giovedì 10 febbraio 2011

Belle ragazze



C'è una frase di Elvira Dones che non fu riportata dalla maggior parte dei giornali e che chiudeva la lettera indirizzata lo scorso anno a Silvio Berlusconi per protestare contro la battuta sulle "belle ragazze albanesi". La frase è questa:




Questa “battuta” mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company,pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi. Mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch’io a tutte le donne albanesi.



Qui la lettera in versione integrale.

L'uso del corpo della donna come oggetto di piacere non è certo una novità e non solo su di esso ruotano affari redditizi transnazionali, ma è anche – come dice Lydia Cacho – una nozione su cui basano il loro potere le mafie di tutto il mondo. Leggevo ieri uno degli articoli di Roberto Saviano che tracciano da vicino la vita di un camorrista. Ben si vede come il "machismo" – una concezione della virilità come strumento di potere e della donna come puro oggetto da collezione e da scambio – sia qualcosa di connaturato alle mafie e strumento con cui corrompere, creando complicità basate su una maschilità distorta e violenta.

La novità che questo governo ha portato è stata la sfacciata istituzionalizzazione di questa nozione, con la proposta di un vero e proprio "machismo" di stato, dove le donne non contano se non in quanto oggetto di piacere e ornamenti di un potere tutto maschile a cui sottomettersi.

Il 13 febbraio sarò in piazza con tantissime donne e uomini in Italia e all'estero.
Nonostante non abbia condiviso tutti gli accenti di una protesta che comunque racchiude tante voci della politica, del giornalismo, delle associazioni, anche molto discordanti tra loro, penso non si possa mancare di chiedere a gran voce le dimissioni di questo governo. Un governo che ha fatto della Costituzione carta straccia, instaurando un potere di matrice mafiosa. Sarò in piazza anche per tutte le donne e ragazzine vittime di tratta nel nostro Paese e per Joy, che è stata violentata da un ispettore di polizia nel CIE di Milano, senza ottenere giustizia. Come chiede Isoke Aikpitanyi sulla sua pagina facebook: Se non ora quando le donne italiane si batteranno apertamente anche per le vittime della tratta che tra le donne sono quelle che subiscono più violenza e più danni alla loro dignità?


Per informazioni sulle manifestazioni del 13 febbraio vai sul blog.


Ricordo a margine brevemente cosa ha fatto questo governo per combattere la prostituzione coatta: chiusura delle 14 postazioni locali del numero verde antitratta nell'agosto 2010; taglio ai fondi per i progetti di reiserimento sociale delle vittime; criminalizzazione della prostituzione di strada in nome del "decoro urbano" conseguente al pacchetto Maroni con il solo risultato di colpire le donne e spingere il giro verso l'in-door, più pericoloso; col pacchetto sicurezza e l'introduzione del reato di clandestinità aumentano le espulsioni violente delle donne vittime di tratta senza permesso di soggiorno rinchiuse nei CIE spesso mandate via insieme ai loro sfruttatori ; conseguente esautoramento dell'art. 18 del testo unico sull'immigrazione che permetteva alle donne vittime di tratta di ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi oggi ottenibile con difficoltà e tempi lunghissimi.

mercoledì 2 febbraio 2011

Dimostrare coerenza


In questi giorni così densi ho poco tempo per aggiornare il blog, riportando le recensioni degli ultimi libri da me letti riguardo al business mondiale sul corpo delle donne. E' il momento di agire, scendere in piazza, uscire dalla rete, intrecciare rapporti, far crescere un movimento. Riporto qui una lettera che ho scritto a redazioni e direttori di Repubblica e l'Unità, i giornali che in questi giorni hanno dato in qualche modo spazio alla protesta delle donne e degli uomini contro il sessismo di stato.
E' un invito a una dimostrare coerenza.
La speranza è comunque che il movimento cresca, diffondendosi nella società, coinvolgendo sempre più persone, al di là delle scelte editoriali dei mass-media o dei partiti politici, al di là di ciò che può godere di più visibilità. Che cresca una nuova Italia che faccia della questione della lotta alle discriminazioni di genere un punto irrinunciabile e inscindibile dalle altre lotte per la costruzione di una società migliore, per uscire dalle gabbie del capitalismo neoliberista e delle sue mafie (ringrazio l'autore o l'autrice della splendida vignetta e mi riservo di toglierla se la diffusione non fosse permessa).

"Sono una lettrice assidua dei vostri giornali, che ha anche aderito - pur non convidendone tutti gli accenti - agli appelli da voi pubblicati sulla mobilitazione delle donne e degli uomini contro lo sfacciato sessismo di questo governo. Chiedo ai vostri giornali una maggiore coerenza:

1) Non ha senso criticare il governo Berlusconi senza una radicale e coerente opera di rinnovamento in prima persona, proponendo con i fatti e nel linguaggio qualcosa di diverso, che vada davvero verso una demolizione delle basi stesse del sessismo e delle discriminazioni. Ho notato purtroppo che i vostri giornali continuano a pubblicare le foto delle ragazze coinvolte nel giro di prostituzione ad Arcore, alimentando ancora una volta un uso voyeuristico e mercificante del corpo femminile, lo stesso che si vorrebbe combattere chiamando alla mobilitazione del 13 febbraio. Sono rimasta sconcertata poi dal fatto che, troppo intenti a disquisire sul vuoto di valori o arrivismo delle ragazze e ragazzine coinvolte - e spesso e volentieri apostrofandole con termini che dovrebbero essere ormai morti e sepolti, come "mignotta", "puttana", ecc.. - poco o niente sia stato detto, al contrario, su chi ha ideato e usufruito di questo giro per ricavarne lauti proventi. A cominciare da un personaggio come Lele Mora, che dovrebbe occupare le prime pagine di ogni giornale che si rispetti, mentre invece gode - intoccabile, se non fosse per il lavoro dei magistrati - del suo conto milionario in Svizzera in un relativo silenzio sui suoi reati. Un'occasione persa, per un serio giornalismo, di rilevare cosa ci sia dietro le luci della nostra TV, dei nostri concorsi di bellezza, mondo della moda, ecc.., di rilevare sfacciati interessi economici che purtroppo rischiano di restare sempre nascosti e impuniti e che del sessismo e della mercificazione patriarcale della donna si nutrono. E ci voleva la voce di una donna della società civile, Rita Giaretta, a ricordare da sola e per prima nell'assordante silenzio generale intriso di compiacente gossip, le gravi violazioni di diritti umani che la logica di mercificazione di donne e ragazzine alimentata dal nostro governo produce.

2)Fa piacere che abbiate dato in qualche modo voce alle istanze del mondo civile, femminile, ma anche maschile, di un rinnovamento nel rapporto tra i generi nella nostra società e alla rabbia per la condizione di forte arretratezza del nostro Paese, ancora vetero-patriarcale. Resta però la perplessità per il fatto che sia stato troppo a lungo ignorato ciò che relativamente a queste istanze si muoveva da un pezzo nella rete e nella società civile. Spero che da ora in poi ci sia una maggiore attenzione da parte dei vostri quotidiani a dare visibilità a ciò che si muove nel Paese e che la questione di genere non arretri di nuovo, diventando presto "fuori moda". Visto che il problema del sessismo non ha nessuna possibilità di scomparire con Berlusconi, ma richiede grandissimo impegno nell'intera società, a partire da chi ha la responsabilità di diffondere opinioni, informazioni, immaginario.

3) Per Repubblica: è davvero imbarazzante la colonna destra della schermata di Repubblica.it. Potrebbe essere una dimostrazione accademica dell'umana incoerenza. Non si possono perdonare, mi dispiace, gli interessi economici legati agli spazi pubblicitari. Dimostrate per una buona volta coerenza e smettetela - come vi è stato chiesto tante volte inutilmente - di diffondere un'immagine di donna-oggetto che è semplicemente la medesima di quella proposta dalle TV di Berlusconi che tanto spesso criticate!

Grazie per l'attenzione."

martedì 1 febbraio 2011

Se non ora quando



Mobilitazione delle donne e degli uomini per il 13 febbraio in tutta Italia. Le voci e gli appelli, le cose dette in questi giorni sono tante e rispecchiano visioni anche molto differenti. Mi capita spesso di non condividere molti accenti, di trovare alcuni ragionamenti e linguaggi confusi o controproducenti. Mi sembra comunque un ottimo segnale. E' la crescita e la diffusione della voglia di una relazione tra i generi diversa, finalmente nuova, libera, che superi il vecchiume patriarcale di questo nostro Paese.

Qui il link alla petizione per la mobilitazione:
http://www.petizionepubblica.it/?pi=Mobdonne

Qui il link al blog che sarà aggiornato con le varie iniziative:
http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/

Non ti è lecito

Una voce nel pressocché unanime silenzio della Chiesa ufficiale di fronte ai reati contro la persona e al grave sessismo di stato promosso dal nostro capo del governo. Chiesa che, come non si può far a meno di pensare, è ben presente invece quando si tratta di tuonare in difesa dell'embrione o contro le coppie di fatto. La voce è quella di Rita Giaretta, donna e suora che gestisce da anni a Caserta Casa Ruth (di cui parlerò sicuramente in qualcuno dei prossimi articoli), una casa di accoglienza per donne e ragazzine trafficate nel mercato dello sfruttamento sessuale. Le parole e le azioni di suor Rita non hanno mai nulla a che vedere con il ritornello ipocrita e fasullo della "pubblica decenza" o della moralità intesa come buon costume. Suor Rita parla da donna di donne, di persone, offese e violentate da un feroce mercato. Donne e ragazze che a volte riescono a riprendere in mano la loro vita grazie anche all'aiuto di organizzazioni come Casa Ruth. Certo, per chi è a contatto quotidianamente con le più gravi violenze e illibertà che la logica d'uso del corpo delle donne come merce produce, deve risultare intollerabile e impossibile restare zitte di fronte a un governo che promuove in prima persona questa stessa logica. Riporto la lettera di Suor Rita, che aderisce alla grande mobilitazione delle donne e degli uomini del 13 febbraio, insieme a suor Eugenia Bonetti, responsabile dell'Ufficio anti-tratta dell'USMI.

Da anni, insieme a tre mie consorelle (suore Orsoline del S. Cuore di Maria), sono impegnata in un territorio a dire di molti “senza speranza”. Un territorio, quello casertano, sempre più in ginocchio per il suo grave degrado ambientale, sociale e culturale, dove anche la piaga dello sfruttamento sessuale, perpetrato a danno di tante giovani donne migranti, è assai presente con i suoi segni di violenza e di vera schiavitù.
Come donna, come consacrata, provocata dal Vangelo di Gesù che parla di liberazione e di speranza, insieme alle mie consorelle, ho scelto di “farmi presenza amica” accanto a queste giovani donne straniere, spesso minorenni, per offrire loro il vino della speranza, il pane della vita e il profumo della dignità.
Oggi, osservando il volto di Susan chinarsi e illuminarsi in quello del suo piccolo Francis, scelto e accolto con amore, ripensando alla sua storia – una tra le tante storie accolte, la quale ancora bambina (16 anni) si è trovata sulle nostre strade come merce da comprare, da violare e da usare da parte di tanti uomini italiani – sono stata assalita da un sentimento di profonda vergogna, ma anche di rabbia.
Ho sentito il bisogno, come donna, come consacrata e come cittadina italiana, di chiedere perdono a Susan per l’indecoroso spettacolo a cui tutti, in questi giorni, stiamo assistendo. E non solo a Susan, ma anche alle tante donne che hanno trovato aiuto e liberazione e alle tante, troppe donne, ancora schiave sulle nostre strade. Ma anche ai numerosi volontari e ai tanti giovani che insieme a noi religiose credono nel valore della persona, in particolare della donna, riconosciuta e rispettata nella sua dignità e libertà.
Sono sconcertata nell’assistere come da “ville” del potere alcuni rappresentanti del governo, eletti per cercare e fare unicamente il bene per il nostro Paese, soprattutto in un momento di così grave crisi, offendano, umilino e deturpino l’immagine della donna. Inquieta vedere esercitare un potere in maniera così sfacciata e arrogante che riduce la donna a merce e dove fiumi di denaro e di promesse intrecciano corpi trasformati in oggetti di godimento.
Di fronte a tale e tanto spettacolo l’indignazione è grande!
Come non andare con la mente all’immagine di un altro “palazzo” del potere, dove circa duemila anni fa al potente di turno, incarnato nel re Erode, il Battista gridò con tutta la sua voce: «Non ti è lecito, non ti è lecito!».
Anch’io oggi, anche a nome di Susan, sento di alzare la mia voce e dire ai nostri potenti, agli Erodi di turno, non ti è lecito! Non ti è lecito offendere e umiliare la “bellezza” della donna; non ti è lecito trasformare le relazioni in merce di scambio, guidate da interessi e denaro; e soprattutto oggi non ti è lecito soffocare il cammino dei giovani nei loro desideri di autenticità, di bellezza, di trasparenza, di onesta. Tutto questo è il tradimento del Vangelo, della vita e della speranza!
Ma davanti a questo spettacolo una domanda mi rode dentro: dove sono gli uomini, dove sono i maschi? Poche sono le loro voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c’è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia. Credo che dentro questo mondo maschile, dove le relazioni e i rapporti sono spesso esercitati nel segno del potere, c’è un grande bisogno di liberazione.
E allora grazie a te, Susan, sorella e amica, per aver dato voce alla mia e nostra indignazione, ora posso, come donna consacrata e come cittadina, guardarti negli occhi e insieme al piccolo Francis respirare il profumo della dignità e della libertà.

Sr. Rita e sorelle comunità Rut

Caserta, 27 gennaio 2011