Da quando mi
occupo del tema della tratta e dell'industria della prostituzione mi è stata
spesso rivolta l'osservazione: perché non taci e fai che ne parlino le dirette
interessate? Sono senz'altro d'accordo sull'importanza fondamentale di
ascoltare chi ha vissuto o vive questa esperienza, per me è importantissimo e
lo faccio ogni volta che posso. Ciò che scrivo sul blog è una milionesima parte
di ciò che vivo fuori, perché mi manca il tempo materiale di aggiornare queste
pagine.
Quando posso vinco il pudore della forzatura, del rischio di usare male cose preziose e lascio la parola a testi delle donne coinvolte, in particolare modo a quelle che denunciano l'industria, gli abusi, la tratta, i trafficanti, la violenza. Perché queste ultime è più difficile che possano riuscire a parlare, perché sono quelle che già con grande difficoltà ne sono uscite, perché magari non trovano neanche le parole per raccontare la loro esperienza, perché raccontare è rivivere la violenza, perché per tanto tempo è risuonato loro in testa il linguaggio degli sfruttatori (a volte loro ex partner), perché si trovano in un paese straniero di cui non conoscono la lingua, perché già uscirne è stata una sfida a una mafia che non perdona, perché le persone sono incredule di quanto loro hanno vissuto, perché le giudicano o le compatiscono... Come femminista sto con loro più che con ogni altra donna, con quelle coraggiose che denunciano e parlano anche se sanno che il magnaccia è vendicativo e che il proprietario del bordello o l'agente ha conoscenze importanti, con quelle che non parlano perché hanno paura o perché tanto nessuno capirebbe la loro intricata vicenda, con quelle a cui è stato insegnato a sentirsi in colpa, con quelle che si sono rassegnate ma non per questo sono felici e che ce l'hanno col mondo, con quelle che aiutano le loro sorelle diventando attiviste..
Del silenzio
di tante donne si nutre la leggenda ormai invasiva ed egemone sul fatto che al
di là delle vittime di tratta (che peraltro sono sempre meno nell'immaginario
della gente, qualcuno pensa che siano tali solo le donne rapite contro la loro
volontà!) e dei problemi relativi all'illegalità dei bordelli, la prostituzione
sia sempre un vissuto facile, un lavoro come un altro ben pagato e conveniente
o addirittura una forma di trasgressione e liberazione per le donne. Così mi
scrivono lettori clienti su questo blog, così scrivono i clienti di tutto il
mondo sui loro siti, così pensa la gente comune che sistematicamente disprezza
le donne in prostituzione mentre fa finta di occuparsi dei loro diritti
prospettando la riapertura dei bordelli legali, così scrivono i giornali
parlando con leggerezza di prostituzione studentesca e di "giri di
squillo". A volte verrebbe quasi da chiedersi perché ci affanniamo in
lavori malpagati se esiste una prospettiva così "naturale" per noi
donne "non moraliste" e "senza problemi col sesso". Torna a
essere concepito come natura della donna la sessualità di servizio, fatta senza
attrazione, il Medioevo, insomma, travestito da "desacralizzazione del sesso"
e "liberazione sessuale".
Cerco di capire soprattutto come è fatta l'industria, di studiare le situazioni dei vari paesi, di conoscere, ascoltare tante voci, non so quando e se riuscirò a capire la verità su questo tema. Una cosa è certa: sento nel profondo che questo tema non va ignorato, che mi riguarda profondamente come donna. Mi riguarda perché ogni giorno vedo sotto casa delle ragazze in strada dell'Est Europa verso cui sento empatia, perché so che solo per un caso fortuito non sto al loro posto, perché non mi pare normale che un pappone in auto se ne stia indisturbato più avanti e un uomo "perbene" contratti con una ragazza palesemente minorenne, perché preferisco comunque poterle vedere che saperle nascoste da qualche parte, perché alcune ex vittime di tratta sono mie amiche e non parlo mai con loro di queste cose, perché ho avuto paura una volta che sono stata inseguita da un auto con un uomo che chiedeva che prezzo facessi, perché se oggi stessi senza poter mangiare come mi accadde venti anni fa, dando ascolto ai media potrei pensare che non ci sarebbe alcuna ragione per non prostituirmi e nessun rischio psicofisico nel farlo, perché per molti uomini che frequento essere desiderati dalla donna con cui fanno sesso è un optional...
La
crescita dell'industria del sesso ci riguarda tutti e tutte, visto anche che i
governi tagliano sempre più la spesa sociale e i paesi indebitati e strozzati
dall'FMI (e ora dalla BCE) tendono a svendere a pezzi l'economia e a togliere
il futuro ai giovani. Gli studenti sono condannati al prestito d'onore,
indebitati già da piccoli e si permettono di proporre loro impunemente la
prostituzione come opzione praticabile per pagarsi le tasse (vedi siti di sugar
daddie/sugar babies). Verrà un giorno che chiederemo lavoro e a noi donne
specialmente offriranno prostituzione. Ci starà bene? In molti paesi questo
giorno è già arrivato, visto che la prostituzione si tramanda di madre in
figlia come destino familiare, visto che le famiglie vendono spesso le figlie
più belle ai trafficanti. Noi siamo ancora qui a dibattere della scelta, quando
forse questo già si prospetta come il nuovo destino di massa delle donne. (nella
foto Dennis Hof, proprietario del più grande bordello legale in Nevada, che
scherza con la parola "pimp" proponendosi per la campagna elettorale
di Ron Paul alla presidenza americana).
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