martedì 12 giugno 2012

Sotto attacco

Non c'è dubbio che in questo momento le conquiste delle donne, ottenute a caro prezzo negli ultimi 40 anni in un'epoca di generale avanzamento dei diritti e della giustizia sociale, siano sotto un attacco senza precedenti, che diventa anche legislativo e istituzionale. Sembra impossibile, ma in questi giorni la Corte Costituzionale discuterà il fondamento costituzionale della 194, al Senato si discutono diversi progetti di legge che introducono la PAS nella normativa relativa all'affido condiviso, mentre è di ieri la notizia particolarmente scioccante della scarcerazione dello stupratore dell'Aquila , con la disperazione della ragazza stuprata con una spranga di ferro e quasi uccisa che sta pensando di espatriare.
Un quadro piuttosto fosco, per non dire nero.

Nel mio lavoro di approfondimento non mi sono quasi mai occupata particolarmente di leggi e progetti di legge in quanto personalmente ritengo ci siano questioni  ancora più rilevanti delle leggi - questioni  di natura sociale, culturale, economica, criminale, ecc. -.che fanno sì che la stessa normativa resti un dettato di principio e in alcuni casi diventi carta straccia a paravento di una realtà molto diversa e/o di interessi intoccabili.
Mi sto però convincendo sempre più che, se è bene non ridurre i problemi a discussione su disegni di legge, non si può neanche non informarsi su quanto accade, perché spesso sono proprio certe leggi (o l'attacco a leggi progressiste già approvate) a segnare un destino di arretramento e barbarie. Un esempio tra tutti: la legge Turco-Napolitano e soprattutto le modifiche apportate dalla Bossi-Fini, che hanno inaugurato una politica xenofoba criminale e legittimato l'esistenza di campi di concentramento in un paese che si dice democratico (proprio ieri questa inchiesta su Repubblica). Insomma, non si deve abbassare la guardia, ma saper leggere e prevenire la pericolosità insita nella modifica delle normative, specie in un'epoca in cui difficilmente avanziamo, ma purtroppo molto più spesso torniamo indietro.
Mi propongo perciò di seguire di più i diversi disegni di legge in discussione sulla prostituzione su abrogazione o pesante modifica  della legge Merlin (discussione aperta ufficialmente in sede parlamentare da più di dieci anni), primo tra tutti il famigerato DDL Carfagna Alfano n. 1079 del 2008 che introduce pesanti misure repressive contro chi si prostituisce in luoghi pubblici con arresto fino a 15 giorni e multa fino a 3000 euro, e che, seppur al momento fermo in Senato, è sempre a rischio di essere riesumato.
Sulla legge Merlin ho ordinato il fondamentale testo di Sandro Bellassai "La legge del desiderio", in cui si tratteggia tutto il difficile iter e le polemiche intorno alla sua approvazione, soprattutto dal lato delle voci maschili in campo, messe di fronte alla messa in discussione di un "ordine costituito". Questa legge è oggi così ignorata, vilipesa e bistrattata che molti credono che da questa provengano tutti i mali:  i provvedimenti repressivi contro le donne che si prostituiscono (mentre ad esempio il "pacchetto sicurezza" è una delle principali cause della degenerazione degli ultimi anni) o che addirittura questa renda la vendita di prestazioni sessuali illegale, oppure che la legge Merlin ha causato la prostituzione straniera che vediamo oggi. Tutto così errato da essere ridicolo!! Ci farò un post specifico, ma qui dico solo che la legge intendeva liberare le donne dall'essere utilizzate come "carne da macello" - come loro stesse si autodefinivano nelle case chiuse autorizzate dallo stato, ridare la libertà a tutte le  altre donne, che venivano molestate e sottoposte a fermi e umilianti e abusive indagini sanitarie se solo erano in strada la sera a fumare una sigaretta, punire ogni forma di interesse di terzi e sfruttamento.

Percepisco il chiaro pericolo delle discussioni disinformate che sento dappertutto recanti un pensiero pressocché unico e soprattutto non analitico che si esaurisce in slogan come "bando alle ipocrisie moraliste e riapriamo le case chiuse" oppure "legalizziamo la prostituzione per mettere fine alla vergogna della tratta",  o ancora "facciamo pagare le tasse alle prostitute, che paghino come tutti" o "facciamo come il civile Nord Europa e togliamo questa vergogna dalle strade aprendo quartieri a luci rosse puliti e discreti". Sono opinioni espresse più o meno in questi termini in numerosissimi commenti su giornali, forum, blog online, su facebook, e in verità anche dagli stessi politici di amministrazioni locali o addirittura parlamentari, su fronti assolutamente bipartisan.

Slogan semplicistici e gravemente disinformati che nascondono due problemi di fondo: prima di tutto non voler vedere le numerose ombre, complessità e quegli aspetti ben poco "moderni", bensì regressivi e repressivi che possono annidarsi nel ritorno a forme di regolamentazione della prostituzione da parte dello stato (e tanto più in quelli che prevedono esplicitamente criminalizzazione e punibilità amministrativa delle persone che si prostituiscono). Ne dico qui solo uno: la permanenza immancabile del sommerso (sembra che tutti ignorino che anche da noi con la regolamantazione prima della Merlin il settore legale era in rapporto irrisorio rispetto all'illegale, del 5-10% del totale) con accanimento repressivo ancora maggiore su chi non vuole o non può registrarsi, tra cui vittime di tratta e immigrate clandestine. Problema molto serio in tutti i paesi con leggi regolamentariste. Ma ci sarebbe anche da parlare ampiamente di controllo sui corpi delle donne, di depenalizzazione del sistema di interessi di terzi sulla prostituzione altrui, di rafforzamento della cultura dell'acquisto di sesso, della preoccupante assenza di studio da parte delle istituzioni delle strategie delle mafie internazionali, del contesto xenofobo e sessista in cui ci troviamo e di molto altro ancora.
 Non posso dilungarmi troppo, né sviluppare in questo post un tema molto complesso che richiederebbe molte più articolazioni. Mi limito ad osservare che la cosiddetta "legalizzazione" (già il termine presenta non poche ambiguità) e l'attacco alla legge Merlin sembrano essere usati da molti come paravento e alibi per non  parlare d'altro, come la soluzione definitiva o panacea di tutti i mali che permette di non mettere più a tema di discussione, se mai lo si è messo, il sistema nel suo complesso - a partire dalla domanda e dai guadagni sterminati di chi muove un business di proporzioni mondiali sulla prostituzione altrui - facendo finta che questo cancellerebbe i problemi di diritti umani con un colpo di spugna. Un comodo alibi innanzitutto per gli "utilizzatori" di tutto il mondo.
In verità l'improbabile spirito filantropico verso le vittime di tratta per cui non si sta facendo nulla e peggio da anni da parte delle istituzioni spesso rendendo vani e inefficienti quei pochi strumenti che pure ci sono, e su cui si accanisce l'odio xenofobo conseguente a tutta la normativa legata al pacchetto sicurezza (peraltro le ex vittime propongono altre soluzioni ai loro problemi), l'aver a cuore il "diritto delle donne a prostituirsi" e i diritti delle lavoratrici del sesso, sono argomenti che con tutto lo sforzo possibile risultano troppo poco credibili in bocca a persone che dimostrano in altre aree sensibilità e priorità del tutto opposte.
 Evidentemente in molti casi gli interessi sono ben altri: oltre al rafforzamento del diritto dell'utilizzatore (che non ha mai accettato di buon grado l'abolizione dei bordelli di stato), la volontà di attuare politiche repressive e xenofobe con sempre maggior libertà, l'interesse da parte di stato ed enti locali ad acquisire gettito fiscale da un giro d'affari di enorme calibro e che verrebbe ulteriormente espanso, non ultimo gli interessi di specifiche lobby destinate ad arricchirsi con la depenalizzazione, magari con abbondante riciclaggio di denaro. Tutto questo trova delle inquietanti indizi di conferma vedendo che tra i più accaniti demolitori della legge Merlin figurano partiti come Lega Nord, Grande Sud, Pdl, che sbandierano da tempo soprattutto la necessità di "pulire le strade dal degrado"(e incassare introiti fiscali). In barba alle raccomandazioni dell'ONU che insistono sulla necessità di non spingere prostituzione e tratta nell'indoor, dove le ragazze sono molto più controllate dai loro sfruttatori, fino alla vera e propria segregazione e impossibilità di fuga.
Del resto non è un mistero che la legge Merlin sia ormai stata di fatto ampiamente esautorata visto che ogni giorno arrivano notizie di fermi assolutamente illegali con schedature e richiesta di tasse illegittime a chi esercita la prostituzione, vessazioni e violenze sulle donne che lavorano in strada da parte delle forze dell'ordine, in seguito alle ordinanze dei sindaci sceriffi sul decoro urbano (derivate dal famigerato pacchetto sicurezza).
La giurisprudenza tributaria italiana con diverse sentenze e poi la corte di Cassazione nel 2010 hanno sancito l'esigibilità delle tasse sulla prostituzione, sembra sulla base di una sentenza della Corte di giustizia europea del 2001 relativa a un caso di richiesta di permesso di soggiorno che nulla c'entra con le tasse e che aveva stabilito l'equiparabilità della prostituzione esercitata autonomamente con altre attività economiche. Non sono una giurista, ma mi pare evidente la forzatura e la palese violazione della legge Merlin per la quale la prostituzione non è un'attività lavorativa e quindi non è tassabile, pena ricadere nel ruolo di stato-pappone. 
 Vengono i brividi a leggere articoli come questi, in cui persino le ragazze straniere che sono in strada e che dovrebbero essere soccorse dalle istituzioni secondo le convenzioni internazionali contro la tratta che lo definiscono crimine contro l'umanità e la stessa normativa italiana, sono considerate dal punto di vista di contribuenti da spennare: "Gli introiti di chi esercita in strada sono tassabili ma difficilmente la contribuente è solvibile in termini di riscossione se non possiede patrimoni, conti correnti o beni da aggredire. Questo perché spesso chi si prostituisce in strada non lo fa liberamente e quasi sempre percepisce le briciole.", questo dice un caposettore dell'agenzia dell'entrate, e mentre lo scrivo mi sale dentro una rabbia enorme.

D'altra parte, sono rimasta sempre più scioccata quando ho scoperto che persino dallo sfruttamento della prostituzione, che oggi è un illecito penale, si ricavano introiti fiscali. Nella mia beata ignoranza non sapevo che lo Stato ha ormai riconosciuto che economia pulita e criminale sono un tutt'uno e che non è possibile mettervi un freno, dunque si tassa. Ma dico io: sequestro dei patrimoni no? Galera no? Un valente sostituto procuratore della Distrattuale Antimafia con cui ho avuto la fortuna di parlare un paio di settimane fa, proponeva che se non si può dimostrare la provenienza lecita del denaro, scatti il sequestro preventivo del patrimonio, se no è inutile parlare di lotta alle mafie, come se si trattasse ancora di briganti con la lupara.

Tornando alla Merlin, ormai esautorata e vilipesa, l'ultimo atto a questo punto sembrerebbe essere l'abrogazione come prospetta questa inchiesta del Punto ntc. Non c'è da stare allegri, visto che in questa inchiesta si parla di potenti, multinazionali e rigorosamente anonime "società registrate in Russia, Papuasia e vari paradisi esotici" che starebbero riacquistando le licenze dagli eredi delle nostre vecchie tenutarie e già impegnati in milionari ristrutturazioni delle vecchie "case chiuse". Potenti lobby che farebbero da gruppo di pressione in tutta l'Unione Europea.



11 commenti:

  1. La prostituzione per me non ha bisogno di nessuna regolamentazione, già oggi una donna 8o un uomo) maggiorenne che decide di prostituirsi è nel suo pieno diritto, non paga tasse ed è giusto che sia così, ritengo infatti che in questa "attività" far pagare le tasse alla prostituta vorrebbe dire sostituire un magnaccia di Stato a quelli "privati" e ritengo che i magnacci non ci devono essere.Sfruttamento della prostituzione, prostituzione minorile, percosse e riduzione in schiavitù sono tutti reati già puniti dal nostro codice penale, se gli strumenti per combattere questi reati non bastano allora devono essere migliorati sempre di più, comunque ne abbiamo già discusso tante volte su femminileplurale, le mie idee sul tema non sono cambiate.

    Ciao

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  2. mi dispiace per te ma mia sa che nemmeno tu conosci la legge merlin , la legge merlin non vieta la prostituzione ma vieta lo sfruttamento.

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  3. e la pornografia solo le dittature lo vietano.

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  4. Scusa Alessio, ma ti riferisci a me? Penso che tu non abbia letto con attenzione il mio post. So benissimo che la legge Merlin non vieta la prostituzione, ma lo sfruttamento ed è per questo che secondo me va difesa.

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  5. Vietare la pornografia? Ho mai detto una cosa del genere? Non so, Alessio, forse dovresti leggere con più attenzione. Grazie.

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  6. Valentina S. leggi il titolo del tuo blog"Un work in progress su uno degli affari più lucrosi al mondo: l'industria globale del sesso (prostituzione,pornografia,turismo sessuale)" ma tu non eri quella che volevi fare come alcuni paesi del nord e condannare i clienti? mi sembra incompatibile con la legge merlin.

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  7. Scusami Alessio, quando parlo di industria del sesso parlo appunto di interessi terzi e non degli individui che fanno sesso in cambio di denaro nella loro vita privata. Poi muovere delle critiche all'industria della pornografia non significa certo chiedere di vietarla!! Se poi tu vuoi aprire un blog di elogio all'industria del sesso puoi farlo, io qui esprimo le mie opinioni e il frutto del mio approfondimento personale. Infine tu dici che io sono "quella che volevi fare come alcuni paesi del nord e condannare i clienti". Ti informo che io non sono "quella", non sono dogmatica né affetta da subordinazione a qualche "aucoritas". Non ho le ricette per nulla, le questioni sono molto complesse e tra l'altro in generale trovo molto più valide ed efficaci le battaglie culturali alla repressione legale. Certo, la legge Merlin non prevede la condanna dei clienti e non mi pare di aver detto il contrario in questo articolo.

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  8. allora ti devo aver scambiato per un altra scusa, non si tratta di fare un elogio della pornografia , e solo che volevo sapere se tu volevi fare come l' Islanda che vieta la pornografia,la prostituzione e pure i locali di spogliarello.

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  9. Grazie Valentina, bellissima sintesi preliminare, penso che continuerò a pubblicarla in FB finché non l'avranno letta tutte/i.

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  10. @Paola Grazie a te :)
    @Alessio non mi pronuncio sull'Islanda, perché non sono abituata a commentare situazioni che non conosco a fondo. Comunque mi stupisce il tuo interesse per il divieto dei locali di spogliarello in un paese di 340.000 anime, invece di occuparti magari di paesi del Sud Est asiatico come Thailandia e Cambogia dove dilaga la prostituzione infantile (per l'Asia si stimano complessivamente 1 milione e 400mila minori prostituiti). Mi sembra un problema ben più serio di cui occuparsi.

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  11. Valentina ma io parlavo di locali di spogliarello non di prostitute.

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