venerdì 12 agosto 2011

Stop child sex tourism


Segnalo questa iniziativa dalla Svizzera per combattere il turismo sessuale a danno di minori, in cui purtroppo - come evidenziato dalle statistiche delle associazioni che lo combattono come ECPAT- gli italiani hanno un triste primato in molti paesi come Brasile, Colombia o Kenya.

Sul sito si può trovare un modulo di notifica in cui è possibile segnalare ogni caso sospetto di abuso sessuale su minori. Il modulo è presente anche in versione italiana.

Questo è il video di presentazione del servizio:

http://stopchildsextourism.ch/web/it/category/rubriken/download-film

Il turismo sessuale è ben presente in molti paesi dell'Asia, America Latina, Africa, Europa dell'Est e si alimenta della miseria delle popolazioni locali e soprattutto della voglia di facili guadagni - da capogiro - degli affaristi locali e a volte anche dei locali governi che si reggono su questa "industria" e non mettono le popolazioni, specie femminili, in condizioni di poter studiare, crescere, scegliere per la propria vita, difendere e vivere la propria sessualità.

Il turista sessuale poi è solo in minima parte un vero e proprio pedofilo (dalle statistiche di ECPAT del 2008, il 3%) per la maggior parte si tratta di persone - in larga maggioranza uomini anche giovani - in cerca di esperienze "estreme" oppure in viaggio d'affari.

Sono certa che la crescita della domanda di turismo sessuale si nutra soprattutto di una certa "normalizzazione" del mercato del sesso nell'immaginario collettivo, nei messaggi dei mass-media, come se fosse un aspetto qualunque dell'esercizio della sessualità, e dall'altra parte un "lavoro come un altro", ignorando del tutto cosa ci sia dietro quel "mercato", le vite spezzate di tante giovanissime che subiscono enormi danni psicofisici.

E' la logica del "lì così vivono", "lì si usa così", in fondo stanno là per loro scelta, altrimenti morirebbero di fame. Ma sì, si sentono persino dei benefattori, come ad esempio si vede in alcune interviste condotte da Lydia Cacho.

Il relativismo e il liberismo selvaggio odierno hanno fatto molti danni, a mio parere, se si giunge in alcuni casi a legittimare la violenza sessuale ripetuta su ragazze/i sempre più giovani, nascondendosi dietro al discorso del denaro e del consumo. Come se lo scambio monetario potesse giustificare ogni cosa, anche l'annientamento psicofisico di un essere umano, come se consumare ed esercitare il proprio desiderio sessuale a prescindere dall'altra/o fosse una nuova religione della libertà e non la forma più vergognosa di riduzione in schiavitù del nostro tempo.

giovedì 11 agosto 2011

Rassegna stampa - 3


Dopo un po' di tempo in cui mancava ecco una nuova rassegna stampa, che vorrei far diventare un appuntamento fisso, magari bimestrale con un approfondimento mensile su una singola notizia. Premetto che le notizie sui giornali non mi convincono mai del tutto perché sono spesso molto scarne e mostrano anche l'ignoranza e gli stereotipi con cui viene affrontata la questione della prostituzione, presentata quasi sempre come questione di decoro urbano e ordine pubblico o come fenomeno di colore e glamour e magari con la strizzatina d'occhio al vouyer di turno con le immancabili foto delle ragazze. Mi piacerebbe invece leggere almeno qualche volta delle inchieste approfondite che mirino a smascherare l'intero giro d'affari transnazionale con connivenze, collaborazioni, intrecci di interessi che è l'asse portante di questo fenomeno.
Stavolta ci sono molte notizie per cui mi limito a raggrupparle e per comodità le ho prese tutte da Repubblica (ma su questi argomenti noto che un giornale vale l'altro).

La notizia che mi sembra più importante riguarda il rapporto ombra sui 30 anni dall'applicazione della CEDAW presentato all'ONU, che sulla prostituzione e tratta sottolinea come la modifica legislativa del 2009 abbia ridotto la possibilità di richiedere un permesso di soggiorno e uscire così dalla schiavitù per le immigrate vittime di tratta. Inoltre si denuncia il disegno di legge n.1079 che introdurrebbe il reato di prostituzione di strada, costringendo le donne a esercitarla al chiuso, favorendo così ancora più la tratta. Ecco l'articolo:
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/07/13/news/i_punti_critici_del_rapporto-ombra_rappresentati_alle_nazioni_unite-19091277/index.html?ref=search

Trovo davvero allucinante preoccuparsi solo della prostituzione in strada, palesando un'idea del fenomeno come "fastidio" per i cittadini "perbene", da tenere lontano dagli occhi. Negli articoli seguenti potete vedere una esemplificazione delle diverse "brillanti "posizioni, di chi vuole rinchiudere le prostitute in zone a luci rosse e chi invece - come Alemanno - vuole che chi si prostituisce in strada venga criminalizzato, fino alle vere e proprie violenze contro le prostitute di cui si fanno protagonisti nostri concittadini preoccupati della loro sicurezza e della "decenza".
Non quindi una seria lotta agli sfruttatori, alle mafie straniere e italiane, agli affaristi della pasta di Mora e Fede e giù di lì, ma una criminalizzazione indiscriminata che non distingue tra vittime e carnefici - anzi si accanisce solo contro le vittime - per di più non preoccupandosi per nulla di ciò che succede lontano dagli occhi, basta che non si veda.


http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/07/29/news/prostituzione-19770120/index.html?ref=search

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2011/06/23/news/un_quartiere_dell_eros_a_prato_per_confinare_la_prostituzione-18139045/index.html?ref=search

http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/07/18/news/contro_la_prostituzione_chiudete_via_sampierdarena-19300997/index.html?ref=search

http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/07/18/news/vuvuzelas_e_petardi_contro_le_lucciole_singolare_protesta_per_4_giorni_nel_savonese-19287521/index.html?ref=search

E intanto fioccano le notizie sui giri di prostitute bambine - soprattutto immigrate rumene - costrette a prostituirsi non solo - certo - in strada ma anche in appartamenti:

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/07/29/news/ragazza_si_sveglia_dal_coma_e_fa_arrestare_i_suoi_sfruttatori-19776882/index.html?ref=search

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/08/10/news/facevano_prostituire_delle_minorenni_fermata_una_coppia_di_nomadi-20250565/index.html?ref=search

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/07/22/news/prostituzione-19455620/index.html?ref=search

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/07/20/news/minaccia_e_drogava_prostitute_in_manette_palestrato_romeno-19366864/index.html?ref=search


http://firenze.repubblica.it/cronaca/2011/07/04/news/prostituzione_11_arresti_a_massa_sfruttavano_anche_minorenni-18632319/index.html?ref=search

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/06/28/news/operazione_minorenni-18328811/index.html?ref=search

E naturalmente l'altra faccia della prostituzione, dove non è più indecente, ma diventa roba glamour e per ricchi. Il processo di Berlusconi - le due modelle piemontesi accusano esplicitamente Fede di induzione alla prostituzione - e la Milano bene dove i night e le agenzie di modelle nascondono lo sfruttamento di escort dell'est Europa.

http://www.repubblica.it/politica/2011/07/11/news/udienza_ruby-18964283/index.html?ref=search

http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/07/25/news/modelle-escort_da_500_euro_per_vip_sgominato_il_giro_della_milano_bene-19598882/index.html?ref=search

Per finire, un articolo sulla Cambogia e sulla denuncia di ECPAT riguardante il turismo sessuale e la prostituzione infantile. Lontano dagli occhi, a tanti chilometri di distanza i nostri uomini d'affari non si fanno alcuno scrupolo a comprare e filmare corpi di bambine, come se si trattasse di un souvenir del posto. Certo, l'importante è il decoro, i diritti umani cosa sono?
Sono storie di adulti che sfruttano l'innocenza di chi non può difendersi, ma anche di ragazzine abbandonate che non trovano altro modo per vivere. "Arrivando, mentre cercavo un ristorante per cenare - racconta Fabio Bellumore di Ecpat - , un uomo mi si è avvicinato e mi ha detto: 'Posso trovarti ragazzine giovanissime, di qualsiasi età'. Con queste parole mi dà il benvenuto la Cambogia".
"In seguito all'approvazione della legge del 2008 il fenomeno ha cambiato pelle: meno bordelli, troppo vistosi, e più locali camuffati da posti tranquilli. Qualcuno qui la chiama 'la democratizzazione, la normalizzazione della prostituzione', aggiunge Bellumore.


http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2011/05/02/news/cambogia_il_paese_dove_anche_la_verginit_diventa_una_merce_che_si_vende-15663132/index.html?ref=search





lunedì 1 agosto 2011

Dal punto di vista degli uomini


Da un po' di tempo volevo segnalare un contributo sul tema della prostituzione che mi sembra importantissimo: la sintesi dell'incontro tenutosi a Torino nell'ottobre 2010, dal titolo "Quell’oscuro soggetto del desiderio: immaginario sessuale maschile e domanda di prostituzione", organizzato dall'associazione Maschile plurale. L'incontro ha visto la partecipazione di uomini dell'associazione e di donne e uomini di associazioni che operano sul tema di prostituzione e tratta.

Il punto di vista degli uomini di Maschile plurale su questo tema così complesso è molto interessante a mio avviso perché - al contrario di quello che quasi sempre si fa - si dirige lo sguardo non su chi si prostituisce, ma su ciò che genera la domanda di prostituzione. Il diventare un cliente non è visto come qualcosa di eccezionale o di "anormale", ma ci si interroga invece sul collegamento tra il "normale" desiderio e immaginario maschile - un certo tipo di immaginario diffuso e dominante, ma certo non l'unico esistente - e la domanda di prostituzione. Si dice tra l'altro nell'introduzione ai lavori:

Ci interessa rilanciare altre possibilità del nostro essere maschi. Sono immagini ed esperienze di relazioni libere e non violente tra uomini e donne, di riconoscimento e di rispetto degli orientamenti affettivi e sessuali di ogni persona.
Senza giudicare né volere reprimere chi si prostituisce, poniamo invece agli uomini questa idea della domanda di prostituzione come un impoverimento delle relazioni sessuali, ridotte al consumo, alla mediazione del denaro e all’indifferenza.

Riporto qui due brani da un articolo di Stefano Ciccone e Andrea Caruso:

Ma anche la prostituzione, come la violenza tra i sessi non è un fenomeno estraneo da cui difenderci, parla innanzitutto di noi uomini, della nostra sessualità, del nostro immaginario sessuale, della nostra “normalità” della “nostra” qualità delle relazioni tra le persone da interrogare.

E non solo per le statistiche che, ipotizzando 9 milioni di “clienti”, parlano di una realtà largamente diffusa tra i circa 25 milioni di maschi adulti del nostro paese. Ma perché rimanda alla rappresentazione del corpo delle donne come oggetto da possedere, alla sessualità femminile come “sessualità di servizio”, priva di una propria soggettività, e del desiderio degli uomini ridotto a obbligo, sfogo, esercizio autistico di potere. Rappresentazioni che non riguardano solo il rapporto di prostituzione.

La rete di gruppi di uomini raccolta attorno a “maschile plurale” ha scelto quest’anno di svolgere il suo incontro nazionale a Torino misurandosi con questa realtà.

Parlare di prostituzione vuol dire parlare di noi. E della rappresentazione sociale della sessualità maschile e femminile, dell’idea di libertà che abbiamo, della possibilità di ricostruire una pratica collettiva di trasformazione di orientamenti culturali profondi e delle forme dominanti di relazione tra le persone.

La scelta è stata di non parlare “delle donne” che si prostituiscono ma di parlare “tra uomini” del loro rapporto reale o immaginario con la prostituzione, focalizzandoci non sul giudizio su chi si prostituisce ma guardando ai clienti e tentando di produrre analisi e riflessione oltre l’alternativa tra giudizio moralistico e indifferenza.

Questo cambio di punto di vista può aiutare a superare una contrapposizione tra riconoscimento dei diritti delle “lavoratrici del sesso” e contrasto alla tratta, che ha spesso impoverito la discussione e la capacità di ascolto reciproca ma anche la capacità di costruire una pratica sociale condivisa.

----

Ma superare la stigmatizzazione sociale e “ascoltare” la domanda maschile di prostituzione non può significare proporre un’idea della libertà e della laicità come indifferenza reciproca in cui la sessualità è relegata a dimensione privata o affidata all’astrattezza e all’anonimato dello scambio economico tra adulti consenzienti.

È possibile riaffermare che la sessualità è un terreno d’indagine, di critica e di conflitto, che è possibile un approccio non moralista ma che ci consenta di superare quella magra consolazione che è la delega al mercato che legittima la compravendita di qualunque cosa, anche le relazioni tra le persone, in cui l’astrattezza e l’anonimato del denaro vengono assunti come condizione di libertà e reciproca autonomia.

La prostituzione di oggi si inserisce dunque in uno scenario che è quello mercificatorio del capitalismo, ma anche quello del patriarcato: un contesto grande e complesso in cui siamo immersi, che si è strutturato nell’arco di secoli, ma che è necessario sottoporre a critica.

In questa cornice vanno riconosciute soggettività e conflitti: vedere il potere anche in altre forme di relazione rivela certo la “normalità” della prostituzione, ma nel senso che chiede di rimettere in discussione tutto lo scenario delle relazioni e della sessualità.

Rinvio al sito di Maschile plurale per leggere una sintesi di tutti gli interventi, davvero interessantissima.