lunedì 31 ottobre 2011

Ecco come il governo italiano combatte la tratta


E' appena uscito un interessante report realizzato da Hillary Clinton per il governo statunitense che fa un punto della situazione nei vari Paesi sulla lotta alla tratta, a scopi di sfruttamento sessuale e non solo. Il report in lingua originale, compresa la parte relativa all'Italia, si può trovare qui.

Sicuramente, esaminerò il report e ne farò in futuro un post che ne metta in evidenza alcuni aspetti. Qui mi limito a riportare quella che è un vera e propria vergogna per il nostro paese. Il nostro capo del governo viene citato non già per meriti nella lotta alla tratta (e quali ne avrebbe, del resto?), ma per coinvolgimento nello sfruttamento di una prostituta minorenne, la marocchina Ruby.

Non posso fare a meno di notare come la cosa più sconcertante sia il pesante silenzio che avvolge questa notizia da parte dei media e l'assuefazione di un'opinione pubblica che tutto digerisce come "vizio privato" di cui non val la pena parlare. Nell'ignoranza profonda che pervade il nostro Paese, probabilmente è sfuggito che coinvolgimento in prostituzione minorile significa coinvolgimento nella tratta di persone, visto che le convenzioni internazionali considerano lo sfruttamento prostituzionale di minori sempre prostituzione coatta, come tale assimilabile alla tratta. In altre parole, negli altri paesi civili, dove il problema della tratta è all'ordine del giorno nelle questioni da affrontare (almeno sulla carta), un presidente coinvolto in prostituzione minorile si sarebbe dovuto dimettere all'istante. Se non altro perché non è credibile perseguire un reato - come da impegni internazionali presi dall'Italia - in cui si è dentro fino al collo in prima persona.

Al silenzio generale fa eccezione il seguente articolo da "Il fatto quotidiano" su cui si può approfondire la notizia:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/29/berlusconi-citato-nel-rapporto-clinton-sulla-tratta-di-esseri-umani-per-il-caso-ruby/167082/

sabato 29 ottobre 2011

Due canzoni


In attesa di recensire quanto prima il libro di Isoke Aikpitanyi "500 storie vere" che ho finito di leggere in questi giorni, e di cui ho già parlato qui, segnalo una canzone di Micheal Nyman e David McAlmont dal titolo "City of Turin". La canzone, il cui testo con traduzione si trova anche nel libro, fu ispirata ai musicisti da un'intervista di Isoke sulla tratta delle nigeriane in Italia, presso la tv inglese Al Jazeera nel 2009.



Ecco il testo della canzone:

I can't go home
I hate it here
The wind gets through
The flimsy things they make me wear
Nobody hear wants to hear
The truth of how it's been
For a girl on the street
In the city of Turin

After dark in Valentino Park
They took away my passport
And left a scar
And my friend died
Because she couldn't lie
Truth is a sin on the street
In the city of Turin

I have to rent the spot on which I stand
They make me pay for this clothing and
I feel abandoned in this foggy land
In this city called Turin

I wave at cars
and get inside
Just to keep warm
I let him treat me like a wife
If I remember just how I have survived
I can take it in, in a car, in a street, in the city of Turin

Days in the desert without water and
Crammed in a truck and dragged overland
We numbered more at the beginning than
Since we reached where the rivers meet
In the city called Turin


Voglio segnalare anche un'altra canzone che parla di un'esperienza molto dolorosa di tratta, raccontata anche nel libro "Schiave del potere" di Lydia Cacho. Si tratta di "Dragons" di Rhoda Kershaw, una donna americana che è stata vittima di tratta in Giappone dove era andata a lavorare come cantante nel 1989, e nelle maglie della Yakuza subì un atroce "rito di iniziazione", un rito che sigla l'amicizia tra questi uomini, stuprando per giorni in gruppo una ragazza. Lei è una delle poche uscite vive e che ha potuto testimoniare su questi spietati e potentissimi mafiosi.
La canzone, che rievoca ed esorcizza in qualche modo i demoni di questa esperienza, si trova disponibile sul suo spazio my space al seguente indirizzo:

http://www.myspace.com/rhodakershaw/music/songs/dragons-21887514

lunedì 24 ottobre 2011

Dalla Romania, Iana Matei


Segnalo l'intervista uscita sull'Espresso a Iana Matei, responsabile della prima ONG fondata in Romania contro tratta e sfruttamento sessuale e autrice del libro Minorenni in vendita, che sta presentando in questi giorni in Italia. Iana Matei ci parla delle tante ragazze minorenni coinvolte, della grande presenza dei clienti italiani, e soprattutto dice una frase illuminante:
Bisogna colpire i trafficanti di donne così come si colpiscono i trafficanti di droga: con pene esemplari e il sequestro dei beni. Invece di concentrarsi su chi sfrutta le ragazze, il dibattito pubblico si arena sempre sullo stesso punto: legalizzare o meno la prostituzione. L'attenzione è sulle prostitute, non su chi le sfrutta.

Segnalo inoltre un bell'articolo su Iana Matei uscito sul blog la 27esima ora del Corriere: http://27esimaora.corriere.it/articolo/laccusa-di-iana-tornata-in-romaniaper-rubare-le-minorenni-al-racket/

venerdì 21 ottobre 2011

Le raccomandazioni del comitato per la CEDAW all'Italia


Nel luglio scorso il Comitato dell'ONU per l'eliminazione di tutte le discriminazioni contro le donne che si occupa di verificare l'applicazione dell'omonima convenzione (CEDAW) approvata dalle Nazioni Unite 30 anni fa, ha evidenziato diversi punti di criticità nel nostro Paese su temi come la rappresentazione delle donne come oggetti sessuali, violenza e femminicidi, partecipazione alla vita politica, ecc..
In questo post, riporterò la traduzione della parte di raccomandazioni all'Italia relativa alla tratta e allo sfruttamento sessuale. La traduzione è mia, visto che non sono riuscita a trovarne una. Il testo in inglese dell'intero rapporto , di cui - manco a dirlo - non si è quasi parlato in giornali e TV, è questo. Notizie sul rapporto ombra inviato al Comitato dalla società civile nella piattaforma "Lavori in corsa" le trovate qui.
Emerge un quadro che mostra quanto si faccia assolutamente troppo poco nella lotta a tratta e sfruttamento sessuale, non essendoci ancora neanche un piano nazionale e soprattutto trattando la prostituzione come problema di decoro urbano e non di diritti umani, in un'assenza totale di programmi statali di prevenzione del fenomeno e reinserimento lavorativo delle donne che vogliono uscire dalla prostituzione. Ecco la traduzione (i grassetti sono miei):

Tratta e sfruttamento della prostituzione

Il Comitato elogia lo stato membro per la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, la ratifica del Protocollo per la prevenzione, abolizione e punizione del traffico di persone, specialmente donne e bambini, supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e gli sforzi intrapresi per assicurare assistenza sociale, per identificare le vittime di tratta e per perseguire i trafficanti. Tuttavia il Comitato è preoccupato dal fatto che l'applicazione dell'art. 18 del D.lgs n. 286/1998 che assicura uno speciale permesso di soggiorno per le vittime di tratta e sfruttamento, a scopi di protezione sociale, possa, se interpretato restrittivamente, privare di adeguata protezione donne che sono trafficate in altri paesi e poi portate in Italia a scopo di tratta.
Il Comitato è inoltre preoccupato dal fatto che un "pacchetto sicurezza" adottato dal governo nel 2010 ha seriamente ostacolato le forze di polizia nell'adeguata identificazione di potenziali vittime di tratta.
Il Comitato sollecita lo stato membro a :
a) tener presente la dimensione transnazionale del crimine della tratta di esseri umani, come evidenziato nel Protocollo per la prevenzione, abolizione e punizione del traffico di persone, specialmente donne e bambini, supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e uniformare le procedure specifiche per l'identificazione delle vittime potenziali.
b) Velocizzare il processo di adozione di un Piano nazionale di lotta alla tratta
c) Assicurare che l'interpretazione dell'art. 18 del D.lgs 286/1998 non privi le donne che sono trafficate in altri paesi di adeguata protezione
Il Comitato nota che diversi provvedimenti (incluso il disegno di legge n. 1079 del 2008 che criminalizza la prostituzione nei luoghi pubblici) come parte di un più generale pacchetto di misure per sradicare la prostituzione e lo sfruttamento sessuale, sono in discussione nello stato membro. Tuttavia il Comitato è preoccupato che lo stato membro riconosca che la proposta di criminalizzare la prostituzione in strada "ha una funzione di pubblica sicurezza e decoro urbano" e che evidentemente i diritti delle donne coinvolte nella prostituzione di strada, la grande maggioranza delle quali sono immigrate, non sono stati considerati nella formulazione di simili misure. Il Comitato ha anche notato che lo stato membro considera la prostituzione come un fenomeno nascosto e sconosciuto che tende a essere praticato in posti chiusi. Il Comitato è preoccupato dell'assenza di assistenza e programmi di supporto per le donne che desiderano uscire dalla prostituzione e per chi non è stata vittima di sfruttamento.
Lo stato membro è sollecitato a:
a) intraprendere una valutazione d'impatto delle misure proposte per criminalizzare la prostituzione di strada allo scopo di evidenziare i rischi potenziali di sfruttamento delle donne che possono spostarsi dai circuti della prostituzione all'aperto a quella al chiuso, dove, come riconosciuto dall stato membro, la prostituzione rimane un fenomeno nascosto e sconosciuto.
b) continuare a formulare strategie e programmi per prevenire che le donne entrino nella prostituzione e mettere a punto programmi di supporto e riabilitazione per le donne che desiderano lasciare la prostituzione anche fornendo informazioni e supporto in relazione a possibilità occupazionali alternative.

AGGIORNAMENTO: Riporto il link alla traduzione intera delle raccomandazioni che intanto è stata pubblicata sul sito dei Giuristi Democratici per la CEDAW: http://www.pangeaonlus.org/download/progetti/advocacy/cedaw/Raccomandazioni_CEDAW_2011.pdf

venerdì 14 ottobre 2011

Verso il 15 ottobre


Paola mi ha segnalato questo breve documentario trasmesso il 29 settembre in tarda serata su Rai tre nella trasmissione "C'era una volta":

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-00c1e5e7-3157-48c1-8036-f88eba7f2769.html#

Si tratta di una versione accorciata di un documentario del 2007 dallo stesso titolo, "Bambole".

Trovo il documentario di un certo interesse, soprattutto perché a un certo punto mostra un dialogo tra il giornalista - che si finge un gestore di un night club italiano - e un proprietario di un night in Romania. Il giornalista si offre di comprare delle ragazze, smascherando così la condizione di semi-schiavitù delle giovani, che a prima vista sembravano libere. Inoltre, a un certo punto c'è un' intervista effettuata in carcere a un trafficante moldavo, che tra le altre cosa mostra la sua vera concezione di rispetto delle donne: "noi le donne, le prostitute, le rispettiamo, non siamo come i rumeni, perché per noi sono una merce redditizia" - dice più o meno così. Insomma, è raro che si mostrino i veri protagonisti dell'industria del sesso, cioè coloro che la organizzano e ci guadagnano sopra e questo documentario lo fa.

Molto istruttivo poi l'inizio, con l'intervista in Brasile a un uomo che afferma che prostituirsi è una libertà per le donne, perché ormai è stata superata la vecchia morale e le donne hanno il diritto di vivere la loro sessualità con tutti quelli che vogliono e perché no - aggiunge - guadagnarci anche sopra. Un meraviglioso e ipocrita rovesciamento allo scopo di normalizzare la violenza, di nascondere come la prostituzione di queste donne non sia un esercizio di libera sessualità ma piuttosto una sua negazione, un abuso sui loro corpi di una società per la quale sono le ultime degli ultimi. Se nasci nelle favelas e per giunta sei femmina non hai scampo, sei in una gabbia. Sei considerata non una persona, ma una risorsa, da un Paese strozzato dal debito, al pari di qualsiasi altro prodotto da utilizzare nel fiorente turismo sessuale ("hai visto come sono belle le nostre ragazze?" dice a un certo punto un uomo, quasi mostrando la volontà di venderne una al giornalista). Il turismo sessuale non è altro che una nuova forma di colonialismo basata sull'inferiorità socio-economica della donna, sulla miseria di una sessualità maschile ridotta a sfogo e consumo, sullo sviluppo selvaggio del capitalismo neoliberista e sulle enormi sperequazioni planetarie.
Non mi sono stupita di vedere bambine sulle strade del Brasile o in un centro di accoglienza per vittime di sfruttamento sessuale in Romania. Non mi sono stupita, perché ho già letto diverse inchieste in cui se ne parla, ma ogni volta è comunque un pugno nello stomaco.

Nonostante tutto, voglio essere positiva e dire che il 15 ottobre manifesterò anche per loro, per tutte le vittime di tratta e sfruttamento sessuale, perché se vogliamo cambiare questo mondo lo possiamo fare solo in un'ottica globale. Se qualcosa di buono possiamo vedere in questa crisi economica, è forse il fatto che ci costringe, nell'incertezza sul nostro futuro, nell'aumento degli stenti quotidiani, a guardare con più solidarietà al destino degli ultimi del pianeta. Ci fa capire che le forze si devono unire, che equità, solidarietà, sostenibilità, diritti umani, stato sociale, non sono degli optional. Che vanno pretesi ovunque e per tutt*, senza alcuna distinzione. Che il sistema basato sul massimo profitto di pochi, che calpesta la centralità della persona è arrivato al capolinea.
Il cambiamento non è rimandabile e deve partire subito, da ognun* di noi.