I "padroni" oggi come allora sono molto forti e hanno per imbiancare i loro sepolcri il nuovo "olio santo" del denaro e del consumo, della ricchezza e libertà apparenti, con cui tutto viene giustificato e occultato. La libertà sessuale delle donne che ci si era profilata come una promessa che quasi riuscivamo a intravedere rischia di essere rovesciata e mistificata per molte, troppe nostre simili nella licenza concessa ai nuovi "magnaccia" del capitalismo neoliberista di sfruttare e ferire i loro corpi sessuati, facendo della miseria da essi stessi alimentata il volano del loro ulteriore arricchimento. Grazie infinite all'anonima autrice di questa straordinaria lettera che rileggo in un tempo in cui il conservatorismo più becero giunge all'ardire di assumere le false apparenze di progresso..
Egregia Signora,
era da tanto tempo che Le volevo scrivere ma non mi decidevo
mai perché è difficile per una come me trovare il tempo e la tranquillità
necessarie. Avrà già capito chi sono.. sono una della tante “signorine”, “una
di quelle” come ci chiamano le “cosidette” persone “per bene”. Ci siamo
conosciute qualche anno fa in una sua ispezione-visita in una Casa in cui ero
di passaggio; non mi sono fatta notare perché non volevo che l’emozione per la
sua presenza mi togliesse la maschera che da anni mi sono imposta per
nascondere a tutti chi sono, cosa penso, etc. Ho una sorella più giovane di me
che non sa nulla della mia vita e che si guadagna la vita facendo la
dattilografa ad un architetto e alla sera arrotonda il non lauto stipendio
battendo a macchina le tesi per gli studenti e le sceneggiature
cinematografiche. Mia sorella crede che io faccia la rappresentante di
cosmetici e di bijotterie e sino ad ora sono riuscita a farglielo credere. Ogni
due o tre mesi, quando sono ben ripulita, la vado a trovare, al fermo posta di
ogni città grande che tocco ricevo la sua posta e la posso seguire nella sua
onesta vita, adesso la sto aspettando da un momento all’altro nella sua stanza
ammobiliata e mi sento anche ripulita per permettermi di confidarmi un po’ con
lei, egregia Senatrice.
Spero tanto nella sua legge.. e la temo un po’. Spero perché
con la chiusura legale di queste orribili case avrò anch’io la possibilità di
chiudere questo tipo di vita inumana senza strascichi di libretti, senza liste
ricattatorie in questura, etc. etc. La temo perché non vorrei che gli effetti
rimanessero uniti tutti con l’olio santo.. la morale dei “cosidetti uomini e
donne “per bene”, salva e il marciume dei “padroni” e dei “capitalisti di carne
umana” trionfante.
Mi spiego meglio: Sono la figlia di un uomo che forse lei ha
conosciuto perché fu tutta la sua vita un socialista e godette nel suo piccolo
fama grande di galantuomo. Mio padre era un ottimo tipografo, ma il desiderio
di istruirsi e di migliorare la sua posizione era tale che lo chiamavano “il
professore” tanto ne sapeva di tutto. Mia madre morì che noi eravamo piccole,
ma mio padre fu madre e padre insieme. Non ci mancava nulla perché il babbo
lavorava tutto il giorno e parte della notte: ci mandò alla scuola e sperava
per noi due almeno.. una laurea. Povero
babbo.. eravamo piccole, il fascismo trionfava e lui ci parlava del mondo del
domani.. della giustizia sociale, della libertà, della plebe che avrebbe
spezzato le catene e si sarebbe finalmente posta nella condizione di governare
in nome del popolo.. queste ed altre cose ci diceva e noi lo guardavamo con gli
occhi sgranati. La guerra infame ci distrusse tutto: casa e tipografia; il
babbo colpito da un male inesorabile non ebbe più la forza di difendere il
nostro nido, spendemmo tutti i risparmi per farlo curare e morì esortandomi ad
essere onesta e a non abbandonare la mia sorella minore; fino all’ultimo
credette nella sconfitta del fascismo e volle in tasca prima di morire con le
nostre fotografie quella di Giacomo Matteotti.
Signora, sa cosa vuol dire essere giovani (16 anni) e
credere che tutti siano come il proprio babbo? Sa cosa vuol dire trovarsi sola
nel mondo a lottare per la vita? Lei è una socialista e non può ignorare che
quando una giovane ragazza si presenta in ufficio, il più delle volte se vuole
lavorare deve soggiacere alle proposte più umilianti.. Il padrone fiuta da
lontano la bella ragazza che ha bisogno, fiuta da lontano chi non ha più nulla da impegnare ed ha fame,
fiuta da lontano chi è ingenua e non ha più nessuno che la protegga (chiedono
ha fratelli, ha padre, ha qualcuno?..) Per farla breve, la figlia di quel
galantuomo, colei che nella sua giovane vita aveva sentito parlare di solidarietà
umana, fu violentata, dico violentata da un certo avvocato che molti
consideravano “perbene” e le cui figlie (della mia età) ora fanno parte di quel
mondo per cui siamo “quelle”.
Apro una parentesi Signora, l’avvocato in questione non
perdeva una messa e non la faceva perdere alle figlie.. Cara Signora, ero
minorenne (16 anni veramente ingenui e puri) ebbi paura di fare scandali, non
sapevo a chi avrei potuto raccontare la mia tremenda sventura, la guerra non
era ancora finita, gli amici del babbo erano tutti in montagna, altri in campo
di concentramento, altri ancora non sarebbero più tornati.. ebbi paura anche
che il nome di mio padre andasse alla polizia e che la mia sorellina fosse
mescolata allo scandalo. Chi mi avrebbe creduta, chi avrebbe creduto alla
povera ragazza sola in cerca di lavoro? L’avvocato era importante, andava alla
messa, la sua famiglia era “stimata”. Lui capì subito tutto e si offrì di
aiutarmi purché avessi seguito tutto ciò che mi consigliava. Non dovevo parlare
con nessuno, sarei stata affidata ad una persona di sua conoscenza che mi
avrebbe fatto continuare gli studi e (con denaro dell’avvocato) mia sorella
sarebbe stata messa in collegio. Mi fecero cambiare città e finalmente conobbi
l’amica dell’avvocato. Per la mia sorella fu subito provveduto col collegio,
per me bisognava aspettare. Intanto avrei imparato a scrivere a macchina e a
sbrigare lavoretti d’ufficio. Quella donna ufficialmente sbrigava affari
commerciali, prestiti su pegno, vendita di Case e appartamenti, e l’avvocato ne
era il legale. Intanto i mesi passavano.. quando i legami con la mia città
furono definitivamente sciolti l’avvocato fece sapere alla sua amica che non
solo non avrebbe più pagato la retta del collegio, ma se mi fossi ancora fatta
viva mi avrebbe denunciata e mi avrebbe fatto mandare in carcere per ricatto,
che mi ricordassi bene: io non l’avevo mai conosciuto e lui non mi aveva mai
vista!
Di colpo il secondo dramma della mia vita, come avrei fatto a pagare il collegio, per me la fame..
a meno che.. mi disse la mia “benefattrice”, non fossi stata compiacente con un
suo giovane conoscente che forse mi avrebbe anche sposata. Scappai dalla casa
di questa “donnaccia” e la sera stessa fui rastrellata dalla polizia perché
senza documenti e con l’aria spaurita. Fu la signora che mi tolse dalla camera
di sicurezza ma ormai ero nelle sue mani. Le parole sacre di mio padre in mezzo
a quel putridume immerlettato sembravano così lontane, vicine erano le minacce,
le blandizie, la fame e la paura di tutto. Sembravo un gattino spaurito eppure
iniziavo la discesa..l’appartamento della “benefattrice” fu la mia prima casa
chiusa.. per imbonirmi, la “benefattrice” mi diceva che erano innamorati di me
e che avrei trovato marito.. ero molto bella, forse lo sono ancora, ma quante
volte ho maledetto la mia avvenenza in questa sporca società!! Per fuggire da
quella casa non ebbi altra scelta che una “casa chiusa” di lusso.. avrei
trovato i denari per andare all’estero e rifarmi una vita e invece..giù, sempre
più giù.
Signora Merlin, nessuno torna indietro e le vite si rifanno
quando tutto si ripulisce, non solo le case chiuse. Potrei aggiungere altri
particolari, ma non vorrei che pensasse al solito piagnisteo che ciascuna
prostituta racconta quando il cliente la interroga (sempre dopo esserci andato
a letto..): perché è arrivata lì. Lei però ha il dovere di crederci e lo
dimostra con la sua legge che crede in noi e al nostro riscatto e non a quelli
che dicono:”Se fa la prostituta è perché è nata così”. No. Signora, non sono
nata così né io né la maggior parte, anzi tutte le altre come me, ci siamo
diventate, ci siamo diventate perché la società ci ha fatte diventare, ci hanno
fatto diventare così i vari “avvocati” per bene, le varie “benefattrici” che si
incontrano su tutte le strade della gente che ha fame e che è ricattata su
tutto. Io ho qualche punto sulle altre perché sono un po’ istruita e non del
tutto sciocca; dalla triste e dolorosa esperienza di tutta la mia vita mi sono
temprata(sia pure nelle case chiuse) e vivo due vite: quella pulita (è per un
domani, e la vivo nel mio sogno, in quei pochi minuti in cui il sonno mi libera
da tutti e posso stare con me stessa), quella sporca con il volto da “grinta”
rapace è per gli estranei.. e sono senza pietà perché nessuno ne ha avuta mai
per me. E’ con il volto che avevo quando ero bambina, è con le parole che le
direbbe mio padre che le dico: faccia chiudere le case ma non perda di vista gli
ideali che furono del mio babbo (o che bene mi fa poter parlare del mio babbo
con una persona delle sue stesse idee!). Stia attenta a coloro che con la veste
della “morale” si accodano a lei per la chiusura: loro non la vogliono perché
ci sono in mezzo per sfruttarci e non credono a un nostro riscatto, quello
vero, quello di cui mio padre sempre parlava: loro ci vogliono mandare a messa
tutti i giorni come ci andava l’”avvocato potente” e dicono che ci riscatteremo
in paradiso. Signora, noi il paradiso lo
vogliamo sulla terra, perché siamo giovani e il nostro paradiso è una casetta
con un marito e dei bambini che non abbiano sempre fame e che non incontrino
mai più uomini come ho incontrato io, questo è il nostro paradiso!
Attenta al pietismo cattolico, tutto con l’olio santo
credono di aggiustare e la prostituzione rimarrà ugualmente e la miseria, e la
fame. Questo diceva quel galantuomo di mio padre, e la figlia disgraziata di
questo galantuomo si permette di esortarla a dare battaglia su tutto il fronte
alla malavita delle case, ma non perda di vista la battaglia per il socialismo,
quella che ci riscatterà tutti e che darà a me che ho solo 29 anni e che sono
vecchia di dolore la possibilità di essere libera di amare veramente un uomo
onesto che mi possa guardare in volto come mi guardava mio padre: solo a lui
dirò che lo amo, non l’ho mai detto a
nessuno, ma per questo uomo e per questo domani io ho già pagato il mio prezzo
di dolore; ci aiuti lei a raggiungerlo. Non sarà sola, signora, perché tante
altre povere disgraziate anche se più ignoranti di me e perciò anche più
infelici lo desiderano!
Attenta Signora ai “padroni” e a tutti coloro che vivono di
noi; non solo sono forti, non solo sono ben inoltrati nel mondo dei “potenti”,
ma hanno menti direttive molto abili, e la loro corruzione non è solo di
denaro. La loro propaganda è sottile, diabolica: dal loro mondo, nessuna di noi
torna indietro perché come in una giungla migliaia e migliaia di fili
sottilissimi e forti ci tengono prigioniere. Guai a chi tenta di fargliela! Io
sono riuscita non dico a fargliela perché semmai ho distrutto solo me stessa ma
a farmi vedere differente da quella che veramente sono. Godo della loro
“amicizia”, della loro “stima” e mi considerano una di quelle che domani sarà
“dei loro”. Signora, quel domani, il mio vero domani lo sogno ormai da anni, e
ci sarò ne stia certa. Non dei loro, ma l’accusatrice spietata, a nome di tutte
quelle che non hanno avuto la forza di odiarli tanto quanto li ho odiati io. E
li conosco tutti, le conosco tutte, anche quelli dell’ombra. Solo allora sarà
placato mio padre e io sarò stata “sacrificata” perché altri non lo fossero
più; è solo a quel domani che io credo, è per quel domani che trovo la forza di
vivere. Lei mi ha capito, lei che ha la stessa idea del mio babbo; non dico la
“mia” perché una donna come me non può associare il suo operato con una idea
così onesta ed elevata.. Però ho letti di Paesi in cui donne come me, piegate
dalle circostanze non solo si sono riscattate ma sono di esempio e di utilità
in campi onesti e produttivi. Perché non potrebbe essere questo anche in Italia?
Io so che lei conosce perfettamente la nostra vita interna;
io pur essendo in case di prima categoria le posso dire che anche qui la vita è
durissima e spietata: visite rare e addomesticate a suon di quattrini, medici
legati alle “padrone”, polizia legata alle “padrone”, “magnaccia” legati a
personalità illustri, alla polizia, alle padrone. Oggetti da toeletta,
vestiario, biancheria, persino il cibo extra, etc. deve essere acquistato
internamente per far guadagnare ancora i padroni; non è vero che una donna può
rifiutare qualche cosa al cliente.. cliente scontentato rinnovo perso .. e la
voce corre e le case non vogliono donne “schizzinose” (così vengono chiamate le
signorine che non si adattano a tutte le deviazioni paranoiche dei nostri
clienti). Dicono che non abbiamo voglia di lavorare ed è per questo che
facciamo questa vita. In cambio che ci offrono queste “degne e pie persone”? di
far loro da serva.. ed essere a loro disposizione o dei loro figli, per poche
lire al mese. Sarebbe più onesto, dicono loro, infatti si vede in quale conto e
con quale rispetto è considerata “la serva” e quale gradino ha nella scala
sociale.. Quando veniamo dal popolo a noi ci chiamano “sgualdrine”, le stesse
cose le fanno le figlie dei ricchi e allora sono “alla moda”. .. Poca voglia di
lavorare!!! Solo gli scalini che anch’io come tante altre ho dovuto salire e
scendere centinaia di volte in un giorno: una giornata speciale contai 120
clienti, 2.400 scalini saliti e scesi, e poi, come se non bastasse (tralascio i
particolari di scurrilità) alcuni clienti quando hanno finito, ci fanno la
morale e ci esortano a cambiar vita.. dobbiamo salvare l’anima, ci dicono!!!
Le poche ore che ho tutte per me (me le rubo al sonno) le
passo a leggere dei buoni libri a cui cambio la copertina perché non voglio
tradirmi, libri buoni di letteratura, libri sociali. Allora in quei momenti ho
vicino a me mio padre, e sogno con lui che il mondo sarebbe più bello se gli
uomini come il babbo (oh! non era un genio, solo un galantuomo) potessero finalmente
agire e cancellare per sempre le cose orribili che vi sono; la miseria fisica e
quella morale. E che tutti potessero guardarsi in volto in un mondo che sarà
migliore con quello sguardo con cui mio padre guardava me, con cui guardava i
suoi compagni.
Mi scusi la lunga chiacchierata, volevo scriverle delle
cose, ne ho dette delle altre, scusi le sgrammaticature ma mi vengono le parole
dal cuore e non voglio mutarle.
Non mi firmo perché come tutte di questo ambiente temo
rappresaglie. La brutta azione della mancata firma lei me la perdonerà in nome
di quel rispetto che mi ha spinto a scriverle. Se sono stata volgare mi perdoni
ugualmente (è difficile non risentire della grossolanità di questo nostro
ambiente). Anche se non sono degna mi permetterò di esortarla, egregia e
combattiva signora, a battersi per la sua legge e farla trionfare e nello
stesso tempo a battersi e a far trionfare l’ideale che fu del mio babbo: solo
allora potrà esserci ancora per me non solo una speranza ma una certezza di vera
vita.
p.s. Mi permetterò di scriverle ancora e si abbia lì
ossequio più devoto
Da "Lettere dalle case chiuse" a cura di L. Merlin, C. Barberis, Edizioni Avanti!, Roma 1955, in "La legge del desiderio: il progetto Merlin e l'Italia degli anni Cinquanta" di Sandro Bellassai