In questi giorni così densi ho poco tempo per aggiornare il blog, riportando le recensioni degli ultimi libri da me letti riguardo al business mondiale sul corpo delle donne. E' il momento di agire, scendere in piazza, uscire dalla rete, intrecciare rapporti, far crescere un movimento. Riporto qui una lettera che ho scritto a redazioni e direttori di Repubblica e l'Unità, i giornali che in questi giorni hanno dato in qualche modo spazio alla protesta delle donne e degli uomini contro il sessismo di stato.
E' un invito a una dimostrare coerenza.
La speranza è comunque che il movimento cresca, diffondendosi nella società, coinvolgendo sempre più persone, al di là delle scelte editoriali dei mass-media o dei partiti politici, al di là di ciò che può godere di più visibilità. Che cresca una nuova Italia che faccia della questione della lotta alle discriminazioni di genere un punto irrinunciabile e inscindibile dalle altre lotte per la costruzione di una società migliore, per uscire dalle gabbie del capitalismo neoliberista e delle sue mafie (ringrazio l'autore o l'autrice della splendida vignetta e mi riservo di toglierla se la diffusione non fosse permessa).
"Sono una lettrice assidua dei vostri giornali, che ha anche aderito - pur non convidendone tutti gli accenti - agli appelli da voi pubblicati sulla mobilitazione delle donne e degli uomini contro lo sfacciato sessismo di questo governo. Chiedo ai vostri giornali una maggiore coerenza:
1) Non ha senso criticare il governo Berlusconi senza una radicale e coerente opera di rinnovamento in prima persona, proponendo con i fatti e nel linguaggio qualcosa di diverso, che vada davvero verso una demolizione delle basi stesse del sessismo e delle discriminazioni. Ho notato purtroppo che i vostri giornali continuano a pubblicare le foto delle ragazze coinvolte nel giro di prostituzione ad Arcore, alimentando ancora una volta un uso voyeuristico e mercificante del corpo femminile, lo stesso che si vorrebbe combattere chiamando alla mobilitazione del 13 febbraio. Sono rimasta sconcertata poi dal fatto che, troppo intenti a disquisire sul vuoto di valori o arrivismo delle ragazze e ragazzine coinvolte - e spesso e volentieri apostrofandole con termini che dovrebbero essere ormai morti e sepolti, come "mignotta", "puttana", ecc.. - poco o niente sia stato detto, al contrario, su chi ha ideato e usufruito di questo giro per ricavarne lauti proventi. A cominciare da un personaggio come Lele Mora, che dovrebbe occupare le prime pagine di ogni giornale che si rispetti, mentre invece gode - intoccabile, se non fosse per il lavoro dei magistrati - del suo conto milionario in Svizzera in un relativo silenzio sui suoi reati. Un'occasione persa, per un serio giornalismo, di rilevare cosa ci sia dietro le luci della nostra TV, dei nostri concorsi di bellezza, mondo della moda, ecc.., di rilevare sfacciati interessi economici che purtroppo rischiano di restare sempre nascosti e impuniti e che del sessismo e della mercificazione patriarcale della donna si nutrono. E ci voleva la voce di una donna della società civile, Rita Giaretta, a ricordare da sola e per prima nell'assordante silenzio generale intriso di compiacente gossip, le gravi violazioni di diritti umani che la logica di mercificazione di donne e ragazzine alimentata dal nostro governo produce.
2)Fa piacere che abbiate dato in qualche modo voce alle istanze del mondo civile, femminile, ma anche maschile, di un rinnovamento nel rapporto tra i generi nella nostra società e alla rabbia per la condizione di forte arretratezza del nostro Paese, ancora vetero-patriarcale. Resta però la perplessità per il fatto che sia stato troppo a lungo ignorato ciò che relativamente a queste istanze si muoveva da un pezzo nella rete e nella società civile. Spero che da ora in poi ci sia una maggiore attenzione da parte dei vostri quotidiani a dare visibilità a ciò che si muove nel Paese e che la questione di genere non arretri di nuovo, diventando presto "fuori moda". Visto che il problema del sessismo non ha nessuna possibilità di scomparire con Berlusconi, ma richiede grandissimo impegno nell'intera società, a partire da chi ha la responsabilità di diffondere opinioni, informazioni, immaginario.
3) Per Repubblica: è davvero imbarazzante la colonna destra della schermata di Repubblica.it. Potrebbe essere una dimostrazione accademica dell'umana incoerenza. Non si possono perdonare, mi dispiace, gli interessi economici legati agli spazi pubblicitari. Dimostrate per una buona volta coerenza e smettetela - come vi è stato chiesto tante volte inutilmente - di diffondere un'immagine di donna-oggetto che è semplicemente la medesima di quella proposta dalle TV di Berlusconi che tanto spesso criticate!
Grazie per l'attenzione."
Nessun commento:
Posta un commento