:

  1. Proprio in svezia nel 2007 fu presentato al parlamento un documentario, che si chiama "shocking truth", su quello che sta dietro il mondo dell'indusria porno.
    Ne parlano a questo link al titolo "prostituzione a buon (?) mercato"
    http://blueriver.splinder.com/archive/2007-06

    PS: ho ordinato il libro della Cacho, deve essere davvero un documento interessante.
    PPS: visto che siamo in tema libri ti consiglio i lavori di Isoke Aikpitanyi, una ex vittima della tratta. La trovi anche su facebook ed è veramente una grande.
    Buona giornata!

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  2. Grazie, Raspberry! Sì, ho già letto in rete di Shocking truth, ora leggerò anche al link che riporti.
    Conosco Isoke Aikpitanyi e la seguo anche su facebook. Purtroppo il suo primo libro in commercio non sono riuscita ad averlo tramite IBS, perché era esaurito. Spero di essere più fortunata con l'importantissima inchiesta appena uscita per Ediesse. Hai ragione: Isoke Aikpitanyi è grande! Spero di conoscerla prima o poi di persona.

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  3. Ciao Valentina, sono capitata qui per caso. COmplimenti per il post e per tutto il blog in generale. Grazie Valentina

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  4. Posso dire che la prostituzione è sempre esistita a causa della naturale ritrosia della donna che si scontra con l'opposta tendenza maschile all'accoppiamento. Di conseguenza, è facile pensare che mai nessuno riuscirà ad abolirla. In effetti, la legge svedese ha fallito nel suo intento come tutte le leggi proibizioniste in materia. E' logico pensare che la donna ha una libera scelta nel prostituirsi e quindi tale scelta deve essere tutelata in nome della democrazia e della libertà. E' demenziale pensare il contraio. Ricordiamoci, inoltre, che il proibizionismo è l'acqua del pesce mafia. In effetti, con questa politica la criminalità organizzata ottiene maggiore controllo e maggiore sfruttamento sulle varie attività proibite.
    Franco.

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  5. @ilpescetto
    Grazie per i complimenti!
    @cstfnc73
    Sono stata indecisa se pubblicare questo commento. "Naturale ritrosia all'accoppiamento"??? Trovo questo frase di un sessismo odioso. In ogni caso sei molto poco informato sull'applicazione della legge svedese che invece è risultata di successo, tanto da essere oggi vista come esemplare da molti paesi. Questa legge non toglie alle donne alcuna libertà di prostituirsi, visto che non punisce in alcun modo chi si prostituisce, ma solo chi acquista prestazioni sessuali e gli sfruttatori. Ovviamente è necessaria soprattutto una politica socio-culturale complessiva che promuova la parità tra i generi e una educazione a una sessualità non violenta, altrimenti una legge del genere non avrebbe alcun senso. Non trovo neanche corretto parlare di "proibizionismo" quando in gioco sono diritti umani, il diritto alla vita e alla felicità di milioni di donne e bambine nel mondo, quelle che subiscono violenza in questo giro di sfruttamento miliardario. Sarebbe stato come parlare di probizionismo in materia di abolizione dello schiavismo nel xviii secolo.

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  6. In primo luogo devo affermare che la legge svedese, all'opposto di quello che ha dichiarato il relativo Governo, non ha affatto avuto successo, poiché il meretricio si è sviluppato nel sommerso con aumento del corrispondente sfruttamento. In secondo, devo dichiarare che la libertà di scelta per l'acquisto di prestazioni sessuali a pagamento, come la relativa domanda, è un diritto da riconoscere in una società democratica. Sarebbe paradossale punire chi paga la prostituta ma non questa, sarebbe come punire il cosumatore ma non lo spacciatore di droga. Tale situazione viola palesemente la logica del diritto e la parità di trattamento dei cittadini. La sola risoluzione per contrastare la schiavitù sessuale è quella di colpire gli schiavizzatori che sono i veri responsabili di queste malefatte.

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