venerdì 22 aprile 2011

Altri schiavi


Segnalo un interessante articolo di Alessandro Leogrande sul nuovo schiavismo contemporaneo del capitalismo neoliberista globalizzato.
L'articolo fa riferimento oltre che all'inchiesta di Skinner Schiavi contemporanei. Un viaggio nella barbarie al libro di Lydia Cacho Schiave del potere, la cui lettura ha dato ispirazione a questo blog e di cui Leogrande fa una recensione molto ben fatta.
Sul nostro argomento cito dall'articolo due passi che mi sembrano molto acuti (il grassetto è mio):

La schiavitù di centinaia di migliaia di donne e bambine – scrive l’autrice – è strettamente intrecciata al maschilismo e alla misoginia su scala globale, al dominio sul corpo delle donne. La prostituzione schiavistica è solo la punta dell’iceberg di un enorme processo di reificazione del corpo delle donne, che in altre parti del mondo e in altri luoghi assume connotati più soft, benché altrettanto inquietanti (basti pensare a quanto emerge dall’inchiesta in corso che riguarda le “feste” del nostro presidente del Consiglio). È solo l’altra faccia della medaglia del dominio della pornografia nelle immagini e nei linguaggi, televisivi e reali.


Per questo, come scrive Lydia Cacho, serve non solo il lavoro delle associazioni non governative (e, per il lavoro forzato, dei sindacati), ma una grande rivoluzione culturale. In un caso contro il maschilismo e le forme più retrive del dominio maschile. Nell’altro contro le forme più insopportabili di controllo e annientamento fisico e psicologico dei lavoratori.


Qui un'intervista di un paio di anni fa a Leogrande sul suo libro Uomini e caporali che tratta delle nuove forme di caporalato e lavoro schiavistico che coinvolgono immigrati dell'Europa dell'est in Puglia.

mercoledì 20 aprile 2011

A.A.A. Offresi schiava del sesso prezzi modici


Sto leggendo da un po' di tempo "Sex trafficking" di Kara Siddarth, una interessante inchiesta molto ben documentata sulla tratta a scopo di sfruttamento sessuale, fenomeno di dimensioni mondiali e in continua crescita.
Nel libro c'è anche un capitolo dedicato all'Italia di cui tornerò senz'altro a parlare nel blog.
Tra le mille contraddizioni di un Paese che non fa praticamente nulla per combattere lo sfruttamento della prostituzione pur sulla carta perseguibile penalmente, Kara si è imbattuto, grazie all'amica Daniela Mannu dell'associazioneTampep, negli annunci personali (cuori solitari, amicizie, ecc..) presenti sui principali quotidiani. Secondo la Mannu, questi annunci sono una miniera per scovare lo sfruttamento della prostituzione indoor (in appartamenti, club, centri massaggi e simili) molto più invisibile ovviamente di quello di strada.

Scrive Kara:

In annunci come "Susy bellissima ventenne, appena arrivata, dolce e sexy" Daniela mi ha fatto notare la parolina magica "appena arrivata" che spesso significa "fresca vittima di tratta". Un'altra espressione come "no stop tutto il giorno" significa che nell'appartamento/bordello lavorano diverse ragazze. "


In effetti, ho potuto constatare di persona quanti annunci di questo tipo ci siano sui quotidiani con la cronaca della mia città, scritti incredibilmente in perfetto italiano a nome di ragazze dei più svariati paesi del mondo. La nazionalità viene infatti sempre riportata, come se si trattasse di una varietà di prodotto da supermercato.
In Spagna - incontrando non poche polemiche - il governo Zapatero ha proposto una legge che vieta gli annunci "hot" sui quotidiani, proprio perché dietro di essi si nascondono non di rado crimine e violenza contro donne e ragazzine che fruttano profitti enormi a sfruttatori e trafficanti. E' interessante notare come, oltre che da alcuni collettivi di prostitute, la reazione negativa sia venuta dagli stessi giornali, che in Spagna su questo tipo di annunci guadagnano in entrate pubblicitarie la non modica cifra di 40 milioni di euro l'anno.
Senza entrare nel merito dell'utilità o meno della proposta spagnola nella lotta alla tratta di donne, mi chiedo però come è possibile dare per scontato e pacifico che possa essere permesso pubblicizzare dei crimini in modo tra l'altro anche abbastanza evidente. E che spesso e volentieri lo stesso quotidiano che ospita quegli annunci e ci guadagna disquisisca poi di diritti umani.