giovedì 20 gennaio 2011

Uno sguardo globale

Richard Poulin è un professore di sociologia di Ottawa che ha curato un libro che mi sembra molto interessante e che purtroppo devo ancora riuscire a procurarmi: Prostituzione. globalizzazione incarnata, uscito con Jaca books nel 2006.
Il libro - di cui alcune pagine possono leggersi su Google books - raccoglie i contributi di autori africani, asiatici, italiani, tra cui l'ex prostituta cambogiana Somaly Mam (nella foto) oggi attivista dei diritti umani e fondatrice della Somaly Mam foundation, la più grande organizzazione del Sud-est asiatico contro lo sfruttamento e il turismo sessuale.
Non appena si lascia la nostra ottica occidentale e si dà la parola a persone che vivono il lato più duro della globalizzazione e del capitalismo neoliberista, si apre un mondo nuovo con cui siamo chiamati a fare forse i conti, una volta per tutte.
Tanto più che - come possiamo vedere nelle nostre strade, ma lo è anche al chiuso degli appartamenti o nelle vetrine sul web - la prostituzione è sempre più connessa alle tematiche delle sperequazioni planetarie e dell'immigrazione nei paesi occidentali o dell'offerta di "intrattenimento" ai nostri turisti, sempre più spesso con l'abuso di bambine e adolescenti.
Africa, Sud-est asiatico, America latina, Europa dell'est sono le zone più colpite, i paesi di origine delle "consumabili". E questo parla di enormi guadagni, di una voce ormai strutturale su cui si fonda l'economia globalizzata. Interessata fortemente a normalizzare la prostituzione, facendola diventare sempre più di massa, col ricatto della povertà, con il rafforzamento di stereotipi sessisti, con l'imposizione di una idea di sesso femminile come di una merce da far fruttare nel mercato globale.

Riporto qui la quarta di copertina del libro (il grassetto è mio):

Forse bisogna iniziare a non parlare di prostituzione e di prostitute, ma dare al fenomeno mondiale che abbiamo davanti agli occhi il suo unico nome: la tratta.
Noi forse consideriamo la tratta degli Africani un evento del passato, una barbarie dell’inizio del mondo moderno. Una barbarie lo è stata e ha costituito il maggior traffico di schiavi unitamente a forme di sterminio. Oggi siamo di fronte a un evento analogo, anche se alcuni schematismi economici ci direbbero che la tratta dall’Africa era per «produrre» e che l’attuale tratta planetaria di donne e bambini è per «consumare». Sarebbe come dire che la prima fu per arricchirsi e questa è per i ricchi, ma anche questo atroce «distinguo» non è vero, perché questi nuovi schiavi servono al PIL di molti Paesi e sono ormai un traffico mondiale sotto gli occhi di tutte le nazioni e delle potenze economiche che regolano il mercato. Si tratta di una vera «ricchezza» internazionale, una «ricchezza vergognosa», una «ricchezza criminale», una «tratta». Ma una ricchezza che non viene messa in discussione dagli organismi preposti al libero mercato, mentre è un flagello che penetra i più sperduti posti della Terra, scardina le comunità, deporta le persone. Questa mondiale mercificazione delle persone ogni italiano la vede non solo andando in Asia o in America Latina per commerci di piacere, ma la vede in Italia, se non altro dal finestrino dell’autobus o dell’auto, anche se non cerca personalmente i servizi coatti di schiave africane o dell’Europa dell’Est.
Il volume affronta i flussi mondiali della nuova tratta e fa un quadro di quanto avviene in Italia, con autori esperti e impegnati a livello internazionale. Le vittime, le persone in schiavitù, vanno liberate. Il dibattito politico su questo tema non può che partire da una constatazione: il termine prostituzione non è adeguato, siamo di fronte a una mondiale tratta di schiavi. Ogni decisione deve partire da questo e non mascherarsi dietro una edulcorata letteratura sul libero commercio dell’amore o ancor peggio su problemi di sicurezza e buon costume che portano solo alla costituzione di ghetti, dove relegare e legalizzare la tratta. A tema non resta che la schiavitù e la tratta e gli schiavi vanno liberati perché gli unici non colpevoli, anzi vittime da risarcire, se mai risarcimento esista per un crimine così efferato.



Riporto ancora un brano dall'introduzione di Richard Poulin:

Non si può analizzare il capitalismo attuale ignorandone gli effetti concreti su donne e bambini, passando sotto silenzio l’impatto della rete prosseneta mondiale legata allo sfruttamento della prostituzione, e non tenendo conto dell’industrializzazione del commercio del sesso e della sua capacità di trasformare donne e bambini in merce sessuale esportabile in tutto il mondo. La monetarizzazione dei rapporti sociali e il traffico di persone sono il cuore della globalizzazione neoliberale e dello sviluppo dell’industria del sesso. Il rafforzarsi delle disuguaglianze sociali, l’impoverimento di numerosi popoli, che colpisce particolarmente donne e bambini, causandone la massiccia migrazione, sono fattori propizi al traffico di persone a scopo prostituzionale. Sfruttando le nuove tecnologie, il turismo di massa e le occupazioni militari, le industrie del sesso hanno beneficiato di un processo di legittimazione e di normalizzazione. Diversi Paesi hanno recentemente legalizzato le attività di queste industrie, il che ha loro permesso di espandersi e di aumentare i propri profitti. Solo una politica femminista abolizionista è in grado di combattere questa globalizzazione neoliberale della prostituzione.
La globalizzazione neoliberale è il fattore dominante dell’attuale sviluppo della prostituzione e del traffico di donne e bambini a scopo prostituzionale: accresce il divario sociale e sfrutta gli squilibri tra uomini e donne, rafforzandoli notevolmente; è caratterizzata dalla mercificazione degli esseri umani e dal trionfo della commerciabilità del sesso; inoltre, rappresenta il raccordo tra le relazioni commerciali di stampo capitalista e l’oppressione delle donne, due fenomeni strettamente legati. Sviluppato su quindici tesi, questo testo tenta schematicamente di evidenziare alcuni elementi d’analisi necessari alla comprensione del fenomeno della globalizzazione delle industrie del sesso”.


Per finire questo è il link a un'intervista a Repubblica di Poulin del gennaio 2007:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/01/20/la-schiavitu-del-sesso.html

Mi hanno colpito due frasi:

A quanto pare, però, è stato sempre così professor Poulin - chiede la giornalista - A parte la crescita esponenziale dovuta alla globalizzazione.
«No. E' così "solo" da diecimila anni, cioè da quando esistono la società patriarcale, le città, e il mercato. Ma la storia dell' uomo sulla terra ha dodici milioni di anni».

"Non mi aspetto che non ci siano resistenze, così come ce ne furono negli Stati Uniti per abolire la schiavitù. Allora ci fu una guerra sanguinosa, ora può accadere di tutto. Ma prima o poi una società che vuole definirsi civile deve arrivarci."

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