Finalmente è uscito nero su bianco quello che già si sapeva, ma di cui sembrava non ci fossero o non si volessero vedere le prove. Grazie al coraggio di alcuni magistrati, in primo luogo Ilda Boccassini (nella foto) che non hanno voluto chinare la testa.
Ebbene sì, nella nostra civile e (molto ipocritamente) cattolicissima Italia un'associazione a delinquere a servizio del capo del governo, composta da un giornalista (il "giullare di corte" Fede) un impresario con frequentazioni mafiose (Lele Mora) e una igienista dentale nonché consigliera regionale Lombardia del partito del premier (Nicole Minetti) induceva e organizzava la prostituzione di innumerevoli giovani donne di cui almeno una minorenne. Indagati per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione adulta e minorile i tre, secondo le carte della Procura di Milano che si leggono ancora in minima parte nei giornali di oggi (il dossier di 300 pagine con particolari, prove, tabulati telefonici, è ancora secretato, esaminato in questi giorni dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera). Lele Mora in particolare avrebbe ricevuto ben 1 milione e mezzo di euro da Berlusconi, al confronto dei quali i compensi delle ragazze (fino a diecimila euro, più, per alcune, il comodato d'uso degli appartamenti di una palazzina in via Olgettina a Milano) appaiono briciole. Per Berlusconi si profila il 600 bis comma 2 del Codice penale, cioè atti sessuali con prostituta minore di diciotto anni. E' emerso infatti che Karima El Mahroug "abbia frequentato la residenza di Silvio Berlusconi in Arcore dal febbraio 2010 al maggio 2010", quindi quando era ancora minorenne. E inoltre il premier è indagato per concussione aggravata dalla volontà di nascondere un reato, per essere intervenuto pesantemente nella vicenda del furto da parte della minorenne marocchina, determinando il suo rilascio e l'affidamento irregolare della ragazza a Nicole Minetti. Il tutto contro il parere del magistrato dei minori di turno, Annamaria Fiorillo, che non ha esitato a insistere sulla irregolarità del procedimento, visto che lei aveva disposto invece l'affidamento di Karima ad una comunità protetta oppure il trattenimento in questura fino a quando non si fosse trovato posto in comunità.
Dai racconti delle ragazze che emergono da indiscrezioni sul dossier della procura e da precedenti indagini vengono fuori particolari inquietanti. Si possono leggere su molti quotidiani in questi giorni. Riporto a mo' di esempio questo brano da Repubblica del 16 gennaio :
Chi ha letto le carte sostiene che c’è qualcuna che è stata terrorizzata da questa atmosfera cupa, dispotica non nelle parole, sempre gentili, ma nei gesti, nei comportamenti, nei desideri, nell’umiliante sottomissione che ne è il frutto. “Sono donne giovanissime, venti, ventidue anni”, racconta una fonte vicina all’inchiesta. “Molte di loro non hanno avuto una vita felice, costrette come sono al mestiere, anzi involgarite dal mestiere, eppure tra di loro c’è chi, dopo quelle cerimonie, dopo essere stata coinvolta in serate via via incandescenti, non ne ha voluto più sapere di tornare, era sbigottita, come preda di un malessere.
Alcune ragazze affermano che la realtà di quell'orrore va ancora al di là dell'immaginazione e di quanto scrivono i giornali.
C'è poi la vicenda di Karima. Cito sempre da Repubblica:
Una ragazza “scappata di casa”, fuggita o allontanata da più d’una comunità. A Milano “senza fissa dimora”. Una che nel concorso di bellezza siciliano, dove ha vinto una fascia vattelapesca, alla presenza di Emilio Fede, commuove le altre concorrenti e i promoter: “Dormo in strada, non ho da mangiare, ho sedici anni e lavorare nello spettacolo è il mio sogno”.
Di fronte a questo quadro di fatti emergono alcune considerazioni. Primo: basta trattare queste vicende come faccende di vita privata o addirittura gossip di cui spettegolare. E' purtroppo ciò che si è fatto fino ad ora su tutti i giornali, da quando è emerso quest'ultimo scandalo e fin dai tempi dei festini di Arcore e Villa Certosa, di Tarantini e D'Addario. Non sarebbe "vita privata" per nessuno, visto che si tratta di reati penali, non è vita privata tanto più per un presidente del Consiglio, per un governo, per un Parlamento, che hanno la responsabilità di governare una nazione.
Cosa ha fatto questo governo e in particolar modo Silvio Berlusconi già in qualità di presidente Mediaset per le donne e per il Paese? Ha imposto ormai da tempo una artata banalizzazione della prostituzione e un ossessivo incoraggiamento a vendersi (per le "consumabili") e a comprare (per i potenziali "consumatori") attraverso l'uso mediatico umiliante dell'immagine e del corpo delle donne. Un unico tipo di donna che, come denunciato da Lorella Zanardo nel suo documentario Il corpo delle donne, nell'omonimo blog e nel suo libro, è un caso pressoché unico in Europa, dove sono state largamente recepite le recenti direttive europee che promuovono l'abbattimento delle discriminazioni di genere e la dignità della donna nei media e in pubblicità.
L'immagine di donna con cui si educano giornalmente le nostre ragazzine e i nostri ragazzini è l'oca giuliva ipersessualizzata e sculettante, con poco cervello, obbligatoriamente giovane, mezza nuda in mezzo a "sultani" anziani e vestiti, in fin dei conti una figura sottomessa e di secondo piano, ancorché ipocritamente se ne celebrino le qualità tutte esteriori.
Per di più la showgirl-valletta-velina brevettata da Mediaset è stato imposta come modello unico alle giovani, normalizzando e sdoganando nel contempo la prostituzione nella necessità di essere disposti a tutto per raggiungere il successo, come si vede nei reality, cui mai come in Italia viene data tanta risonanza. Il tutto mentre alle stesse giovani e ai giovani uomini si sottrae il futuro, disinvestendo in cultura, ricerca, istruzione.
Per non parlare poi delle offese quotidiane del premier contro la dignità delle donne, di cui non basterebbe un libro se se ne volesse scrivere, una forma questa di banalizzazione del sessismo più retrivo, che altri Paesi hanno superato da un pezzo. Offese che colpiscono anche gli uomini italiani, chiamati a una complicità da caricaturale macho latino, sessodipendente e omofobico. Fino alla banalizzazione della tratta di esseri umani a scopi sessuali, come nella battuta sulle "belle ragazze albanesi".
Secondo aspetto non meno grave della questione è: con un governo formato, fin dal suo capo, da clienti di prostitute, addirittura minorenni, che produce continua domanda di carne fresca, di donne ridotte a merce prona al potere violento del capo, come si può pensare di poter lottare contro le forme più gravi di violazioni di diritti umani che questa logica di uso del corpo femminile produce?
Come, con quale credibilità - al di là dei retorici proclami repressivi che si accaniscono sempre e comunque sull'anello più debole della catena - il governo italiano pensa di poter contrastare la tratta di donne a scopi sessuali, aderendo così non solo astrattamente alle convenzioni internazionali, come il Protocollo di Palermo? Che speranza c'è di fermare la strage quotidiana, le violenza, gli abomini che colpiscono migliaia e migliaia di ragazze nigeriane, rumene, moldave, ucraine, brasiliane, ecc. nel nostro Paese? Per ora la risposta sono stati solo i respingimenti nella clandestinità, i reimpatri violenti delle vittime più indifese - le donne immigrate senza permesso di soggiorno trafficate a scopi di sfruttamento sessuale - mentre intanto si celebrano i fasti dell'industria del sesso e dei suoi impresari, nelle stanze delle perversioni del sultano.
grazie per questo articolo davvero lucido, chiaro e condivisibile in ogni punto e complimenti per questo blog. ce n'è davvero bisogno! Francesca, donnepensanti.net
RispondiEliminaGrazie Valentna, questo spazio è prezioso e importante, le tue riflessioni complete e utilissime.
RispondiEliminaGrazie mille a Francesca di Donne pensanti (è un onore averti qui!) e a Emanuela C.
RispondiEliminaE' davvero un piacere leggere queste riflessioni!
RispondiEliminaBuona giornata,
Lara