Torno da un lungo periodo di assenza per impossibilità di connettermi a internet e trovo questo appello urgente di Amnesty International:
Lydia Cacho, giornalista e attivista dei diritti umani che vive a Cancún, stato del Quintana Roo, nel sud est del Messico, è stata nuovamente minacciata di morte via email e per telefono. Si teme per la sua incolumità.
Il 14 giugno Lydia Cacho ha ricevuto minacce di morte in un'email indirizzata alla Fondazione Lydia Cacho, che ha sede in Spagna. Tre giorni dopo, ha ricevuto un'altra minaccia, questa volta al telefono, da uno sconosciuto. In entrambi i casi è stato fatto riferimento al suo lavoro come giornalista; le è stato chiesto di non parlare altrimenti sarebbe stata uccisa e chi l'ha minacciata ha sottolineato che quello era l'ultimo avvertimento. Le minacce sono state denunciate sia in Messico (presso la Dirección General de la Policía) sia in Spagna (presso la Guardia Civil).
Lydia Cacho ha iniziato a subire minacce e intimidazioni dopo la pubblicazione di un libro nel 2005, nel quale denunciava un circuito di pedopornografia, che operava nonostante politici e uomini d'affari dello stato di Quintana Roo e di Puebla ne fossero a conoscenza e, anzi, con la loro protezione.
Dopo essere stata accusata di diffamazione e a seguito di procedimenti giudiziari irregolari, Lydia Cacho è stata arrestata, nel dicembre 2006, stata minacciata e maltrattata. Conversazioni telefoniche registrate, e successivamente pubblicate da alcuni organi di stampa, hanno dimostrato il coinvolgimento di ex funzionari governativi di alto livello dello stato di Puebla nell'arresto e nei maltrattamenti della donna. Negli anni successivi ha continuato a ricevere minacce, spesso come ritorsione al suo lavoro di giornalista e attivista dei diritti umani delle donne in una struttura di Cancún.
Nel 2009 la Commissione interamericana dei diritti umani ha chiesto al governo messicano di fornirle misure di protezione. Nel 2010, Lydia Cacho ha pubblicato un altro libro, portando alla luce ancora una volta la tratta di donne e ragazze e facendo i nomi delle persone presumibilmente legate a queste reti criminali.
Lydia Cacho è stato nominata per il premio Martin Ennals 2007, che viene assegnato ai difensori dei diritti umani.
Roberto Saviano, che è stato tra i primi ad aver aderito aderire al nostro appello, ci ha parlato di Lydia come "un esempio per chi vuole fare giornalismo. [...] una donna coraggiosa che ha sopportato prigione e tortura per aver difeso una minoranza cui nessuno prestava ascolto, per aver portato attenzione sui soprusi che le donne e i bambini sono costretti a subire in Messico e nelle aree più disagiate del mondo. Ha fatto informazione dove non ce n'era e coraggiosamente si è esposta a enormi rischi denunciando imprenditori criminali e uomini politici. L'importanza del suo atto di denuncia ha valenza universale perché ovunque lo stato è debole, ovunque c'è spazio per l'illegalità, le prime vittime sono le donne e i bambini...".